Diritti

Tortura e affollamento: i problemi delle carceri italiane

Il report di Antigone È vietata la tortura - XIX rapporto sulle condizioni di detenzione, presentato in questi giorni fotografa la situazione carceraria italiana. I dati emersi non sono rassicuranti
Credit: Cottonbro studio
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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15 giugno 2023 Aggiornato alle 13:00

Il 9 marzo 2023 il Tribunale di Siena ha condannato cinque agenti di polizia penitenziaria, accusati di aver torturato un detenuto nel 2018 nel carcere di San Gimignano. In quell’occasione l’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti nel sistema penale e penitenziario italiano, si era costituita parte civile nel processo.

Quell’episodio purtroppo non è un fatto isolato, come testimonia la stessa Antigone attraverso È vietata la tortura - XIX rapporto sulle condizioni di detenzione, presentato in questi giorni.

Tortura

Sono infatti 13 i procedimenti e i processi per violenze e torture, tra quelli attualmente in corso, in cui Antigone è impegnata direttamente con i propri avvocati.

Nonostante l’Europa ce lo chiedesse da tempo e l’Italia avesse ratificato nel 1989 la Convenzione contro la tortura votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, impegnandosi a inserire nei propri codici penali una norma specifica la punisse, nel nostro Paese la tortura è reato solo dal 2017.

Con notevole ritardo, dunque, alla fine l’Italia ha avuto la sua legge, che seppur non perfetta consente oggi di dare un nome a condotte che un tempo non lo avevano e soprattutto di punirle.

Tornare indietro, come vorrebbe una proposta di legge presentata alcuni mesi fa da Fratelli d’Italia che ne chiede l’abrogazione, non si può, e Antigone lo ribadisce a gran voce partendo dal titolo del suo report e sviluppando un lungo focus interno sul tema.

Uno dei processi più importanti in corso per imputazioni di tortura è quello che riguarda il carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove sul banco degli imputati ci sono dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e agenti accusati di aver condotto una vera e propria rappresaglia ad aprile 2020 nei confronti dei detenuti, colpevoli solo di aver protestato contro le scarse misure di sicurezza igienica messe in campo per fronteggiare il Covid-19.

Sovraffollamento

Era tempo di pandemia e la raccomandazione numero uno era di rispettare il distanziamento sociale. Una richiesta difficile da porre a chi vive in reclusione, a maggior ragione in Italia, a causa di un altro problema denunciato da Antigone, probabilmente il numero uno: il sovraffollamento delle carceri.

A fronte di una capienza ufficiale di 51.249 posti, infatti, i detenuti al 30 aprile 2023 erano 56.674. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso la capienza ufficiale è cresciuta dello 0,8%, mentre le presenze del 3,8%, aumentando quindi la criticità.

Quello del sovraffollamento è un problema ormai endemico, certificato anche dai tribunali di sorveglianza che, solo nel 2022, hanno accolto 4.514 ricorsi di altrettanti detenuti o ex detenuti, che durante la loro permanenza dietro le sbarre hanno subito trattamenti inumani e degradanti, legati soprattutto alla mancanza di spazi.

Anche le condizioni degli stabili giocano un ruolo fondamentale nella qualità della reclusione.

Nel corso del 2022 l’associazione ha visitato 97 dei 189 istituti di pena del Paese (64 case circondariali, 22 case di reclusione, 2 istituti a custodia attenuata), che complessivamente ospitano il 63% circa di tutti i detenuti.

Il 20% degli edifici è stato costruito tra il 1900 e il 1950 e un altro 20% addirittura prima del 1900, anni in cui ovviamente molti accorgimenti oggi imprescindibili non esistevano. Per questo, nel 35% degli istituti visitati sono stata trovate celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona, nel 12,4% celle in cui il riscaldamento non era funzionante, nel 45,4% celle senza acqua calda e nel 56,7% senza doccia.

Suicidi

Sovraffollamento, torture, violenze e soprusi nei casi più estremi hanno portato alcuni detenuti al suicidio, altro fenomeno sotto la lente di ingrandimento di Antigone, che denuncia numeri crescenti.

Secondo i dati pubblicati dal Garante Nazionale, sono state 85 le persone a essersi tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022, una ogni quattro giorni. Il 60% di loro lo ha fatto nei primi sei mesi di detenzione.

Un numero così alto non era mai stato registrato prima, tanto da far parlare di una vera e propria emergenza suicidi che non accenna a fermarsi, visto che tra gennaio e maggio 2023 sono già 22 i casi accertati avvenuti.

Un po’ di dati

Oltre a rilevare le criticità maggiori, il report di Antigone offre una panoramica della popolazione carceraria.

Delle 56.674 persone dietro le sbarre ad aprile 2023, le donne erano 2.480 (4,4%). Una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo. I figli di donne detenute erano circa 4000, di cui 22 vivevano in carcere con la propria madre. 17.723, invece, gli stranieri, pari al 31,3%.

L’età media della popolazione carceraria continua a crescere e anche questo rappresenta un problema visto che con il passare degli anni è più probabile avere bisogno di attenzioni mediche, altro tasto dolente del sistema carcerario italiano.

Gli over 50 alla fine del 2022 erano il 29% (alla fine del 2011 il 17%). Nello stesso intervallo di tempo gli over 70 sono raddoppiati, passando da 571 (1%) a 1.117 (2%). Gli under 25, invece, sono passati dal 10 al 6%.

Sempre per quanto riguarda i giovani, sono 380 i ragazzi presenti negli Istituti Penali per Minorenni al 15 marzo 2023 (tra cui solo 12 ragazze). Negli Ipm i minori sono 180, mentre i giovani adulti tra i diciotto e i venticinque anni che hanno commesso il reato quando erano minorenni 200. I ragazzi stranieri sono il 46,8% del totale dei ragazzi detenuti, ovvero 178. Tra loro 5 ragazze.

Spostando l’attenzione sulle pene, le persone in carcere per quelle brevi sono in aumento, un fenomeno che si verifica sempre a fronte di un generale incremento dei detenuti.

La maggior parte dei detenuti (32.050) si trova in carcere per delitti contro il patrimonio. Seguono coloro che si sono macchiati di delitti contro la persona (24.402) e in violazione della normativa sulle droghe (19.338).

Al 27 febbraio 2023, erano infine 740 i detenuti sottoposti al 41-bis di cui 728 uomini e 12 donne.

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