Diritti

Carcere: i detenuti vivono dietro sbarre bollenti

La situazione in Italia (e negli Usa) è critica. Oltre al caldo estremo, d’estate gli istituti penitenziari devono gestire problemi di approvvigionamento idrico e un aumento dei suicidi: lo racconta l’ultimo rapporto di Antigone
Credit: cottonbro studio
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
31 agosto 2023 Aggiornato alle 18:00

A fine luglio, intorno alle 20:30, i detenuti del circuito di “media scurezza” della prima sezione della Casa Circondariale di Larino, in provincia di Campobasso, si sono rifiutati di rientrare nelle loro celle per via dell’eccessivo caldo.

Solo dopo la mezzanotte, in seguito all’ennesimo richiamo, i detenuti si sono convinti a rientrare.

Secondo la Uilpa (Unione italiana lavoratori pubblica amministrazione) “ogni occasione è buona per porre in essere condotte turbative dell’ordine e della sicurezza”.

L’ultimo rapporto dell’osservatorio di Antigone intitolato L’estate in carcere mostra che quello del caldo eccessivo è un fenomeno piuttosto comune negli istituti penitenziari in Italia, in cui il sovraffollamento medio è del 112,6%: “In questi giorni di caldo torrido ci sono state proteste nel carcere di Ravenna e in quello di San Cataldo (Caltanissetta), mentre il carcere di Avellino è rimasto senz’acqua per diversi giorni e, a farne le spese, non sono stati solo i detenuti, ma anche agenti penitenziari e operatori che lavorano nella struttura”.

L’associazione sottolinea che “non sono solo le temperature sempre più alte a causare problemi, ma anche lo stato delle strutture penitenziarie”.

Per via delle schermature presenti nel 50% dei casi, per esempio, l’aria che filtra dalle finestre è poca e in diversi istituti, durante la notte, viene chiuso il blindo, la pesante porta di ferro all’ingresso della cella.

Anche se il regolamento penitenziario prevede dal 2005 la presenza obbligatoria delle docce nelle celle, solo il 50% degli istituti visitati quest’anno da Antigone era in regola. I frigoriferi sono pochissimi e molti istituti non hanno nemmeno il frigorifero di sezione: ciò significa non avere sempre l’acqua fresca a disposizione. Alcuni istituti hanno poi problemi di approvvigionamento di acqua e ogni anno l’associazione riceve segnalazioni di carceri dove i detenuti per lavarsi utilizzano l’acqua confezionata.

Pochi giorni prima della protesta nel carcere di Ravenna, il Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri aveva chiesto all’amministrazione penitenziaria l’adozione di una serie di misure per migliorare la situazione. Come “una diversa modulazione degli orari di permanenza all’aria aperta, evitando le ore più calde e valutando uno slittamento in avanti delle ore d’aria pomeridiane”, oppure “l’apertura del blindo delle celle durante l’orario notturno per far circolare l’aria”, o ancora “il potenziamento, nei cortili di passeggio, della funzionalità dei punti idrici a getto e dei nebulizzatori”.

Anche il garante dei detenuti della Regione Umbria, Giuseppe Caforio, aveva richiesto interventi urgenti simili per fronteggiare gli effetti dell’ondata di caldo sui detenuti, “tenuto conto anche dell’assenza di docce nelle camere detentive di alcuni reparti o istituti umbri e dei recenti lavori di ristrutturazione in Toscana che hanno generato maggiore sovraffollamento in Umbria”.

Dieci giorni dopo la protesta di Ravenna, a Caltanissetta i detenuti hanno contestato l’eccessivo caldo di quei giorni, aggravato dal surriscaldamento delle lamiere saldate sulle grate delle finestre di ogni stanza detentiva.

In alcuni istituti, denuncia Antigone, manca addirittura l’acqua: è il caso di Aversa (Napoli) e Augusta, che si servono di cisterne perché non prevedono l’allaccio alla rete idrica comunale: registrano una carenza di acqua corrente, specie d’estate, e non garantiscono acqua calda o corrente tutto l’anno e in qualsiasi momento del giorno.

Nell’istituto di Vercelli, che sorge in una zona pianeggiante ricca di risaie, i detenuti hanno presentato una petizione per poter acquistare con i propri mezzi dei ventilatori funzionanti con l’energia elettrica. “Dove i ventilatori sono presenti, spesso i modelli non sono adeguati e il costo è a carico delle persone detenute”, sottolinea Antigone. È il caso di Cagliari e di Altamura, mentre a Lucera i ventilatori sono presenti solo negli spazi comuni.

L’estate si conferma la stagione più letale per via del numero di suicidi che si registrano dietro le sbarre: nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2022, 31 persone si sono tolte la vita in carcere (16 solo ad agosto) sugli 85 contati a fine anno. Quest’anno, dei 42 già avvenuti, 15 si sono registrati tra giugno, luglio e i primi giorni di agosto.

Si tratta di una tendenza registrata anche fuori dai confini italiani: uno studio del 2023 che ha esaminato la mortalità nelle carceri statunitensi ha rilevato che il caldo estremo è associato a un aumento del 23% del rischio di suicidio.

La ricerca ha rilevato che nelle prigioni statunitensi mancano sistemi di raffreddamento adeguati: un rapporto del 2019 della Prison Policy Initiative, un think tank americano che si occupa di giustizia penale, ha rilevato che almeno 13 Stati nelle regioni più calde degli Stati Uniti non avevano i requisiti per l’aria condizionata universale nelle loro carceri. Nel Sud del Paese il 95% delle famiglie utilizza l’aria condizionata.

Contattato dal quotidiano Al Jazeera, il Dipartimento penitenziario e riabilitativo della California, che sul suo sito web spiega che le unità abitative nelle sue 33 carceri “forniscono un po’ di sollievo dal caldo, il più delle volte sotto forma di raffrescatori evaporativi e ventilatori”, ha affermato di non disporre di dati sull’accesso all’aria condizionata nelle sue strutture. Ma, quando le temperature superano i 32°C, sostiene di prevedere misure come docce aggiuntive e accesso all’acqua ghiacciata.

Eppure, in un sondaggio condotto dall’Ella Baker Center, un gruppo di difesa della giustizia penale, sui detenuti delle carceri statali della California, il 47% degli intervistati ha affermato di non aver mai avuto un maggiore accesso alla doccia nelle giornate estremamente calde, mentre il 60% di non aver mai avuto accesso a stanze dotate di aria condizionata.

In un momento cruciale per concepire risposte efficaci al cambiamento climatico, è necessario ripensare al sistema carcerario e adeguarlo alle temperature estreme che stiamo affrontando in tutto il mondo. Perché, come spiega l’Associazione per la prevenzione della tortura, “ogni persona detenuta, indipendentemente dal motivo che per cui è stata privata della libertà, si trova in una situazione di vulnerabilità”.

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