Ambiente

Europa: perché alcuni cinghiali sono radioattivi?

Secondo un nuovo studio pubblicato su Environmental Science & Technology alcuni esemplari bavaresi presentano un livello elevato di contaminazione radioattiva a causa delle armi nucleari esplose 60 anni fa
Credit: David Cashbaugh/Unsplash
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 settembre 2023 Aggiornato alle 10:00

In principio si credeva che l’unica causa fosse l’incidente del reattore nucleare di Chernobyl del 1986. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology, rivela un’altra ragione per cui, in Germania, i cinghiali registrino un livello elevato di contaminazione radioattiva: i test sulle armi nucleari fatte esplodere nell’atmosfera più di 60 anni fa.

In un’analisi dettagliata degli isotopi, i ricercatori guidati dal radioecologo Georg Steinhauser della Technische Universität Wien hanno scoperto che il cesio-137 (un isotopo radioattivo non presente in natura che si forma principalmente come un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio) prodotto durante i test sulle armi nucleari contribuisce in modo significativo all’esposizione dei cinghiali.

Lo studio, che si intitola Contributi sproporzionatamente elevati di armi-137Cs vecchie di 60 anni spiegano la persistenza della contaminazione radioattiva nei cinghiali bavaresi, è il primo a quantificare il cesio derivante dai test sulle armi nucleari, ha dichiarato Steinhauser.

Le armi nucleari furono testate in superficie soprattutto negli anni ‘50 e fino al 1963 dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica. Delle oltre 2.000 fatte esplodere in tutto il mondo in quel periodo, le 500 che furono fatte esplodere nell’atmosfera rilasciarono particelle radioattive che poi ricaddero al suolo. Perché il cesio 137 ha un’emivita (ovvero il tempo in cui decade metà della massa iniziale dell’elemento stesso) di 30 anni. Oggi, dunque, rimane solo il 25% di questo cesio radioattivo, mentre circa il 42% di Chernobyl dovrebbe essere ancora disponibile.

Secondo stime precedenti, spiega il quotidiano tedesco Der Spiegel, gli scienziati ritenevano che solo il 10% circa della sostanza radioattiva fosse riconducibile a quegli esperimenti, ma che il restante 90% provenisse da Chernobyl, a circa 1.300 chilometri di distanza. “Anche se si ritiene che Chernobyl sia la principale fonte di 137 C nei cinghiali”, spiega la ricerca, “scopriamo che il ‘vecchio’ 137 C derivante dalle ricadute di armi contribuisce in modo significativo al livello totale (10-68%) in quegli esemplari che hanno superato il limite normativo”.

Nel corso degli anni, i livelli di radioattività di altri animali selvatici sono diminuiti, ma qualcuno si è chiesto perché quelli dei cinghiali, la selvaggina tradizionale della Baviera, nel sud della Germania, rimanessero così alti.

I ricercatori hanno esaminato la carne di 48 cinghiali provenienti dalle regioni boschive di 11 distretti bavaresi tra il 2019 e il 2021.

Come spiega Science, la rivista scientifica pubblicata dall’American Association for the Advancement of Science, i ricercatori si sono concentrati su due diverse forme di cesio, il cesio-137 e il cesio-135, che vengono prodotti in rapporti diversi a seconda che provengano da un reattore o da un’esplosione nucleare.

Il team ha potuto comprenderne l’origine confrontando le masse relative di questi isotopi nei loro campioni: hanno scoperto che l’88% era troppo radioattivo per essere consumato in base agli standard di sicurezza tedeschi.

Tutta la carne di cinghiale esaminata conteneva cesio radioattivo proveniente sia da Chernobyl che dalle ricadute delle armi nucleari.

La proporzione delle esplosioni di bombe nucleari variava tra il 10% e il 99% tra i campioni.

In un quarto dei cinghiali, la sola radioattività derivante dalle bombe era sufficiente a rendere la carne troppo pericolosa da mangiare.

Le analisi, infatti, hanno rilevato una contaminazione con l’isotopo radioattivo cesio 137 da 370 a 15.000 bequerel per chilogrammo. Una cifra che supera di 24 volte il limite fissato dall’Unione europea di 600 becquerel per chilogrammo nella maggior parte dei prodotti alimentari.

Insomma, dallo studio emerge che le bombe nucleari della Guerra Fredda ancora influenzano il suolo della zona: gli scienziati ritengono che il cesio radioattivo proveniente dai test sia affondato nella terra, migrando molto lentamente attraverso il terreno, contaminandolo. Pare che il colpevole della contaminazione dei cinghiali sia una particolare tipologia di tartufo in cui le particelle si accumulano. È una sorta di “effetto valanga”, spiega la ricerca.

L’Elaphomyces, noto come “tartufo dei cervi” diventa una delle fonti principali di cibo dei cinghiali soprattutto verso la fine dell’inverno, quando quello in superficie scarseggia. Questo spiega anche perché i maiali uccisi in inverno tendano a essere più contaminati.

Secondo lo studio è improbabile che la contaminazione dei tartufi, quindi dei cinghiali, diminuisca presto: il cesio radioattivo proveniente da Chernobyl penetrerà ulteriormente nel terreno, contaminando ancora i tartufi.

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