Bambini

Nel latte materno c’è uno zucchero che fa bene ai neonati

I ricercatori della Tufts University hanno scoperto che esiste un saccaride capace di favorire lo sviluppo cerebrale e cognitivo dei bambini durante i loro primi mesi di vita
Credit: Anna Shvets
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16 settembre 2023 Aggiornato alle 20:00

I principi nutrizionali del latte materno sono già da diverso tempo oggetto di rilevanti considerazioni, mediche ma non solo se perfino Winston Churchill, durante un discorso alla radio del 1943 disse che «non c’è, per nessuna comunità, investimento migliore per i bambini».

La World Health Organization riconosce l’efficacia dell’allattamento al seno, in grado di assicurare benessere, salute e sviluppo costanti agli infanti, anche infondendo loro anticorpi che proteggono da alcune gravi malattie tra le quali la polmonite. Si stima che se lo svezzamento avvenisse, per quanto possibile, nelle giuste tempistiche quasi 820.000 bambini non andrebbero incontro a delle serie patologie.

Al quadro già noto dei benefici è stato aggiunto recentemente un ulteriore tassello. La Tufts University, nel Massachusetts, ha scoperto infatti che all’interno del latte materno è presente la molecola di zucchero myo-inositolo, un micronutriente che risulta essere propizio soprattutto durante i primi mesi dell’allattamento, ovvero quando le sinapsi si sviluppano rapidamente nel cervello dei più piccoli, favorendo la fondamentale formazione di connessioni neuronali e un miglioramento dello sviluppo cerebrale e cognitivo.

La ricerca condotta dal Jean Mayer Usda Human Nutrition Research Center on Aging dell’ateneo americano è stata pubblicata su Pnas, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo.

Grazie allo studio Global Exploration of Human Milk, i ricercatori hanno tracciato e comparato diversi campioni di latte umano di alcune donne residenti a Cincinnati, Città del Messico e Shanghai, scoprendo che il glucide in questione detiene le stesse funzionalità a prescindere dal contesto socio-culturale dal quale provengono le mamme.

«Come neuroscienziato è sorprendente scoprire quanto sia complesso e ricco il latte materno umano. È possibile che la sua composizione cambi dinamicamente per supportare le diverse fasi dello sviluppo del cervello del bambino» ha spiegato Thomas Biederer, studioso e autore del progetto, sottolineando anche come gli effetti di questi micronutrienti, che si trovano in quantità considerevoli anche in cereali, fagioli, crusca, agrumi e melone, sul cervello possano essere molteplici. «Con i colleghi stiamo ora portando avanti la ricerca per capire anche il loro impatto sulle cellule e sulla connettività nel cervello che invecchia».

Su questo aspetto permangono però alcuni interrogativi. In particolare non risulta ancora del tutto chiaro se gli effetti positivi osservati nelle bambine e nei bambini si riscontrino anche in età avanzata, anche se non lo si esclude, visto che l’insorgenza di disturbi psicofisici avviene soprattutto durante l’anzianità, una fase della vita in cui il livello di inositolo cerebrale è inferiore alla media.

Gli studiosi, dunque, ancora non si sbilanciano in toto ma confermano che la loro scoperta mette in luce dei punti cruciali: rafforzamento della materia grigia dei neonati e conseguente riduzione di eventuali patologie; cognizione del rapporto tra nutrizione e salute cerebrale; elaborazione di ulteriori nutrienti nei casi in cui l’allattamento al seno appaia difficile o non è possibile per disturbi ormonali e mastectomia.

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