Bambini

Centri estivi: quanto ci sono costati?

Secondo un’indagine di Eures e Adoc per cinque settimane una famiglia con un figlio ha speso circa 702 euro, 1373 con due. Cifre enormi che suggeriscono l’urgenza di soluzioni alternative quando la scuola è chiusa
Credit: Yujia Tang
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26 agosto 2023 Aggiornato alle 15:00

L’estate volge al termine e anche quest’anno porta con sé un grande irrisolto problema nazionale: quello dell’accudimento dei figli e delle figlie minori nei mesi in cui non vanno a scuola. Strumenti talvolta indispensabile per la gestione dei bambini sono divenuti i centri estivi, soprattutto per i nuclei in cui entrambi i genitori lavorano o per quelli privi di una rete di sostegno familiare. Ma quanto ci sono costati?

Lo spiega un’indagine condotta da Eures, la rete di cooperazione europea dei servizi per l’impiego, e Adoc, Associazione Difesa e Orientamento Consumatori, con un focus su 5 città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari.

Il costo medio in Italia per mandare i propri figli in un centro estivo privato è stato pari a 140,50 euro per una settimana a orario pieno e a 95,80 euro per mezza giornata. Considerando che nel nostro Paese il periodo di chiusura delle scuole è di circa 12 settimane e immaginando che una coppia genitoriale, andando in ferie anche parzialmente sfalsate, sia riuscita a coprire soltanto una parte di questo tempo, il costo medio per 8 settimane sarebbe stato pari a 1.124 euro, 2.200 per una famiglia con 2 figli.

“Ricordando che – si legge nel rapporto - , sulla base delle indicazioni Istat, il reddito netto medio familiare risulta pari a 32.812 euro annui, ovvero 2.734 euro al mese, significa che soltanto per la gestione di una porzione del periodo di chiusura delle scuole una famiglia si trova a dover impegnare oltre la metà di un reddito mensile”.

Nell’ipotesi più realistica in cui si sia riesciti a iscrivere la propria prole a un centro estivo solo per 5 settimane, il costo totale sostenuto sarebbe stato 702 euro per il primo figlio, a cui aggiungere altri 671 euro circa per ogni figlio aggiuntivo, per un totale di 1.373 euro per una famiglia con 2 figli e di 2040 per una famiglia con 3 figli.

Diverso è stato il caso dei centri estivi convenzionati che hanno offerto prezzi calmierati grazie ai fondi stanziati dai Comuni per le poche famiglie che sono riuscite ad accedere ai bandi pubblici.

In altri Paesi europei, la pausa estiva delle scuole si attesta su periodi più brevi, come 6-8 settimane consecutive in Germania, Francia o Regno unito. In virtù della scelta italiana di stop alle lezioni per un periodo tanto esteso e delle problematiche che ne conseguono, l’organizzazione no profit We World e il blog Mammadimerda hanno stilato il report La scuola non va in vacanza che raccoglie idee concrete e vuole essere un punto di partenza per produrre il cambiamento necessario per “creare la scuola che vorremmo: una scuola che non lasci indietro nessuno e nessuna”.

Tra le proposte: rimodulazione del calendario scolastico, introduzione del dirigente extra-scuola e estensione dell’obbligo di istruzione dai 6-16 anni ai 3-18 anni. “Allo stato attuale delle cose – scrivono - il calendario penalizza soprattutto le donne. Le nostre società ed economie dipendono da sempre, e ancor più negli ultimi decenni, dal lavoro di cura, che si tratti di vere e proprie professioni o di quelle attività che afferiscono alla gestione della casa e della famiglia. Lavoro ancora oggi appannaggio delle donne”.

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