Diritti

Il lusso della sostenibilità alimentare per le persone povere

Porsi il problema di cosa e quanto consumi è una domanda che chi vive in stato di povertà assoluta non può permettersi. Il tema riguarda soprattutto il cibo
Credit: cottonbro studio  

Parlare di sostenibilità alimentare è fondamentale, ma le scelte in questo campo non sono di certo accessibili a tutte le persone nello stesso modo. Le disparità sociali ed economiche impongono un regime alimentare strettamente connesso al prezzo dei prodotti da acquistare: chi ha redditi più bassi è spesso costretto ad acquistare cibo più economico e di scarsa qualità, aumentando i fattori di rischio per la salute: mangiare prodotti scadenti può portare allo sviluppo di patologie tumorali e malattie cardiovascolari.

La povertà alimentare in Italia e in Europa

L’inflazione alimentare non è mai stata così alta negli ultimi 40 anni. Secondo le stime di Coldiretti, citate all’interno del report Poveri, il lato nascosto dell’Italia 31 milioni di persone povere hanno chiesto aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari per un totale di 92.000 tonnellate di cibo distribuite negli ultimi dodici mesi.

Negli ultimi tre anni – stima Coldiretti il numero delle persone che hanno chiesto aiuto per mangiare è salito di un milione, il 64% al Sud, il 22% al Nord e il resto nelle aree del Centro.

Oltre 2 milioni di persone hanno ricevuto sostegni alimentari in modo continuativo. La stragrande maggioranza di chi è stato costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo ha fatto attraverso la consegna di pacchi alimentari.

Secondo i dati della Caritas relativi al 2022 “non si tratta sempre e soltanto di nuovi poveri: quasi il 30% delle persone è infatti accompagnato dal nostro ente da più di 5 anni. A chiedere aiuto sono donne (52,1%) e uomini (47,9%). L’età media dei beneficiari si attesta a 46 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021), pari al 16,9% del totale”.

Gli ultimi dati Eurostat 2022 fotografano un dato allarmante: il 63% dei nuclei familiari, 2 famiglie su 3, non riescono ad arrivare alla fine del mese. Il dato è superiore di oltre 17 punti percentuali alla media Unione europea che, nel 2022, parlano di 95,3 milioni di persone (il 22 % della popolazione) erano a rischio di povertà o di esclusione sociale.

Le mense scolastiche gratuite sono un bene prezioso da rilanciare

L’Atlante dell’infanzia a rischio, prodotto da Save the Children è uno strumento che ogni anno indaga la condizione di bambini, bambine e adolescenti più vulnerabili.

Le differenze geografiche, socioeconomiche e culturali si riflettono nel diverso numero di anni di «speranza di vita in buona salute» che una bambina e un bambino appena nati possono aspettarsi.

L’obesità infantile è una patologia sempre più diffusa nel nostro Paese ed è spesso collegata a problemi di povertà alimentare e spesso è dovuta al cibo a basso costo, che ha un impatto negativo sulla salute.

Secondo le stime dell’Oms e dell’ Istituto Superiore di Sanità, in Italia è obeso il 17% dei bambini tra i 5 e i 9 anni e a livello internazionale il nostro Paese è ai vertici della classifica europea insieme a Cipro, Spagna, Malta e Grecia.

I dati mostrano come le condizioni di cattiva salute si concentrino nelle regioni dove c’è maggiore povertà minorile e il minor numero di mense scolastiche.

Le conseguenze per la salute del sovrappeso possono essere molteplici: deformazioni ossee, problemi cardiovascolari, respiratori e di valori pressori fuori dalla norma (pressione alta).

Dal rapporto di Save the Children emerge che “il modo più efficace per azzerare la povertà alimentare dei bambini dai 3 ai 10 anni è garantire un pasto proteico di qualità (possibilmente biologico e a chilometro zero) a scuola: avere la possibilità di usufruire di una mensa alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria”.

La mensa scolastica rappresenta, inoltre, un servizio essenziale per garantire “opportunità eguali di salute e di apprendimento: sarebbe questa una strada concreta per far avanzare la salute dei bambini – con un pasto sano almeno una volta al giorno e una buona educazione alimentare”.

Il servizio di mensa scolastica è, da diversi anni, a carico dei singoli comuni. Ciò significa che sia la presenza che la qualità delle mense è, in termini numerici, molto più alta nei comuni più ricchi; creando in questo modo un divario sociale enorme: “La mensa - si legge dal rapporto di Save the Children - deve diventare al più presto un servizio essenziale gratuito, dai 3 ai 10 anni, innanzitutto per sconfiggere la povertà alimentare, che, nel 2021, colpisce 1 bambino su 20, bambini cioè che vivono senza un pasto proteico al giorno“.

La cattiva alimentazione è figlia della mancanza di reddito

È indubbio che senza alcuna forma di reddito fissa o con famiglie e persone con entrate monoreddito, il tema del cibo non possa essere pensato in temi di sostenibilità ma di costo e quantità.

Secondo Action Aid “per valutare l’entità di un sostegno al reddito adeguato ai diritti della persona, bisogna che il governo consideri correttamente il costo medio di una dieta sana e dignitosa. Un costo che, per una famiglia di quattro persone, supera i 700 euro al mese”.

Sempre secondo le stime di Action Aid, le donne sono le più colpite dalla povertà alimentare in Italia dall’inizio della pandemia: “le prime a saltare pasti per permettere ai figli e al resto della famiglia di mangiare e sempre le donne che si fanno carico di rivolgersi ai centri di assistenza per chiedere aiuto e ad affrontare la vergogna e lo stigma sociale”.

Le politiche di contrasto alla povertà alimentare, con un sussidio una tantum, hanno prevalentemente un carattere emergenziale ma il problema della povertà alimentare è un problema strutturale che non riguarda solo il diritto a non morire di fame, ma il più ampio diritto degli esseri umani ad alimentarsi con dignità; garantendo anche la scelta e la qualità (anche sotto il profilo dell’adeguatezza nutrizionale).

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