Economia

Brics (+6): si fa strada l’ambizione di una nuova potenza mondiale

Dal 2024, Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti entreranno a far parte dell’organizzazione. Con le nuove annessioni, i Brics+6 rappresenteranno il 36% del Pil mondiale
Credit: Iranian Presidency via ZUMA Press Wire
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29 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

Correva l’anno 2001 quando Jim O’Neill, economista della banca d’affari Goldman Sachs, coniò l’acronimo Bric per indicare quei Paesi (Brasile, Russia, India e Cina) in rapida crescita che avrebbero dominato il mercato globale.

«Entro i prossimi 40 anni i Paesi del Bric diventeranno il maggior blocco economico del Pianeta e le aziende dovranno rivedere i loro investimenti», furono le parole di O’Neill.

Nel 2010 l’acronimo si allarga: l’aggiunta del Sudafrica porterà i Brics ad avere oggi il 42% della popolazione terrestre e a rappresentare il 26% del Pil mondiale (nel 2021 il dato si attestava appena all’8%).

Durante il 15° vertice dei Brics, con sede a Johannesburg, il leader cinese Xi Jinping si è reso protagonista del summit per la volontà, non da tutti condivisa, dei Paesi affiliati di ingaggiare una sfida geopolitica con gli Stati del G7.

Secondo il presidente brasiliano Lula da Silva, l’organizzazione intergovernativa rappresenterà il 36% del Pil mondiale e il 47% della popolazione mondiale; ciò sarà possibile tramite l’annessione di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti a partire dall’1 gennaio 2024.

«A questa prima fase se ne aggiungerà un’altra di ulteriore ampliamento», continua Lula, dal momento che sono ben 17 gli Stati che hanno presentato una domanda di adesione ufficiale e oltre 40 quelli che hanno intenzione di candidarsi.

L’allargamento delle nuove economie emergenti ai Brics è stato definito da Xi Jinping «un nuovo capitolo nella collaborazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo», anche per l’impresa mediatica diplomatica di aver messo allo stesso tavolo Riad e Tehran e aver minato la storica intesa tra gli Stati Uniti e Arabia Saudita, già messa in discussione per le tensioni fra Biden e il principe ereditario Mohammed bin Salman.

Partecipe solo in video collegamento per il mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale, Vladimir Putin, ormai isolato dal mondo occidentale, critica gli oppositori del processo di creazione di un nuovo blocco globale, i quali sarebbero i responsabili di un “colonialismo in una nuova confezione’’ che mira a preservare un mondo unipolare a discapito della diversità politica, economica e sociale degli Stati emergenti.

L’avvento dei Brics+6 nello scacchiere internazionale può giocare un ruolo importante soprattutto per la Cina, motore economico dei Brics e principale rivale degli Usa.

Shangai sarà la sede della New Development Bank, un’istituzione finanziaria incentrata sulle iniziative di sviluppo nei Paesi di interesse, che, grazie al contributo saudita, raggiungerà i 100 miliardi di capitalizzazione.

«Abbiamo raggiunto un consenso sulla prima fase di questo processo di espansione», ha dichiarato il presidente sudafricano Ramaphosa.

Durante il summit, uno dei momenti clou è stata la presa in considerazione sulla questione della creazione di una valuta comune (che si inscrive in un più ampio discorso di de-dollarizzazione dell’economia in chiave anti-occidentale), la cui adozione potrà essere discussa a partire dal prossimo vertice.

Il nuovo progetto sarà veramente l’inizio di una nuova contrapposizione geopolitica tra due blocchi? Per adesso, secondo The Economist, i Paesi del G7 dispongono del 43% del Pil, affermando una superiorità economica a livello globale; inoltre non mancano opposizioni e paure interne ai Brics da parte dell’India, la quale non è soddisfatta dell’ingresso dell’Iran e di una posizione sempre più egemone della Cina.

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