Ambiente

Amazzonia: è ora di dire basta alla narco-deforestazione

A Belem, l’8 e 9 agosto il vertice tra i presidenti degli otto Paesi membri dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica mirerà a raggiungere un accordo per combattere la criminalità ambientale
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7 agosto 2023 Aggiornato alle 12:00

Il passaggio di testimone al Palácio do Planalto tra Jair Bolsonaro e Lula ha riportato la cura dell’Amazzonia al centro del dibattito pubblico in Brasile e non solo, dopo un quadriennio in cui la Foresta ha subìto una vera e propria carneficina ambientale.

Con l’estrema destra al potere – calcola un recente rapporto di MapBiomas, rete collaborativa brasiliana formata da Ong, università e startup tecnologichesono stati abbattuti 21 alberi al secondo, per un totale di oltre 300.000 interventi di deforestazione.

Il cambio di passo è stato evidenziato dalla ministra dell’Ambiente brasiliana Marina Silva, secondo la quale nel mese di luglio la deforestazione della porzione di Amazzonia sotto la giurisdizione del Paese è diminuita di almeno il 60% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

Il sistema di allerta satellitare Deter stabilirà il quantitativo esatto di alberi “risparmiati”, ma analisti indipendenti si sono già sbilanciati descrivendo i dati preliminari come “incredibili” e affermando che il miglioramento potrebbe essere il più significativo dal 2005.

Merito delle misure del nuovo Governo, che ha penalizzato fiscalmente gli accaparratori di terre, delimitato un numero maggiore di zone indigene e di aree di conservazione, e organizzato operazioni paramilitari per cacciare i minatori illegali.

Il prossimo orizzonte d’azione è la “narco-deforestazione”, come è stata definita in un rapporto delle Nazioni Unite del mese scorso, ossia la lotta aperta ai gruppi criminali che operano nella Foresta, bande operative nella produzione e nel trasporto della droga che spesso riciclano i proventi attraverso la speculazione fondiaria illegale, il disboscamento e l’estrazione di metalli dal sottosuolo.

Spinta dai raccolti abbondanti di coca andina e dalla domanda da record di cocaina in Europa, infatti, l’Amazzonia è sempre più utilizzata come arteria del narcotraffico.

Carichi illeciti la attraversano facilmente su imbarcazioni, aerei e perfino piccoli sottomarini vista la difficoltà di attuare controlli sul territorio impervio da parte delle autorità.

Il prossimo 8 agosto è previsto a Belem, in Brasile, un vertice tra i presidenti degli otto Paesi membri dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica (Acto) per raggiungere un accordo sulla lotta comune contro questi fenomeni.

Lula, che ospiterà il meeting, ha già messo sul tavolo una serie di misure per combattere la criminalità ambientale: la più importante è stata la creazione di una direzione specializzata della polizia federale focalizzata esclusivamente sull’Amazzonia.

In una riunione della polizia internazionale a Belem il giorno prima del vertice presidenziale il Brasile promuoverà inoltre piani per condividere le tecnologie di laboratorio in grado di individuare le zone di provenienza di legno e oro, due dei materiali più estratti nella Foresta, e stabilire quindi se siano stati ottenuti illegalmente, a esempio forzando i confini di qualche riserva indigena.

L’amministrazione di Lula ha anche proposto la creazione di un centro per la cooperazione internazionale di polizia nella principale città amazzonica, Manaus.

Già in passato i Paesi dell’Amazzonia avevano firmato un accordo vincolante che li impegnasse a cooperare nella lotta ai crimini ambientali: era la Dichiarazione di Leticia del 2019, disattesa anche per colpa di dissapori politici tra Bolsonaro, l’ex presidente della Colombia Ivan Duque e il presidente del Venezuela Nicolás Maduro.

Con l’arrivo nello scenario politico del Sud America di Lula e di Gustavo Petro, nuovo volto progressista insediatosi a Bogotá, le cose potrebbero cambiare in meglio, nell’interesse della Foresta e – di rimando – di tutto il Pianeta.

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