Ambiente

Attivismo climatico: la rabbia spinge ad agire più della speranza

Lo rivela uno studio norvegese condotto su 2.000 cittadini. Il primo stato d’animo è un fattore emotivo 7 volte più potente del secondo nella partecipazione a proteste contro il climate change
Credit: Nsey Benajah
Tempo di lettura 4 min lettura
25 agosto 2023 Aggiornato alle 16:00

Nell’era in cui il Pianeta è afflitto da una crisi climatica senza precedenti, le emozioni giocano un ruolo cruciale nel determinare come le persone reagiscono e si impegnano nell’affrontare questa sfida globale: è quanto emerso da uno studio condotto in Norvegia.

Con oltre 2.000 partecipanti adulti, i ricercatori hanno indagato le connessioni tra le emozioni e le azioni dei cittadini riguardo la crisi climatica.

L’indagine ha rivelato infatti che la rabbia è un fattore emotivo potente e sorprendente nella partecipazione a proteste climatiche, ancora più forte della speranza, che ha registrato un valore 7 volte inferiore.

Un aspetto interessante è la presenza di emozioni diverse e il loro impatto su vari aspetti dell’atteggiamento e dell’azione climatica: per esempio, la paura e il senso di colpa sono emersi come principali sentimenti del sostegno politico, suggerendo che queste emozioni potrebbero spingere le persone verso politiche e decisioni più sensibili al clima.

D’altra parte, tristezza, paura e speranza sono stati indicati come principali motori del cambiamento comportamentale: ciò suggerisce che le emozioni possono influenzare diversi aspetti dell’attivismo climatico, dai cambiamenti personali alle azioni a livello politico.

Ma dallo studio emerge anche una contro-prospettiva: le persone non sembrano abbastanza spaventate dalla crisi climatica.

Un risultato che solleva interrogativi sull’impulso che guida le persone e mobilitarsi per una causa così urgente: «Il problema non è che le persone si sentano troppo spaventate dal cambiamento climatico – spiega Thea Gergersen, psicologa del clima presso il Norwegian Researc Center e autrice principale dello studio – Il problema, almeno in Norvegia, sembra essere che non sono abbastanza spaventati».

Questa constatazione, però, potrebbe spostare l’attenzione sulla percezione pubblica del cambiamento climatico e sottolineare la necessità di aumentare la consapevolezza e l’urgenza dell’emergenza. Ma è un approccio da adottare con cautela: la strategia di alcuni media che enfatizzano disperazione e retorica negativa potrebbe avere un effetto controproducente. Infatti, se rabbia e paura possono motivare all’azione, un eccesso di questi sentimenti potrebbe portare le persone a sentirsi impotenti e, al contrario, chiudersi.

La prospettiva della narrazione è fondamentale: «Me ne sono resa conto 8 anni fa – spiega Caroline Hickman, psicologa climatica della University of Bath e assistente sociale – Le narrazioni che stiamo ascoltando sul cambiamento climatico sono le stesse che avevo sentito sugli abusi sui minori: le stesse persone che dovrebbero proteggerti sono le stesse persone che ti stanno facendo del male. E non solo ti stanno facendo del male, ti stanno dicendo che ti amano e lo stanno facendo per il tuo bene».

Un’altra questione interessante è la relazione tra speranza e attivismo climatico: la ricerca ha dimostrato che la speranza può essere un fattore determinante, ma si tratta di un’emozione dalla natura complessa. Più nello specifico, le persone che basano la loro speranza sull’autocompiacimento tendono a essere meno impegnate rispetto a coloro che collegano la speranza all’azione concreta.

Questo studio però è soltanto un piccolo tassello che compone un ancora incompleto puzzle del fenomeno della cosiddetta ecoansia: «Non siamo neanche lontanamente vicini ad avere una comprensione completa», conclude Hickman, fortemente convinta che si tratti di un termine inadatto. «Dovremmo chiamarla ansia politica o ansia delle persone, perché sono le persone al potere che non riescono a fare la cosa giusta mentre ci mentono, o fanno il contrario, che sta causando il terrore».

Che sia ecoansia, ansia delle persone o ansia politica, il dato di base è uno: non possiamo ignorare gli eventi che ci circondano. E comprendere appieno come le emozioni umane possono essere indirizzate in modo costruttivo può portare a un cambiamento positivo e duraturo.

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