Diritti

Caritas, quasi 2 milioni di famiglie in povertà assoluta

Ad essere più colpiti il Sud Italia, i giovani e gli stranieri. Al Nord il maggior numero di senzatetto. Ascensore sociale fermo: 6 italiani su 10 hanno ereditato l’indigenza. Italia prima in Ue per Neet
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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21 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:00

Nel 2021 la povertà assoluta in Italia ha interessato 5,6 milioni di persone, di cui 1,4 milioni sono bambini. È il primo dato che emerge dal 21esimo Rapporto su povertà ed esclusione sociale presentato dalla Caritas il 17 ottobre in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà e intitolato “L’anello debole”.

Nessuna inversione di tendenza, quindi, rispetto ai massimi storici raggiunti nel 2020 con la pandemia di Covid-19. Lo scorso anno le famiglie in povertà assoluta sono state 1.960.000, corrispondenti al 9,4% della popolazione residente.

L’incidenza si conferma più alta nel Sud Italia, dove il livello sale al 10% rispetto al 9,4 registrato nel 2020, mentre scende in misura significativa al Nord e in particolare nel Nord-Ovest, che si attesta al 6,7% a fronte del 7,9% monitorato nel 2020.

Gli anelli più deboli sono proprio i giovani. a essere in condizione di povertà estrema sono infatti il 14,2% dei minori, con una percentuale che scende all’11,4% per i giovani di età compresa tra 18 e 34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e sotto la media nazionale al 5,3% per gli over 65.

Solo nel 2021 i Centri di ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi nei confronti di oltre 227.000 persone, il 7,7% in più rispetto all’anno precedente. Tra questi l’erogazione di beni e servizi materiali (74,7%), attività di ascolto (7,5%), accoglienza a lungo o breve termine (7,4%), sussidi economici (4,6%), sostegno socio assistenziale (2,2%) e interventi sanitari (1,5%).

La Caritas nota inoltre come «anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza». Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori rispetto allo stato di bisogno. Cresce l’incidenza delle persone straniere, che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% nel Nord-Ovest e al 61,2% nel Nord-Est.

Nel complesso le persone senza dimora incontrate dalla rete Caritas sono state circa 24.000, pari al 16,2% degli assistiti: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%) e celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord, la macroregione che ha intercettato quasi la metà dei senzatetto in Italia.

Si rafforza nel 2021 la correlazione tra stato di deprivazione e bassi livelli di istruzione. Cresce infatti il peso di chi possiede al massimo la licenza media, che passa dal 57,1% al 69,7%. Nelle regioni insulari e del Sud il dato tocca rispettivamente l’84,7% e il 75%.

Strettamente correlato al livello di istruzione è il dato sulla condizione professionale. Nel 2021 cresce l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%, mentre il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di ascolto sono lavoratori poveri, una condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri (29,4%).

«È necessario dunque impegnarsi sempre di più, in una logica condivisa e di rete, per restituire dignità al lavoro», sostiene Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana. «Accanto a politiche di contrasto alla povertà comunque accompagnate con interventi di inclusione sociale – aggiunge –, servono misure contro la disoccupazione, di inclusione lavorativa».

Dal rapporto emerge infatti come 6 assistiti su 10 rientrino in una condizione di povertà intergenerazionale, ovvero vivano in una condizione di indigenza che si è tramandata dalla generazione passata a quella successiva. Tra i nati da genitori senza alcun titolo, quasi un beneficiario Caritas su 3 si è fermato alla sola licenza elementare.

In Italia, sottolinea il rapporto, occorrono 5 generazioni per una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello di reddito medio, un dato superiore alla media Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) di 4,5 generazioni.

«L’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo, e pochi sono interessati ad aggiustarlo, mi sembra», ha dichiarato in un videomessaggio a margine della presentazione del rapporto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana).

Da segnalare, infine, la presenza in Italia di oltre 3 milioni di cosiddetti Neet, ovvero giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano né lavorano o si formano. Si tratta del 25,1% dei giovani, un dato che vede l’Italia al primo posto nell’Unione europea e che genera costi per il sistema-Paese stimati in oltre 21 miliardi di euro.

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