Economia

I prezzi della pasta saliranno per la crisi in Ucraina?

Il Paese non è solo strategico per il gas, è il terzo esportatore al mondo di mais e grano. Con l’ipotesi di conflitto in corso, le quotazioni hanno fatto un balzo in una sola settimana. Timori per il blocco dei porti e della produzione
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15 febbraio 2022 Aggiornato alle 15:00

A lanciare l’allarme è stata la Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana: la crisi in Ucraina fa volare le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animale, che fanno registrare rispettivamente un balzo del 4,5% e del 5% in una sola settimana.

Sono i numeri dell’analisi della Coldiretti sulla chiusura settimanale del mercato future della borsa merci di Chicago, che rappresenta il punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole che si collocano su valori massimi del decennio. Come sottolinea l’associazione, il conflitto potrebbe danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero, con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali e il rischio concreto di carestie e tensioni sociali.

L’Ucraina non ha solo una riserva energetica per il gas, ma ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo).

Il Paese al centro delle tensioni con la Russia si colloca al 3° posto come esportatore di grano a livello mondiale (Mosca è al 1°), contribuendo insieme a circa 1/3 del commercio mondiale. Dati evidenziati anche dalla Fao: secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i principali esportatori di grano sono proprio Federazione Russa, Ucraina, insieme a Argentina, Australia, Canada, Ue, Kazakistan e Stati Uniti.

A casa nostra, in Italia, il 64% del fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti viene importato: solo lo scorso anno, secondo Coldiretti, sono arrivati oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia - quest’ultima ha già annunciato di limitare da oggi fino al 30 giugno prossimo le proprie esportazioni di grano.

Una situazione determinata dalla scomparsa nell’ultimo decennio in Italia di 1 campo di grano su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati. Con la pandemia da Covid, continua la Coldiretti, lo scenario è segnato da accaparramenti e tensioni internazionali con la Cina che entro la prima metà dell’annata agraria 2022 avrà accumulato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame ma anche il 60% del riso e il 51% di grano alla base dell’alimentazione umana nei diversi continenti, sulla base dell’analisi di Nikkei Asia sui dati del dipartimento americano dell’agricoltura (Usda).

Proprio il governo cinese ha appena aperto le porte alle colture geneticamente modificate, promuovendo la ricerca di coltivazioni in grado di resistere ai parassiti e adattarsi a un clima sempre più caldo. Dopo la pubblicazione delle linee guida preliminari da parte del Ministero dell’Agricoltura di Pechino lo scorso 24 gennaio, i ricercatori cinesi si sono affrettati a presentare le domande per iniziare colture geneticamente modificate, inclusa una varietà di grano resistente a una malattia fungina chiamata oidio.

Le colture geneticamente modificate vengono sviluppate utilizzando tecnologie come CRISPR/Cas9 che possono apportare piccole modifiche alle sequenze di DNA. Si differenziano dalle colture ottenute mediante modificazione genetica perché ciò comporta tipicamente l’inserimento di interi geni o sequenze di DNA di altre specie vegetali o animali.

Attualmente, in Cina, possono essere necessari fino a 6 anni per ottenere l’approvazione di biosicurezza per una coltura geneticamente modificata; le nuove linee guida potrebbero ridurre i tempi da 1 a 2 anni. Come hanno sottolineato i ricercatori, le pratiche di coltivazione non comporterebbero rischi per l’ambiente o per la sicurezza alimentare.

Anche l’Italia dovrà trovare in tempi brevi una soluzione all’emergenza: anche a causa del caro energia, sono quasi raddoppiati i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni. Schizzati anche i prezzi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare, secondo l’analisi della Coldiretti. «Nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime anche alla base dell’alimentazione degli animali», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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