Ambiente

Gli scienziati scrivono ai media: “Parlate di crisi climatica non omettendo cause e soluzioni”

Oltre 100 esperti, tra cui il Nobel Giorgio Parisi, chiedono a giornali, siti, radio e tv di affrontare le questioni climatiche in modo corretto, ricordando che “la crisi del clima è legata alle emissioni dell’uomo”
Credit: Stefania Sepulcri
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28 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Sono giorni caldi anche sul fronte dell’informazione climatica.

In queste oltre due settimane di anticiclone africano che ha da poco lasciato l’Italia il numero di eventi estremi che ha colpito il Paese, dalle grandinate e le alluvioni del Nord sino alle temperature bollenti e gli incendi del Sud, ha logicamente portato tutte le testate e i media nazionali ad affrontare le questioni climatiche.

Già, ma come? Se in alcune trasmissioni televisive e giornali è stato dato conto dei disastri sminuendo però il collegamento con la crisi del clima (da “c’è sempre stato caldo” a “il caldo non è una notizia” sino alle varie accuse di “terrorismo climatico”), in altri è prevalsa spesso una visione allarmistica, non accompagnata però da dati e soluzioni che ricordano come il collasso del clima sia opera dell’uomo, lo stesso che ha oggi i mezzi per provare a fermare l’avanzata delle temperature.

Eppure, il clima non ha né colore politico né è un argomento di cui si può parlare senza fare riferimento a ciò che dice la scienza. Per tutto questo, e affinché i cittadini abbiano una reale visione e informazione di cosa sta accadendo, 100 scienziati italiani tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi hanno firmato un appello rivolto direttamente ai media, invitandoli a “parlare delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni”.

Perché “omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore”.

Tra i firmatari ci sono esperti di clima, fisici, ricercatori di centri importanti come Cnr o Ispra, ma anche scienziati che lavorano all’Imperial College London oppure a Stanford.

Di seguito, il testo integrale della lettera

Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore.

È nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate. Il mese di giugno 2023 è stato, a livello globale, il più caldo da quando si registrano le temperature. Non sappiamo ancora quanti morti provocheranno le ondate di calore di questa estate, ma sappiamo quanti ne ha provocati il caldo intenso di quella scorsa: più di 60.000 nella sola Europa, 18.000 nel nostro Paese, il più colpito.

Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori. Tuttavia, i media italiani parlano ancora troppo spesso di “maltempo” invece che di cambiamento climatico.

Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini.

Nel suo ultimo rapporto, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili. Ed è altrettanto chiaro su quali siano le soluzioni prioritarie: la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili.

È questa la strategia giusta per fermare l’aumento delle temperature, ed è tecnologicamente ed economicamente attuabile già oggi. A questo devono aggiungersi politiche di adattamento per proteggere persone e territori da quegli effetti del cambiamento climatico divenuti ormai irreparabili. Non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate.

Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro.

Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050. Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti”.

Secondo Antonello Pasini, primo firmatario dell’appello e Fisico del Clima del Cnr, «non bisogna aver paura di dire che il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici a esso associati sono dovuti ad azioni umane. Averlo scoperto non è una sciagura, ma una buona notizia. Se il cambiamento fosse stato naturale non avremmo potuto far altro che difenderci da una ‘natura maligna’. Così invece possiamo agire sulle cause per diminuirne gli effetti. Il nostro futuro è nelle nostre mani e, un’informazione corretta, questo deve far capire».

Anche per Giorgio Vacchiano, Professore associato in Gestione e pianificazione forestale dell’ Università degli Studi di Milano, e Presidente del Climate Media Center Italia, l’associazione che ha lanciato l’iniziativa, «siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Un futuro sostenibile, che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, è ancora possibile se abbiamo il coraggio, come cittadini e come Paese, di passare dalla consapevolezza alla decisione, e dalla decisione all’azione».

Infine, per Cristina Facchini Presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima (Sisc)/Cnr-Isac, «dobbiamo avere il coraggio di dare una svolta a questa pericolosa deriva della rassegnazione, o ancora peggio della negazione dei cambiamenti climatici, e parlare di soluzioni e di un futuro migliore per il genere umano, inteso come parte della biodiversità che popola il Pianeta».

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