Ambiente

Si aggrava l’illegalità sulle coste: +3,2% i reati ambientali nel 2022

Il rapporto Mare Mostrum di Legambiente segnala una crescita di inquinamento, ciclo illegale del cemento, mala-depurazione e pesca di frodo. 8 le proposte dell’associazione ambientalista per invertire la rotta
Credit: John O Nholan
Tempo di lettura 4 min lettura
5 settembre 2023 Aggiornato alle 17:00

La fotografia dell’Italia che prova a smarcarsi dall’illegalità ambientale è ancora in bianco e nero, di verde ce n’è proprio poco.

Il nostro Paese continua a insistere su abusivismi, cemento illegale, inquinamento, maladepurazione e pesca di frodo e dalle lezioni del passato, come quella del sindaco pescatore Angelo Vassallo che combatteva contro le speculazioni e fu brutalmente ucciso 13 anni fa, abbiamo imparato poco.

A restituirci la fotografia dell’Italia illegale, con un’analisi proprio dedicata al ricordo di Angelo Vassallo, è ancora una volta Legambiente che ha appena diffuso il suo rapporto Mare Monstrum.

Il report ci spiega che sono ben 19.530 i reati ambientali accertati nel 2022 lungo le coste dello Stivale, in crescita rispetto al 2021 (+3,2%). Ancora peggio gli illeciti amministrativi: 44.444, cresciuti del 13,1%.

Se è vero che sta crescendo “in maniera significativa anche l’attività di controllo svolta dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine”, dall’altra parte è sempre complesso però prevenire e combattere i reati che interessano le regioni costiere italiane.

Per esempio “il ciclo illegale del cemento (dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337)” fa sapere Legambiente.

Dopo il cemento illegale, nella classifica dei reati ci sono diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti) inseriti sotto la voce “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali e a livello di pesca di frodo con 3.839 reati.

Nell’Italia circondata dal mare ogni 115 metri viene commessa una infrazione.

Come fa sapere l’associazione ambientalista infatti “sommando reati e illeciti amministrativi in Italia è stata accertata, grazie a oltre un milione di controlli e agli appalti illegali nelle opere pubbliche (esattamente 1.087.802, +31% rispetto al 2021), una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa (erano state 7,5 nel 2021)”.

A calare, del 4%, è invece il numero delle persone arrestate e denunciate (quasi 20.000), ma soprattutto calano in maniera importante i sequestri (appena 3.590, riduzione del 43,3%).

Questo si fa sentire anche nell’impatto economico legato alle azioni svolte dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine che “tra valore dei sequestri e sanzioni amministrative, è stato di oltre 486 milioni di euro (-22,3% rispetto al 2021)”.

In generale la metà dei reati (48,7%) avviene nelle quattro regioni “a tradizionale presenza mafiosa” con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati. La Basilicata è invece prima per infrazioni per chilometri di costa.

Da sottolineare, purtroppo, anche la crescita delle violazioni al codice di navigazione, persino in aree protette: almeno 624 le violazioni, un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%).Come arginare questa continua onda di illegalità? Legambiente fa 8 proposte al Governo Meloni per “tutelare in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale dei nostri mari e delle nostre coste”.

Tra queste l’idea di “ripristinare, se necessario anche con modifiche normative, l’efficacia dell’art. 10bis della legge 120/2020 che affida ai Prefetti il compito di demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento emesse ma non eseguite dai Comuni”. Ma anche “rafforzare l’attività di contrasto delle occupazioni abusive del demanio marittimo” e “rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione e l’adeguamento dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione”, così come “efficientare la depurazione delle acque reflue”.

Tra gli altri suggerimenti c’è quello di “migliorare e rendere più efficienti e omogenei i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale”, ma anche “regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi” e “promuovere politiche attive per la prevenzione nella produzione di rifiuti e per la migliore tutela del mare e della costa”.

Infine, fondamentale sarebbe “attuare da parte del governo e del Parlamento adeguati interventi normativi contro la pesca illegale, non dichiarata e non documentata”.

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