Diritti

Gli aiuti economici alle mamme rendono i neonati più intelligenti

Uno studio americano rivela come l’impatto dei sussidi per madri in condizioni di povertà abbia una ricaduta positiva sulle attività cerebrali dei figli
Credit: Oleg Sergeichik
Tempo di lettura 4 min lettura
29 gennaio 2022 Aggiornato alle 13:00

Un sussidio di 333 dollari al mese può migliorare l’attività cerebrale di bambini in condizione di povertà. A dirlo è la scienza grazie allo studio condotto su un gruppo di 1.000 madri con bambini a basso reddito e appena pubblicato dalla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, organo ufficiale dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti.

Da tempo era stata stabilita una correlazione tra povertà infantile e ridotta funzione cerebrale, ma come hanno sottolineato i ricercatori nell’articolo “The impact of a poverty reduction intervention on infant brain activity (l’impatto di un intervento di riduzione della povertà sull’attività cerebrale infantile”), è stato più difficile tracciare un nesso causale tra i due fattori. Secondo il Census Bureau, l’Ufficio del censimento degli Stati Uniti, la povertà infantile, che si riferisce allo stato dei bambini che vivono in povertà perché provenienti da famiglie povere o orfani allevati con risorse limitate, nel Paese è cresciuta dal 14,4% nel 2019 al 16,1% nel 2020.

Lo studio ha incluso neo mamme che avevano partorito negli ospedali di 4 aree metropolitane statunitensi: Minneapolis-St. Paul, New Orleans, New York e Omaha, nel Nebraska. Le donne avevano un reddito familiare medio annuo di circa 20.000 dollari, erano per lo più nere e ispaniche senza un’istruzione universitaria. Grazie a finanziatori privati alcune di loro hanno ricevuto 333 dollari al mese, altre 20 dollari, senza alcuna limitazione sulla spesa. Con l’avvicinarsi del primo anno di vita dei bambini, i ricercatori hanno visitato i neonati con degli speciali cappucci ricoperti da elettrodi che rilevano i segnali elettrici utilizzati dalle cellule cerebrali per comunicare tra loro. I risultati si riferiscono a 435 madri con figli sulle 1.000 incluse nello studio nel 2018. La ricerca è ancora in corso e gli aiuti economici alle famiglie continueranno almeno fino al quarto anno di vita dei loro figli.

I risultati suggeriscono che la riduzione della povertà può quindi influenzare direttamente lo sviluppo del cervello infantile, ha affermato la dott.ssa Kimberly Noble, professoressa di neuroscienze ed educazione al Teachers College della Columbia University, tra le autrici dello studio: «I cambiamenti del cervello parlano della sua malleabilità, specialmente durante la prima infanzia».

Le misurazioni del cervello all’età di 1 anno hanno infatti mostrato un’attività più rapida nelle regioni “chiave” nei bambini le cui famiglie a basso reddito hanno ricevuto più di 300 dollari al mese per un anno, rispetto a quelli che hanno ricevuto 20 dollari al mese. Secondo lo studio non è ancora chiaro se le differenze riscontrate persisteranno o influenzeranno il futuro dei bambini; tra i focus dei ricercatori, quello di capire se gli aiuti economici abbiano portato a una migliore alimentazione, meno stress da parte dei genitori o altri benefici per i bambini.

Sebbene gli scienziati non possano escludere che le differenze osservate nell’attività totale cerebrale in entrambi i gruppi fossero dovute al caso, hanno trovato differenze significative nella regione frontale del cervello, legate alle capacità di apprendimento e di pensiero. L’attività cerebrale ad alta frequenza era di circa il 20% maggiore nei bambini le cui famiglie hanno ricevuto aiuti economici più significativi.

«Questa è una grande scoperta scientifica» ha detto al New York Times la neuroscienziata dell’Università della Pennsylvania Martha J. Farah, che ha partecipato alla revisione pre-pubblicazione dello studio - «È la prova che dare alle famiglie più soldi, anche una modesta quantità di denaro in più, porta a un migliore sviluppo del cervello».

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