Bambini

Non scuoterlo! Tutti i pericoli della shaken baby syndrome

Terre des hommes e Rete Ospedaliera per la Prevenzione del Maltrattamento all’Infanzia hanno condiviso i risultati di un’indagine sulla sindrome del bambino scosso e lanciato una campagna di sensibilizzazione
Credit: Kübra Kuzu
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
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21 ottobre 2023 Aggiornato alle 11:00

I neonati hanno un unico modo di comunicare i propri bisogni e attirare l’attenzione sullo loro necessità: il pianto. Pianti che a volte sembrano infiniti, inconsolabili. In alcuni casi, pur di metterli a tacere, alcune persone mettono a rischio la salute, e la vita, dei piccoli affidati alle loro cure.

Si chiama shaken baby syndrome, o sindrome del bambino scosso. È una grave forma di maltrattamento fisico, “che si verifica quando il neonato viene scosso violentemente dal caregiver come reazione al suo pianto inconsolabile”, spiega Terre des Hommes, che dal 2017 promuove la campagna Non scuoterlo! e quest’anno ha condiviso i risultati della prima indagine quali-quantitativa sul fenomeno, che secondo la letteratura scientifica in 1 caso su 4 porta alla morte o coma del neonato e in 2 su 3 provoca danni permanenti.

L’indagine è stata realizzata nella primavera del 2023 in collaborazione con la Rete Ospedaliera per la Prevenzione del Maltrattamento all’Infanzia – composta da Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, Ospedale Vittore Buzzi di Milano, Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, IRCC - Istituto Giannina Gaslini di Genova, Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer IRCCS di Firenze, Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Giovanni XXIII di Bari e l’Ospedale Santobono - A.O.R.N. Santobono-Pausilipon di Napoli – e ha preso in considerazione 47 casi di Shaken Baby Syndrome diagnosticati dagli ospedali partecipanti nell’arco di tempo dal 2018 al 2022.

I risultati sono drammatici: in 5 casi i gravi danni riportati hanno causato la morte dei neonati, mentre in altri 25 a distanza di tempo si sono verificate gravi compromissioni del percorso evolutivo del bambino o della bambina. A volte, a fare la differenza è l’intervento tempestivo: “l’accertamento fondamentale per rilevare sintomi da scuotimento è la risonanza magnetica, o la Tac, ma nel 40% dei casi tali esami sono stati fatti solo dopo 24 ore dall’ingresso in pronto soccorso, un ritardo che rende più difficile la diagnosi e quindi la corretta presa in carico della vittima”.

Vittime che sono piccolissime – in 34 casi su 47 hanno meno di 6 mesi, e tutti meno di 2 anni – e più frequentemente di genere maschile. Nel 35% dei casi, il neonato era prematuro e con altre patologie, due fattori che aumentano il rischio di questo particolare tipo di maltrattamento.

Spesso, però, lo scuotimento non è un evento isolato: 29 casi su 47 presentano una compresenza di diverse forme di maltrattamento e “1/3 dei casi rilevati era già stato in pronto soccorso per altre patologie (21%) o per sintomi sospetti di scuotimento (15%)”. 1/4 dei bambini e bambine era già vittima di scuotimento.

L’indagine ha provato a indagare anche le caratteristiche delle famiglie di provenienza, sebbene “la Shaken baby Syndrome non conosca barriere di tipo sociale, economico o culturale. In 33 su 47 sono presenti problematicità legate a marginalità sociale, violenza, dipendenza, delinquenza, patologia psichica (soprattutto depressione materna) o organica e spesso si tratta di nuclei già noti all’Autorità Giudiziaria e presi in carico dalla rete dei Servizi Sociali”, spiega Terre des Hommes.

Per questo la collaborazione tra ospedali, Autorità Giudiziaria e servizi sociali è fondamentale per individuare in anticipo le situazioni di fragilità, anche se non è sufficiente senza una consapevolezza maggiore in merito a un fenomeno che è ancora oggi largamente sconosciuto. «La prima indagine sui casi di bambine e bambini vittime di shaken baby syndrome in Italia rappresenta un significativo passo in avanti non solo nella conoscenza del fenomeno, ma anche nella costruzione di un sistema di protezione e prevenzione sostenibile - ha spiegato Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. - La consapevolezza costituisce il primo passo per la promozione di nuove sensibilità e di una maggiore responsabilità formativa e culturale dei professionisti, rafforzando il lavoro di rete e la diffusione di un linguaggio universale”.

Cosa fare, quindi? Terre des hommes e la Rete Ospedaliera per la Prevenzione del Maltrattamento all’Infanzia hanno indicato una serie di raccomandazioni per contrastare il fenomeno della baby shaken sindrome.

- Ogni Regione disponga di almeno un Centro Ospedaliero pediatrico referente per il territorio con specifica struttura ed expertise in materia di maltrattamento infantile.

- In aggiunta al Centro ospedaliero di riferimento regionale, ogni grande ospedale pediatrico disponga di equipe multidisciplinari e specializzate, dotazioni strumentali e facilities che permettano di formulare le opportune diagnosi di maltrattamento e attuare un pannello di diagnosi differenziale completo.

- Il maltrattamento all’infanzia sia previsto come materia di studio curriculare nella Facoltà di Medicina e Chirurgia onde garantire una preparazione di base degli aspiranti medici sul tema. Non è infatti sufficiente prevedere questa materia quale mero oggetto di studio nei percorsi facoltativi per i crediti universitari.

- La prevenzione del maltrattamento sia inserita nel Piano Nazionale di Prevenzione Sanitaria.

Che per i casi di sospetto maltrattamento sia istituito un Codice specifico, sull’esperienza di altri già previsti per altre tipologie di violenza a danno delle donne.

- Che i Pronto Soccorso possano essere messi in rete, almeno a livello regionale, per poter identificare in tempo reale accessi sospetti di casi di maltrattamento, così da poter attivare una risposta diagnostica più mirata e tempestiva non solo per i casi di Shaken Baby Syndrome.

- La Rete Ospedaliera per la Prevenzione del Maltrattamento all’Infanzia sia riconosciuta dai policy makers quale stakeholder chiave nella definizione di politiche funzionali alla prevenzione del maltrattamento sui bambini e bambine, dal punto di vista medico e clinico.

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