Ambiente

Inondazioni: Enea mappa le aree a rischio

L’ente di ricerca italiano sta realizzando “cartine geografiche” dei territori più vulnerabili, grazie all’impiego di modelli digitali e analisi sul campo. Disponibili (per ora): Toscana, Sardegna e Lazio
Credit: ANSA/EMANUELE VALERI
Tempo di lettura 3 min lettura
22 agosto 2023 Aggiornato alle 18:00

Oggi esiste uno strumento in più contro il cambiamento climatico: è il servizio di Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che sta mappando le aree italiane a rischio inondazione. Sono già disponibili le “carte geografiche” ad hoc di alcune zone costiere in Toscana, Sardegna e Lazio.

Per individuare i territori più a rischio, il sistema unisce “modelli ad alta risoluzione, tecnologie satellitari e rilievi sul campo”. Nel dettaglio sono pronte le mappe di Follonica-Piombino e Marina Di Campo in Toscana, Fertilia-Alghero in Sardegna e Parco Nazionale del Circeo (Latina-Sabaudia) nel Lazio, mentre sono in preparazione quelle dei litorali di La Spezia, Roma, Napoli, Brindisi, Taranto e Cagliari.

L’idea è stata annunciata proprio nel cuore di un’estate che ha registrato eventi quasi “contrapposti”, dal caldo estremo alle inondazioni, appunto: gli scienziati hanno confermato che le condizioni atmosferiche di questo periodo sono un chiaro segnale della crisi climatica.

Il nuovo servizio è stato sviluppato da un team di ricercatori composto da climatologi, oceanografi, geologi ed esperti GIS, ovvero coloro che si occupano di applicare competenze informatiche alla geografia.

Enea ha presentato questa iniziativa a Roma al XXI Congresso International Union for Quaternary Research (INQUA), una delle più importanti conferenze internazionali dedicata alle scienze del Quaternario, che studiano l’evoluzione del Pianeta e degli ecosistemi.

Il sistema è pensato perché le amministrazioni pubbliche, locali e nazionali, o comunque i “decisori” possano tenere sotto controllo la situazione e programmare operazioni di contrasto rispetto alla crisi climatica.

Sergio Cappucci, del Laboratorio Enea di Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico, ha spiegato: «I risultati dei nostri studi hanno dimostrato che entro la fine del secolo, i beni maggiormente esposti al rischio di inondazione sono le zone umide, le aree di retrospiaggia e retroduna e alcune infrastrutture marittime».

Ai fini della la mappatura, si parte dai modelli digitali del terreno presenti su piattaforme italiane ed europee, come il Portale Cartografico Nazionale e Copernicus, per i movimenti verticali della superficie terrestre. Dopodiché vengono individuate le aree costiere che nei prossimi decenni saranno più vulnerabili rispetto alle variazioni del livello del mare. A questo proposito, sono risultati particolarmente utili i modelli digitali terrestri disponibili per il periodo 2008-2012: i dati sono ad altissima risoluzione per praticamente tutto lo Stivale.

Questi modelli sono stati perfezionati con rilievi sul campo: misurazioni, campionamenti, datazioni e rilievi geologici. Così è possibile inoltre valutare “tettonica, subsidenza, carico e compattazione dei sedimenti litosferici, aggiustamento glaciale e variazioni delle falde acquifere conseguenti allo sfruttamento delle risorse idriche”, si legge sul sito dell’Agenzia.

Leggi anche
Estate bollente
di Ilaria Marciano 3 min lettura
Emergenze
di Alessandro Leonardi 3 min lettura