Economia

Perché le donne manager in Italia sono infelici

Le donne al vertice delle imprese sono aumentate nel 2021 del 13,5%, ma denunciano difficoltà a combinare carriera e vita familiare, assenza di servizi di welfare e discriminazioni legate al genere
Credit: Marco Paulo Prad
Tempo di lettura 4 min lettura
8 settembre 2023 Aggiornato alle 16:00

La presenza di manager donna in Italia è in costante aumento, ma con un freno posto dalla difficoltà di far coesistere il lavoro con la sfera familiare, dalle discriminazioni di genere nell’azienda e dalla dimensione territoriale.

Secondo i dati di Manager Italia, nel 2021 si è attestato un aumento delle donne tra le posizioni apicali delle imprese del 13,5%, rispetto al +3,6% degli uomini; nonostante ciò, nel Belpaese meno di una donna su tre (il 28%) è impiegata nel ruolo di manager: dato che colloca il Paese al quintultimo posto in Europa.

La posizione lavorativa, in aggiunta alle responsabilità familiari e personali, permette loro di essere felici?

La ricerca condotta dalle economiste Rosella Castellano, Azzurra Rinaldi (Università Unitelma Sapienza di Roma) e Jessica Riccioni (Università di Roma Tre) ha cercato di rispondere alla domanda individuando quanto la soddisfazione, i problemi di genere e l’inclusione finanziaria impattino sul lavoro delle donne con posizioni manageriali nel nostro Paese.

Disparità territoriali

Lo studio mostra ancora una volta l’impatto delle disuguaglianze territoriali.

Non sarà un caso se nel Nord, dove i servizi per bambini e anziani sono più diffusi, il livello di soddisfazione è più elevato.

Nel Settentrione, infatti, grazie alla produzione di una maggiore ricchezza generale e alla diffusione di asili pubblici più alta rispetto al Sud (il 33% nel Settentrione contro il 15,1% del Mezzogiorno) è più facile riuscire a combinare i vari aspetti della vita.

Assenza di servizi

I problemi di natalità in Italia sono legati anche alla scelta che le donne sono purtroppo costrette a compiere: carriera o famiglia?

Un terzo delle manager intervistate non ha figli. Le cause sono da ricercare nel basso grado di soddisfazione verso i servizi di welfare.

Il 46% non si ritiene soddisfatta del supporto economico ricevuto durante la maternità; il 76% ritiene insufficiente il sistema degli asili nido e l’81% quello dell’assistenza agli anziani.

Le attività di cura della famiglia sono svolte nel 45% dei casi dalle manager stesse; un altro 45% dichiara che le mansioni sono svolte da altri soggetti (il 31% di essi sono pagati), mentre solo nel 10% delle famiglie il compito della cura è affidato al proprio marito/partner.

Problemi di genere

Uno dei fattori che crea maggiore insoddisfazione tra le manager è relativo alle disparità di genere e in particolare al gender pay gap.

Il 41% delle manager dichiara l’esistenza di differenze salariali tra uomini e donne all’interno della propria impresa e il 65% afferma di essere stata vittima di discriminazioni di genere durante la propria attività lavorativa, nonostante l’elevato livello di istruzione (l’81% delle intervistate possiede un titolo di studio di grado maggiore al diploma) e la posizione al vertice. Non è tutto, perché il 14% ritiene che sia più difficile ottenere finanziamenti per un’impresa gestita da donne.

Lo studio rivela che il grado di soddisfazione delle manager aumenta in proporzione alla carriera ed è maggiore tra coloro che dirigono delle aziende con una prospettiva di crescita più alta. Con una concezione della felicità sempre più legata al lavoro, le donne (la società e le economie) chiedono un’integrazione di servizi che agevolino la conciliazione di carriera e famiglia e il distacco della figura femminile da quella della caregiver.

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