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Sorveglianza e “nerezza”: un connubio imperfetto

Cosa succede quando si “inquadra” il colore della pelle? In Materie oscure/Dark Matters, Simone Browne indaga il legame tra bias razziali e tecnologie di riconoscimento
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27 settembre 2023 Aggiornato alle 18:00

È il 2009 quando Desi Cryer e Wanda Zamen pubblicano su YouTube il video HP Computers Are Racist, evidenziando un presunto problema di riconoscimento facciale del computer HP MediaSmart, affermando che sembrava funzionare in modo discriminatorio, non riconoscendo Desi, donna nera, al contrario di Wanda, donna bianca.

Cosa succede quando il colore della pelle entra nell’inquadratura? È da questa domanda che è partita Simone Browne (professoressa di Black Studies Mobility presso il Dipartimento di Studi Africani e della Diaspora Africana della University of Texas) per esaminare l’intricata e problematica relazione tra le pratiche di sorveglianza e bias discriminatori.

Il suo primo libro, Materie oscure/Dark Matters. Sulla sorveglianza della nerezza (pubblicato nel 2015 da Duke University Press, edito in Italia da Meltemi, 19 euro, 268 pagine) si costituisce come uno dei principali contributi riguardo la teoria razziale critica e gli studi di sorveglianza. Il testo riesce in modo efficace a integrare l’elemento razziale all’interno del dibattito sulle pratiche di controllo, evidenziando come nel corso del tempo queste misure di sorveglianza siano state utilizzate come strumento di oppressione nei confronti della popolazione di nera.

L’autrice, grazie a un’analisi storica dei concetti e delle questioni rilevanti nell’ambito degli studi sulla sorveglianza, sottolinea la necessità di comprendere la tematica in relazione alla storia della schiavitù. In questo senso, il libro è da considerarsi come un vero e proprio tentativo di formulare una nuova genealogia della sorveglianza: una ricostruzione che parte dalla pratica transatlantica del commercio degli schiavi (attraverso l’analisi delle testimonianze di ex-schiavi, dei registri dei censimenti e di una approfondita analisi delle norme che regolavano le piantagioni) con l’obiettivo di decodificare le pratiche di controllo applicate alle persone in schiavitù. Tra queste: l’uso dei lasciapassare per gli schiavi e, successivamente, l’impiego di libretti durante l’apartheid in Sudafrica, impiegati appositamente per regolare e monitorare la mobilità delle persone nere.

Secondo Browne, le tecnologie di sorveglianza sono state utilizzate con l’intento di colpire ed esercitare un controllo specifico sulle persone nere, teorizzando la continuità delle pratiche in epoca contemporanea. A questo proposito, l’autrice esamina la razzializzazione delle pratiche di sorveglianza, definita come una tecnologia di controllo sociale volta a rafforzare la produzione di norme societarie proprie di un potere che ha la capacità di definire ciò che è accettabile e inaccettabile. La sorveglianza razzializzante ha portato a una sproporzionata attività di polizia e controllo delle persone nere, e rappresenta un tipo di sorveglianza che ridefinisce i confini, le frontiere e i corpi lungo linee razziali.

Ed è proprio secondo questo quadro generale che vanno comprese le tecnologie di sorveglianza contemporanee: le telecamere a circuito chiuso, i sistemi di riconoscimento biometrico, gli algoritmi di polizia predittiva. La riflessione di Browne mette in discussione la neutralità di queste tecnologie.

Il principale merito dell’autrice consiste nell’evidenziare il razzismo strutturale presente nelle pratiche e nelle politiche di sorveglianza, arrivando a colmare una lacuna teorica all’interno della disciplina, data dalla sotto-teorizzazione del ruolo centrale dell’elemento razziale nella configurazione delle istituzioni e delle pratiche legate alla sicurezza.

In occasione della Open Night del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci (Milano), venerdì 29 settembre dalle 18:00 alle 23:30, il Gruppo di ricerca Ippolita e Angelica Pesarini (University of Toronto) discuteranno di tecnologie e pratiche di sorveglianza contemporanee, come biometria e bias algoritmici, che vedono la loro origine nella lunga storia di discriminazioni razziali attivate per controllare la vita e il corpo delle persone nere schiavizzate. Il dibattito (Sulla sorveglianza della nerezza, ore 21:00-22:00 sala Conte Biancamano), moderato da Cristina Sivieri Tagliabue, partirà proprio dall’opera di Browne.

Per prendere parte alle attività della Open Night non è necessario acquistare un biglietto: tutti gli incontri sono gratuiti ma la partecipazione è garantita fino a esaurimento posti.

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