Ambiente

Jojo Mehta: «istituire il reato di ecocidio per salvare gli ecosistemi»

Nonostante la crisi climatica ed ecologica globale sia al centro delle agende internazionali, continuiamo a danneggiare e distruggere l’ambiente. Ecco la soluzione della direttrice del movimento Stop Ecocide International
Credit: Tsein Wong

Ci viene ripetutamente detto che non abbiamo tempo e la nostra attenzione viene richiamata su questioni di giustizia climatica. Gli accordi, i trattati e le cause civili, però, non riescono a prevenire la continua distruzione di ecosistemi e il danneggiamento del nostro pianeta. Per questo motivo, fin dalla sua fondazione nel 2017, Stop Ecocide International (Sei) propone di cambiare le regole e includere l’ecocidio nel diritto penale internazionale.

Che cos’è l’ecocidio

Viene generalmente inteso come il danneggiamento di massa e la distruzione degli ecosistemi in modo diffuso, grave o sistematico o, come suggerisce il termine stesso, “uccidere la propria casa”.

L’anno scorso l’Independent Expert Panel, convocato da Stop Ecocide International su richiesta di un gruppo di parlamentari svedesi, ha stilato una definizione legale che potesse essere considerata dagli Stati per una proposta di emendamento alla Corte Penale Internazionale.

Da poco tradotta anche in italiano, questa definizione indica l’ecocidio come “atti illegali o arbitrari commessi nella consapevolezza di una sostanziale probabilità di causare un danno grave e diffuso o duraturo all’ambiente con tali atti”.

Quali sono gli obiettivi della campagna di Stop Ecocide International

L’obiettivo finale è rendere l’ecocidio il quinto crimine internazionale, insieme a genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini d’aggressione – già riconosciuti nello Statuto della Corte Penale Internazionale.

Secondo Jojo Mehta, direttore esecutivo di Sei, è possibile che avvenga in 5 anni, un periodo di tempo ragionevole che permetterebbe a tutti gli attori coinvolti di prendere confidenza e a Sei di continuare ad ampliare il supporto della campagna e a incoraggiare i singoli Stati a inserire l’ecocidio nei codici penali nazionali.

Questo nuovo reato non solo supporterebbe le norme ambientali vigenti, ma ci costringerebbe a cambiare prospettiva e a prendere sul serio i danni che stiamo facendo all’ambiente. Inoltre, ha il potenziale di incentivare pratiche aziendali sostenibili, introducendo un nuovo limite legale e morale.

Infatti, come «non possono chiedere una licenza per uccidere», allora le aziende dovranno anche considerare l’impatto ambientale delle loro operazioni e “fare la cosa giusta”.

«Siamo coscienti che, all’interno della crisi climatica ed ecologica, ci saranno dei cambiamenti. L’ecocidio dà l’opportunità di creare un sistema positivo che ci permetterebbe di vivere in armonia con la natura. Ci permetterebbe di passare da un sistema disfunzionale a uno funzionale e, anche se si tratta di un “intervento” strategico e mirato, comporterebbe cambiamenti enormi», dichiara Jojo Mehta.

Qual è la strategia della campagna

Sei si sta adoperando per creare una rete di supporto globale, interagendo con un gruppo di persone il più ampio ed eterogeneo possibile, anche nella sua formazione. Il suo successo deriva soprattutto, ma non solo, dagli sforzi di sensibilizzazione a livello internazionale e nazionale, e dalla sua presenza nei principali summit. Oltre a essere già intervenuta a tanti eventi internazionali solo quest’anno, «parteciperemo alla settimana climatica di New York, alla Cop27 in Egitto, all’Assemblea degli Stati Parte della Corte Penale Internazionale e alla Cop15 sulla biodiversità a Montreal», afferma Jojo Mehta.

Stop Ecocidio Italia

Recentemente, è stato creato un “ufficio” italiano sotto il nome di Stop Ecocidio Italia che, come le altre reti nazionali, si adopera per incentivare l’introduzione dell’ecocidio nella legislazione nazionale, coinvolgendo il più ampio numero di associazioni affini, enti accademici e partiti liberali progressisti.

Dani Spizzichino, leader della campagna italiana, sostiene che se si introducesse l’ecocidio nel codice penale, questo darebbe all’Italia un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. «L’Italia seguirebbe un trend di iniziative politiche, legislative e costituzionali che andrebbero a completare la protezione ambientale con un emendamento sulla tutela del paesaggio e biodiversità, e portando a iniziative economiche che non rechino danno all’ambiente», dichiara.

Stop Ecocidio Italia, proprio per una maggiore sensibilizzazione, è anch’essa intervenuta in diversi eventi.

Solo nel 2022, ha partecipato, a marzo, alla conferenza in occasione della celebrazione dei Trattati di Roma con Volt Europa e Non c’è Pace Senza Giustizia, e a un evento con Volt Bologna e l’Alma Mater Studiorum; a maggio, a due conferenze organizzate dalle facoltà di legge della Bicocca e della Cattolica, e ha organizzato un workshop in collaborazione con Hikma. Il 22 settembre, inoltre, è previsto un intervento di Dani Spizzichino e Luigi Daniele, collaboratore della campagna italiana, a un webinar organizzato dall’avv. Veronica Dini.

Leggi anche