Culture

La Royal Academy rende omaggio a Marina Abramović

La prestigiosa location londinese ospita una mostra della performer, unica donna in 225 anni di storia dello spazio espositivo. Per vederla c’è tempo fino al 1° gennaio 2024
Serbian conceptual artist and performer Marina Abramovic poses for photographs during the launch of her exhibit at the Royal Academy of Arts (R&A) in London, Britain, 19 September 2023
Serbian conceptual artist and performer Marina Abramovic poses for photographs during the launch of her exhibit at the Royal Academy of Arts (R&A) in London, Britain, 19 September 2023 Credit: EPA/ANDY RAIN
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12 novembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Marina Abramović è la prima donna, in 225 anni, ad avere una retrospettiva personale all’interno dello spazio principale della Royal Academy di Londra.

È stata inaugurata infatti il 23 settembre una mostra, visitabile fino al 1° gennaio 2024, che ripercorre mezzo secolo della carriera dell’Abramović. Curata da Andrea Tarsia, è stata realizzata in stretta collaborazione con la stessa artista.

Negli spazi adibiti vengono riproposti alcuni dei suoi più importanti eventi performativi, che regalano agli avventori una panoramica su numerose produzioni video, fotografie, sculture, oggetti e installazioni. La struttura della mostra non segue un ordine cronologico ma tematico, in una vera e propria ricognizione di Abramović tra vita e arte, che si intersecano in maniera continua e indissolubile.

Uno degli ambienti più importanti è senza dubbio quello dedicato alla dinamica di interazione fisica tra artista e pubblico: elemento chiave del lavoro di Marina Abramović, che ha fatto dell’uso del corpo vivo uno degli aspetti più iconici e rappresentativi nelle sue installazioni, assieme al coinvolgimento degli spettatori nella fase di creazione artistica performativa.

Un posto d’onore, quindi, è riservato alle celebri The Artis is Present (del 2010) e Rhythm 0 (del 1974), accumunate dallo studio sulla resistenza del corpo e della mente, spinti oltre i limiti e in continuo confronto/scontro con gli spettatori.

In The Artist is Present Abramović è rimasta seduta a un tavolo, in silenzio, per tre mesi guardando negli occhi i visitatori che le si sedevano di fronte. Parteciparono 850.000 persone, superando tutti i record di affluenza per un’artista vivente.

In Rhytm 0 gli spettatori diventarono parte attiva dell’opera, in maniera intensa e imprevedibile. In quell’occasione, infatti, l’artista si presentò al pubblico come un oggetto, rimanendo in piedi per 8 ore accanto a un tavolo sul quale erano disposti 72 oggetti (da batuffoli di cotone e piume fino ad armi come martelli, coltelli e una pistola) con i quali gli avventori potevano interagire con lei e con il suo corpo, secondo diversi livelli di intensità e assecondando ogni istinto.

La situazione degenerò perché il pubblico, privato di ogni senso di responsabilità, approcciò l’artista in modo sempre più violento e aggressivo arrivando anche a spogliarla e ferirla. Rhytm 0 viene considerata un’opera rivoluzionaria e al contempo disturbante, per aver mostrato chiaramente il volto più crudele e spaventoso della natura umana: pronta ad atti di grande crudeltà, totalmente ingiustificata, se messa nelle condizioni di poterlo fare senza subirne le conseguenze.

Nel corso del suo lavoro Abramović ha sondato il dolore in tutte le sue forme, indagando i limiti della sofferenza fisica ed emotiva e mettendo a disposizione la propria presenza fisica come una sorta di “medium”, al solo scopo di produrre arte e generare consapevolezza.

Una disponibilità assoluta la sua, che non viene meno neanche nella produzione frutto del sodalizio, personale quanto professionale, con l’artista tedesco Ulay. Tra il 1975 al 1988 i due performer hanno portato avanti insieme la strenua ricerca sui limiti del corpo e della mente. Ne sono testimonianza filmati, fotografie e oggetti presenti in una sezione dedicata della retrospettiva.

Non manca nemmeno The Lovers, the Great Wall Walk, nel quale viene documentato il cammino iniziato dai due artisti ai lati opposti della Muraglia cinese e terminato con l’incontro, struggente, che suggellerà la fine della loro relazione.

La mostra è arricchita da numerose altre opere e performances: da imponderabilia, dove gli avventori sono chiamati ad attraversare una porta ai cui lati si trovano due soggetti nudi di sesso maschile e femminile, a The House with Ocean View, durante la quale Marina Abramović ha vissuto per dodici giorni in una specie di “piccola casa” nella Sean Kelly Gallery di New York, digiunando e concedendosi di bere solo acqua.

Quella della Royal Academy è una retrospettiva senza precedenti, in grado di donare ai partecipanti uno sguardo davvero inedito sulla carriera dell’acclamata artista serba. Dopo Londra la mostra si sposterà ad Amsterdam, Zurigo, Tel Aviv e Vienna.

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