Diritti

Cda imprese: mancano i manager Lgbtq+

Secondo Out Leadership, meno dell’1% dei quasi 6.000 posti nei consigli d’amministrazione delle principali aziende Usa sono ricoperti da persone della comunità arcobaleno. In Ue? Non ci sono nemmeno i dati
Credit: Alexander Grey 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 ottobre 2023 Aggiornato alle 07:00

Loghi arcobaleno che compaiono puntualmente il 1 giugno, collezioni rainbow, campagne pubblicitarie inclusive. Sono sempre di più le aziende che strizzano l’occhio ai consumatori Lgbtq+, mostrando il loro volto orgogliosamente queer per dimostrare di essere attente alle vite e ai diritti delle persone lesbiche, bisessuali, gay, transgender, asessuali e intersessuali.

Pensare sia solo un gesto di altruistico interesse sarebbe ingenuo. Più realistico è ricordare che, secondo le stime, stiamo parlando di un mercato che vale 3,5 trilioni di euro nel mondo, di cui 874 miliardi nella sola Europa. C’è un dato, però, (e la sua mancanza) che più di altri sembra confermare la sensazione che, tranne per significative eccezioni, siamo di fronte a un calcolato rainbow washing, piuttosto che a un impegno genuino nei confronti della comunità Lgbtq+ e delle persone che la compongono.

Secondo le stime di Out Leadership, meno dell’1% dei 5.670 posti nei consigli di amministrazione delle aziende Fortune 500 (le principali imprese societarie statunitensi) sono detenuti da amministratori Lgbtq+. E in Europa? I dati non sono nemmeno disponibili, e anche questo la dice lunga.

“Negli ultimi dieci anni ho seguito il dibattito sull’inclusione LGBTQI+ come professionista e, più recentemente, come ricercatore, studiando il ruolo che le imprese svolgono nella sfera politica, anche su questioni sociali come i diritti LGBTQI+. E posso testimoniare che i consigli di amministrazione diversificati sono ben lontani dal diventare realtà”, ha scritto Ken Chan della ESCP Business School su The Conversation.

8 anni fa, solo 2 società tra le Fortune 500 (nessuna fuori dagli Usa) includeva l’orientamento sessuale o l’identità di genere come metrica per valutare la diversità del consiglio di amministrazione. Da allora, Out Leadership ha sviluppato e pubblicato politiche e linee guida inclusive che sono state adottate non solo da 23 aziende Fortune 500 ma anche da numerose imprese pubbliche e private e società più piccole.

Questo tipo di crescita, però, è impressionante solo in astratto, spiega il rapporto. Se guardiamo solo ai numeri, l’incremento è enorme, pari al 1.250%. Ma la realtà è che ancora oggi solo poco meno dell’1% delle Fortune 500 ha politiche davvero inclusive: questo vuol dire che 99% continua a non averle, nonostante i molti proclami. Non solo: diversi seggi sono occupati dalla stessa persona.

Parlare di diversità e di inclusione Lgbtq+ non basta, continua il rapporto, servono azioni. Servono impegno concreto e investimenti e, soprattutto, servono persone Lgbtq+ qualificate nei consigli di amministrazione e tra i dirigenti delle aziende. Questo avrà un impatto positivo non solo a livello di parità di diritti e uguaglianza, ma anche in termini di profitti, cultura aziendale, soddisfazione dei clienti, per non parlare dei benefici per la società.

E questo è un cambiamento che oggi è più che mai necessario, ha spiegato Todd Sears, Founder e CEO di Out Leadership. “Meno dell’1% è imperdonabile. Se il mio tono sembra agitato, lo è, perché la posta in gioco non è mai stata più alta. Basta guardare la criminalizzazione di genitori di bambini trans in Texas, la legislazione in Florida che vieta discussione sulle questioni LGBTQ+ in classe e le decine di proposte di legge anti-LGBTQ+ che si stanno facendo strada attraverso le legislazioni statali in questo momento”, ha scritto nella sua introduzione ai risultati del rapporto 2022.

“Questi esempi possono sembrare lontani miglia dalle decisioni prese in consigli di amministrazione aziendali, ma di fatto sono fianco a fianco. La risposta delle aziende al crescente bigottismo inizia nei consigli di amministrazione e hanno il potere di fermarle sul loro cammino. E mentre molti leader aziendali responsabili - compresi i membri di Out Leadership - hanno risposto con fermezza a questi sviluppi recenti, troppi lo hanno fatto stando in silenzio”.

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