Culture

Nel diario di Virginia Woolf

Il saggio di Victoria Ocampo Virginia Woolf nel suo diario, edito da Sui Generis, è una testimonianza di amicizia, ideali e lotta condivisa di due donne che si sono battute per l’emancipazione femminile
Tempo di lettura 5 min lettura
29 ottobre 2023 Aggiornato alle 09:00

Il 27 febbraio 1935, in una lettera al nipote, Virginia Woolf raccontava di aver incontrato una “bellezza brasiliana” con la quale aveva intrapreso una relazione amorosa. L’incontro era avvenuto, in realtà, qualche mese prima, il 26 novembre 1934, a Londra, durante una mostra fotografica di Man Ray, e la donna non era brasiliana sebbene forse certamente una bellezza.

Una quarantaquattrenne così affascinante da somigliare a un’albicocca sotto vetro. Così scrive Woolf nel suo diario, parlando di Victoria Ocampo, l’editrice argentina che tanto l’aveva colpita durante quell’incontro mondano. L’ammirazione e il colpo di fulmine furono in realtà reciproci.

Ocampo, nata nel 1890 in una famiglia dell’aristocrazia di Buenos Aires, aveva già sfidato molti dei limiti imposti alle donne del suo rango e del suo tempo, opponendosi all’educazione opprimente e oppressiva che la famiglia e la società cercavano di imporle. Fu la prima donna in Argentina a prendere la patente, guidava con i pantaloni e le braccia scoperte, si sposò, tradì e divorziò, nel 1931 fondò e divenne la direttrice della rivista Sur, sulla quale scrissero i maggiori poeti e scrittori argentini, tra cui Borges e Cortazár, che nel 1933 divenne un marchio editoriale e fondò uno dei primi movimenti femministi argentini, la Unión de Mujeres.

Nel 1953 venne imprigionata per essersi opposta alla dittatura di Peron, nel 1965 ricevette l’Ordine dell’Impero Britannico e nel 1977 divenne la prima donna mai ammessa all’Accademia Argentina delle Lettere.

Ocampo aveva già letto Una stanza tutta per sé, uscito nel 1929, ma l’incontro con Woolf “rafforzò il desiderio di scrivere esprimendo la propria voce senza imitare i colleghi maschi. L’attività letteraria divenne quindi un mezzo per denunciare la propria marginalità in quanto donna, oltretutto in una terra come l’Argentina, in cui il sesso femminile non si avvicinava certamente alla scrittura” scrive Eleonora Tabarella nella prefazione al libro di Ocampo su Woolf Virginia Woolf nel suo diario, uscito per l’editrice Sui Generis.

Le due donne scoprirono di avere molto in comune, tra cui l’essere cresciute all’ombra di una rigida morale vittoriana, l’essersi viste precluso l’accesso a un’istruzione superiore perché donne, le difficoltà di farsi strada nella carriera letteraria e l’amore per la scrittura. Questa amicizia, caratterizzata anche da contrasti e momenti di incomprensione, continuò fino al 1939 qualche anno prima della morte di Woolf.

È solo nel 1954, però, che il marito della scrittrice, Leonard Woolf, concesse a Ocampo l’autorizzazione a pubblicare il suo Virginia Woolf nel suo diario (Sui Generis, 2023, 10€) un saggio dove la scrittrice argentina ripercorre e analizza le pagine del diario dell’amica, curate dal marito e pubblicate nel 1953 da Hogarth Press con il titolo Diario di una scrittrice (in italiano per Minimum Fax).

“Dei ventisei volumi che formano il testo integrale del Diario di Virginia Woolf - scrive Ocampo - il marito e ammiratore (le due cose, sfortunatamente, non sempre vanno di pari passo) ha estratto un libro di trecentosessantacinque pagine. […] Le omissioni non sono state segnalate con puntini di sospensione in modo da non rendere la lettura una gara a ostacoli. Questa precauzione è irritante, dato che il lettore s’imbatte in ogni momento in barriere tanto più manifeste alla sensibilità quanto più risultano sottratte, puramente latenti, come una malattia che non offre altro sintomo se non un vago malessere.”

Victoria Ocampo è perfettamente conscia del fatto che “i tagli alterano e occultano quasi sempre la vera personalità dell’autore di un diario”, e pur comprendendo le riserve di Leonard Woolf a pubblicare integralmente i pensieri della moglie, si chiede quanto manchi di Virginia in quelle pagine, quanto del suo pensiero e del suo essere sia stato sacrificato.

Nel libro tenta dunque di riempire alcune di quelle lacune, utilizzando aspetti biografici della scrittrice inglese, ma anche la sua esperienza di amicizia e la lettura e l’interpretazione delle maggiori opere di Woolf, come Gita al faro o Le onde.

Ma è sui due grandi saggi, Una stanza tutta per sé e Le tre ghinee, che Ocampo si concentra per sviluppare il suo discorso sulla scrittura delle donne, affrontandolo come già aveva fatto l’amica da un punto di vista femminista e anti patriarcale. Ocampo rivendica la lotta femminile per l’emancipazione e per una maggiore libertà di espressione, e riconosce l’importanza che gli scritti di Woolf hanno avuto sul suo cammino di presa di coscienza e di arrivo alla scrittura come valvola di sfogo e di lotta.

Virginia Woolf nel suo diario, non è però solo un saggio femminista. È anche un tentativo di ricomporre quell’amicizia andata in frantumi nel 1939 per un’incomprensione, e ci restituisce un ritratto delicato e a tratti doloroso di Woolf. In nessun punto del libro Ocampo nasconde la sua devozione e completa ammirazione per la scrittrice inglese, a cui tanto doveva e a cui tantissimo dobbiamo ancora anche noi.

Victoria Ocampo ha raccolto l’eredità di Woolf e l’ha fatta sua. Ha continuato fino alla fine della sua vita a combattere perché l’emancipazione femminile (in letteratura ma non solo) fosse piena e reale, e ci invita a fare lo stesso.

Come scrisse in una lettera all’amica: “E se, come lei spera, Virginia, ogni sforzo, per quanto oscuro, converge e accelera la nascita di una forma d’espressione che ancora non ha trovato una temperatura propizia alla sua fioritura, che il mio sforzo si sommi a quello di tante donne, celebri o sconosciute, come coloro che nel mondo si sono date da fare.”

Leggi anche
Carla Lonzi dall'Archivio Carla Lonzi  
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Femminismo
di Federica Pennelli 3 min lettura
Inclusione
di Lucrezia Tiberio 4 min lettura