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L’Unesco in “Missione Venezia!”

Proprio come gli animali in via d’estinzione, anche le città e il paesaggio, se non vengono protetti, possono sparire per sempre. Per questo l’Unesco si è data una super missione: salvare Venezia
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12 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

A settembre ricomincia la scuola. Imparerai nuove cose e farai esperienze mai fatte prima. Anche i grandi hanno bisogno delle vacanze estive per fare grandi cose dopo. A settembre ci sentiamo tutti più coraggiosi: dev’essere tutta la vitamina D del sole preso durante l’estate.

Forse anche per questo per settembre l’Unesco si è data una missione importante. L’Unesco è una grandissima organizzazione che si occupa di promuovere la pace nel mondo attraverso l’educazione, la scienza e la cultura in 195 Paesi. È stata creata nel 1945, subito dopo la Seconda Guerra mondiale, in un’epoca in cui il mondo aveva disperatamente bisogno di bellezza, di ricostruire quello che era stato distrutto e di non distruggere quello che era miracolosamente rimasto in piedi.

Quando una città o un sito naturale è bellissimo e unico nel suo genere, l’Unesco lo inserisce nel suo registro delle cose bellissime che fanno bene all’anima e diventano, come si dice, “patrimonio dell’umanità”. L’Italia è il Paese al mondo con più luoghi considerati patrimonio dell’umanità: 58 su 1157.

Dicevo, per il prossimo mese l’Unesco si è data una missione importante: salvare Venezia. Sembra strano ma le città sono proprio come gli animali: se non sono protette, possono estinguersi e sparire per sempre. Venezia e la sua laguna fanno parte del patrimonio mondiale dal 1987 ma, proprio come l’orso polare e il rinoceronte di Giava, rischiano grosso. Ma se ci sono 22.000 orsi polari e circa 60 rinoceronti di Giava, di Venezia ce n’è una sola.

Venezia è una città a forma di pesce fatta da isolotti e terraferma collegati da canali, percorsa da viuzze strette chiamate calli e picchiettata da piazze chiamate campi. A Venezia ci sono migliaia di palazzi splendidi, c’è il Carnevale, i teatri, le gondole. Venezia è un posto che, se non l’avessero già inventato, non verrebbe in mente a nessuno.

Per la sua posizione sul mare soffre di allagamenti dovuti all’alta marea. Con il riscaldamento climatico, a lunghi periodi di siccità durante i quali le gondole non possono neanche più navigare lungo i canali, seguono periodi dove l’acqua alta arriva ai primi piani dei palazzi, rovinando le case, i monumenti, i ponti e il selciato delle strade.

Ponti e selciato sono inoltre calpestati ogni giorno da decine di migliaia di visitatori, molta più gente rispetto agli abitanti del centro storico, che sono solo 50.000. Per far dormire i turisti mordi e fuggi, le case vengono messe in affitto per periodi brevi e non accolgono più chi vorrebbe viverci tutto l’anno. È vero che il turismo porta lavoro e soldini alle città ma le città le fa chi ci abita dentro, le fanno tutti i mestieri. Una città la fanno i bimbi che vanno a scuola e i vecchietti seduti sulle panchine dei giardinetti.

Tutto questo stress sta indebolendo Venezia, che di questo passo diventerà una città svuotata della sua gente e tutta morsicata dall’acqua salata. Per evitare che il clima estremo o gli umani rovinino i patrimoni dell’umanità, l’Unesco ha una mappa dei luoghi ad alto rischio. Dentro ci sono città e monumenti di Paesi in guerra, posti che l’inquinamento rischia di rovinare per sempre e città che potrebbero cambiare troppo e male a causa delle scelte degli umani.

A settembre, l’Unesco si riunisce a Riad, in Arabia Saudita, e si propone di aggiungere Venezia a questa mappa sfortunata per spingere il governo a occuparsi seriamente della città. Negli anni sono già state fatte delle scelte per proteggerla: le grandi navi da crociera super inquinanti non si possono più avvicinare come facevano prima e c’è un sistema di barriere mobili che protegge un po’ la città dall’alta marea. Ma non basta.

Speriamo che dopo l’estate, quando saranno tutti ringagliarditi dal sole e dalle giornate di vacanza, ci sarà spazio per salvare Venezia, che il mare rosicchia e gli umani sgranocchiano. Perché di rinoceronti di Giava ce ne sono 60 (e sono pochissimi), ma di Venezia ce n’è una sola.

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