Ambiente

Le diverse vie del nuovo attivismo ambientale

A Londra è resistenza civile, a Roma è il Senato colorato. Mentre i tre ragazzi di Ultima Generazione arrestati ieri e processati per direttissima vengono scarcerati, ecco un racconto di come agiscono, gli attivisti del clima, anche fuori dal Belpaese
La facciata del Senato imbrattata per protesta questa mattina dagli attivisti di "Ultima Generazione" a Roma, 2 gennaio 2023
La facciata del Senato imbrattata per protesta questa mattina dagli attivisti di "Ultima Generazione" a Roma, 2 gennaio 2023 Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI 
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3 gennaio 2023 Aggiornato alle 17:00

Il caso più eclatante è stato quello delle due attiviste del gruppo Just Stop Oil che mesi fa hanno gettato una zuppa contro un dipinto di Vincent van Gogh alla National Gallery di Londra. Un evento che ha ottenuto una risonanza mondiale, con una forte indignazione pubblica spesso alimentata dal fatto di ignorare che il dipinto era protetto da una lastra di vetro. Ma anche un’azione che ha aperto un esteso dibattito sulle modalità da perseguire nelle proteste contro la crisi climatica-ambientale.

L’ultimo episodio con azioni radicali da parte di attivisti ambientali è avvenuto a Roma, dove alcuni membri di Ultima Generazione hanno imbrattato di vernice lavabile la facciata del palazzo del Senato dichiarando che «siamo in un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore e la risposta del governo italiano sono nuove trivellazioni e l’incremento delle centrali a carbone. Ci sentiamo in dovere di resistere, di fare tutto ciò che è in nostro potere contro quest’immensa ingiustizia».

Questa azione ha scatenato immediatamente una netta reprimenda da parte dei membri del Governo e di diversi parlamentari, con conseguente arresto di 3 attivisti, Davide Nensi, Alessandro Sulis e Laura Paracini, che hanno subito un processo per direttissima. Il giudice del tribunale di Roma ha convalidato gli arresti per gli attivisti, disponendo la scarcerazione. Il processo per i tre, accusati di danneggiamento aggravato, è stato fissato al 12 maggio.

Dopo il Consiglio di presidenza, convocato questo pomeriggio, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha dichiarato: «Ho deciso, con il concorso pressoché unanime dell’ufficio di presidenza, anche se con qualche accenno di titubanza da parte di una vicepresidente, di costituirci in futuro parte civile contro gli autori di questo gesto».

Nel corso dell’udienza i tre ragazzi hanno rivendicato quanto compiuto ieri mattina: «Dopo aver visto il disastro della Marmolada ho paura per il nostro futuro. Ho aderito a Ultima Generazione perché propone un cambiamento - ha dichiarato uno degli attivisti - in particolare di fermare le emissioni di gas e puntare sulle energie rinnovabili».

Le contestazioni portate avanti da Ultima Generazione continuano a sollevare polemiche, discussioni e dubbi sulla loro reale efficacia, specialmente quando in passato azioni di blocco della circolazione stradale hanno sollevato notevoli malumori anche all’interno di un certo attivismo ambientale, preoccupato dell’effetto boomerang su i mass media e su i cittadini.

Proprio in questi giorni la componente inglese di Extinction Rebellion ha annunciato la sospensione dei blocchi e delle azioni radicali, preferendo concentrarsi sull’acquisizione del consenso presso la popolazione inglese. Dall’altra parte invece i gruppi Insulate Britain e Just Stop Oil continueranno a mantenere la loro linea di “resistenza civile”, nonostante siano stati arrrestati oltre 130 membri nel 2022 da parte delle autorità britanniche.

Azioni più forti, più estese, esattamente come quelle degli attivisti di Ultima Generazione, con quest’ultimi difesi anche dal direttore del quotidiano “Domani” Stefano Feltri: «Hanno ragione loro, i quattro attivisti di Ultima generazione che hanno imbrattato il Senato. Hanno ragione loro perché la politica italiana si indigna per un po’ di vernice e non per la traiettoria inesorabile della specie umana verso un destino di calamità e, forse, di estinzione. Hanno ragione loro a tirare la vernice perché la loro “disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico” viene accolta soltanto dal “disinteresse del mondo politico”».

Se da una parte diverse organizzazioni ritengono necessario il dialogo con la controparte politica-economica senza azioni eclatanti, dall’altra sempre più militanti iniziano ad accogliere pensieri più estremi, spinti dall’inazione e dall’ipocrisia delle forze politiche al potere. Rimane al centro del dibattito la riflessione del giornalista Ferdinando Cotugno: «È immorale aver scaricato il compito di salvare il futuro dell’umanità solo sui ragazzi, aver applaudito e poi ignorato le loro piazze colorate e piene di idee. Oggi le azioni sono diventate vistose ma rimangono pacifiche. Sarebbe una tragedia per tutta la nostra società se diventassero violente, però dobbiamo anche chiederci: perché non stiamo lasciando nessuna alternativa a tutto questo dolore?».

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