Diritti

L’Australia ha un problema di razzismo

È quanto sostiene il rapporto presentato dal Gruppo di lavoro sulle persone di discendenza africana al Consiglio per i diritti Umani Onu: i giovani subiscono discriminazioni a scuola e all’università
Credit: Prince Akachi
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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10 ottobre 2023 Aggiornato alle 10:00

Dopo una visita di 10 giorni in Australia nel dicembre 2022, un gruppo di lavoro di esperti delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto in cui sostiene che il razzismo ostacola la capacità delle persone di origine africana di partecipare pienamente alla società australiana.

Il Gruppo di lavoro di esperti sulle persone di origine africana, un meccanismo indipendente di accertamento e monitoraggio che opera a livello globale per indagare e valutare i diritti umani delle persone di discendenza africana, ha stilato un documento di 19 pagine che si basa sulle esperienze di chi ha subito discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza. Emerge una situazione allarmante: molti sperimentano questi fenomeni quotidianamente, in molti ambiti chiave della vita, tra cui la salute, l’istruzione e l’occupazione, spiega su The Conversation Kathleen Openshaw, docente alla Scuola di Scienze Sociali della Western Sydney University.

In Australia, dicono, gli esperti guidati da Catherine Namakula, docente di diritti umani e giustizia penale presso la Global Humanistic University di Curacao, l’incitamento all’odio razzializzato permea la retorica politica, le forze dell’ordine ricorrono alla profilazione razziale e un ruolo determinante è assunto anche dalla natura altamente razzializzata delle politiche migratorie australiane. Secondo il censimento del 2021 (ogni 5 anni l’Istituto Australiano di Statistica conteggia ogni persona e ogni nucleo domestico, l’ultimo è stato eseguito 2 anni fa) almeno 414.378 australiani, l’1,6% della popolazione, si identificano come di origine africana.

Molte di queste persone sarebbero “sotto l’assedio del razzismo”, secondo il gruppo delle Nazioni Unite, che ha espresso le proprie preoccupazioni durante una sessione del Consiglio per i diritti umani. Già a dicembre dello scorso anno, quando si erano recati in visita a Canberra, Melbourne, Brisbane e Sydney su invito del Governo, gli esperti avevano espresso seria preoccupazione per le persone di origine africana che “devono affrontare la profilazione razziale, insulti razzisti, abuso di autorità, eccessivo controllo della polizia, aggressione e violenza”, in un Paese multiculturale che professa un’identità nazionale inclusiva.

“I giovani di origine africana riferiscono di essere costantemente sorvegliati e di essere ritenuti criminali, membri di bande o pericolosi ogni volta che si trovano in spazi pubblici con gli amici, la famiglia o la comunità - hanno scritto gli esperti - In alcuni Stati, come il Victoria, il profiling razziale è vietato dalla politica, ma nella pratica non esiste alcun controllo”.

La presa di mira delle persone afrodiscendenti è “arbitraria, soggettiva ed estesa”, e “pedoni, ciclisti e automobilisti di origine africana sono più frequentemente soggetti a fermi di polizia che degenerano in interrogatori, perquisizioni, minacce di uso della forza e altro”. Ma non esistono documenti ufficiali e rapporti pubblici della polizia, cosa che”limita la responsabilità e la riforma, in particolare quando la polizia giudica le denunce presentate contro di essa”. Molti, inoltre, ritengono che le loro esperienze di razzismo “siano state negate, minimizzate o ignorate”.

I giovani e i bambini hanno raccontato di aver sperimentato discriminazioni anche all’università e a scuola, dove non vengono presentate loro immagini positive di sé. Molti sono stati sottoposti a insulti razzisti e vittime di bullismo sia da parte dei compagni di classe che degli insegnanti. Ma, in questi casi, non vengono presi provvedimenti contro chi li prende di mira. Secondo il gruppo di lavoro, i bambini sentono che non esistono “spazi sicuri” per loro nella società australiana.

Chin Tan, commissario uscente per la discriminazione razziale dell’Australia, sul Guardian denuncia anche il razzismo emerso ai danni dei popoli aborigeni in vista del voto referendario del 14 ottobre, Voice to Parliament: “…abbiamo sentito retorica offensiva e visto stereotipi bigotti e razzisti lasciati incontrastati e persone etichettate come ‘non australiane’. La cattiva informazione e la disinformazione sono dilaganti, e hanno portato alla ribalta il razzismo in questo Paese”.

Questa discriminazione “ha oscurato il messaggio secondo cui dare voce (alle popolazioni aborigene, ndr) in Parlamento è una misura necessaria per superare la disuguaglianza, la discriminazione e il razzismo strutturale sperimentati dalle popolazioni delle Prime Nazioni, coinvolgendole nelle decisioni che le riguardano”. Quel che è emerso ancora di più in vista del referendum è che “l’Australia ha urgentemente bisogno di un quadro nazionale antirazzismo e di una risposta bipartisan al razzismo”.

Nel 2021, spiega Tan, la Commissione australiana per i diritti umani ha pubblicato una proposta per un quadro nazionale antirazzismo (Narf): “Stiamo attualmente lavorando con tutti i livelli di governo, istituzioni e organizzazioni comunitarie per sviluppare il quadro”. Intanto, il Gruppo di lavoro di esperti sulle persone di origine africana, alla fine del suo rapporto, fornisce 27 raccomandazioni per aiutare a orientare le future azioni del governo australiano per affrontare le preoccupazioni emerse dopo la visita di dicembre 2022. Tra queste, la necessità di includere le persone di origine africana in tutte le decisioni che influiscono sulle loro vite; di affrontare le narrazioni che alimentano una “cultura della negazione” del razzismo anti-nero; di occuparsi significativamente del razzismo sistemico nelle istituzioni australiane.

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