Città

Venezia: per l’Unesco deve rientrare tra i Patrimoni Mondiali in pericolo

Sovraffollamento turistico, progetti di sviluppo e cambiamenti climatici minacciano la città della Laguna, che secondo l’agenzia delle Nazioni Unite dovrebbe essere classificata come a rischio
Credit: Hans M
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

Salviamo Venezia, prima che sia troppo tardi. Non è certamente la prima volta che lo sentiamo dire, ma stavolta a lanciare l’allarme è l’Unesco.

In vista della 45a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale – che si terrà a Riyadh, in Arabia Saudita, a settembre – nell’ordine del giorno provvisorio l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura ha infatti raccomandato di inserire la città delle gondole nella lista dei patrimoni dell’umanità a rischio.

Come ha spiegato la Cnn, nella bozza si legge che non c’è stato un “livello significativo di progresso nell’affrontare le questioni persistenti e complesse legate in particolare al turismo di massa, ai progetti di sviluppo e ai cambiamenti climatici”, problemi che stanno causando “degrado e danni alle strutture edilizie e alle aree urbane, degradando l’identità culturale e sociale della proprietà e minacciando l’integrità dei suoi attributi e valori culturali, ambientali e paesaggistici”.

Per questo, l’Unesco chiede al governo italiano di “assicurare la massima dedizione” per affrontare i “problemi annosi” della città.

“Venezia e la sua laguna” è dal 1987 uno dei 1157 siti Unesco in tutto il mondo, tutelati come “patrimonio dell’Umanità” per l’“eccezionale valore universale” della loro offerta culturale, artistica o naturale.

In particolare, la Serenissima è stata scelta per “l’unicità e la singolarità dei suoi valori culturali, costituiti da un patrimonio storico, archeologico, urbano, architettonico, artistico e di tradizioni culturali eccezionale, integrato in un contesto ambientale, naturale e paesaggistico straordinario”.

Ora, però, potrebbe unirsi agli altri 55 beni che il Comitato ha deciso di includere nella Lista del Patrimoni Mondiali in pericolo secondo l’articolo 11.4 della Convenzione, secondo cui l’elenco dei siti a rischio può includere solo “beni facenti parte del patrimonio culturale e naturale che sono minacciati da pericoli gravi e specifici, come la minaccia di scomparsa causata da deterioramento accelerato, progetti pubblici o privati ​​su larga scala o progetti di rapido sviluppo urbano o turistico; distruzione causata da cambiamenti nell’uso o nella proprietà del terreno; alterazioni importanti dovute a cause sconosciute; abbandono per qualsiasi motivo; lo scoppio o la minaccia di un conflitto armato; calamità e cataclismi; incendi gravi, terremoti, frane; eruzioni vulcaniche; variazioni del livello dell’acqua, inondazioni e maremoti”.

Si tratterebbe del primo sito italiano – il nostro Paese, con i suoi 58 Patrimoni dell’Umanità, è quello che ne ospita di più al mondo – a entrare nella lista in cui figurano già il Centro Storico di Vienna, la città di Gerusalemme e le sue mura e la foresta tropicale di Sumatra. Non sorprende che i Paesi con il maggior numero di siti in pericolo siano quelli teatro di conflitti: nel caso della Siria, in particolare, dal 2013 tutti e 6 sono a rischio.

A minacciare Venezia, spiega il Comitato nella bozza, non sono solo gli effetti del cambiamento climatico – che negli ultimi mesi hanno visto alternarsi periodi di siccità in cui le acque della città si sono ritirate fino a rendere impossibile la navigazione dei canali e allagamenti che hanno messo a rischio i tesori archeologici e culturali della città – ma anche quelli dell’intervento umano e del sovraffollamento legato al turismo di massa.

Certo, riconosce l’Unesco, qualcosa è stato fatto, come il divieto alle grandi navi di entrare nel Canale della Giudecca. Nonostante questo, però, “gli effetti del continuo deterioramento dovuto all’intervento umano, compreso il continuo sviluppo, gli impatti del cambiamento climatico e del turismo di massa minacciano di causare cambiamenti irreversibili all’OUV [eccezionale valore universale]” di Venezia”, conclude il rapporto.

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