Ambiente

“No Al Jaber come presidente Cop28”: lettera di 130 parlamentari Ue e Usa

Per la prima volta la politica internazionale tuona contro l’ingerenza delle industrie del fossile sui negoziati per il clima. Tra i firmatari della missiva indirizzata all’Onu anche diversi europarlamentari europei
Credit: atlanticcouncil.org
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25 maggio 2023 Aggiornato alle 16:00

Non più solo attivisti e società civile, ora anche la politica scende in campo contro quello che appare un gigantesco paradosso. Con una lettera firmata da circa 130 tra membri del Congresso degli Stati Uniti e parlamentari europei, una serie di politici e legislatori ha chiesto la rimozione dal ruolo di presidente della Cop28 del sultano Al Jaber, nominato ai vertici della Conferenza delle parti sul clima di Dubai nonostante la sua posizione di dirigente per una delle compagnie petrolifere più importanti degli Emirati.

Mentre la scienza continua a ripeterci che il collasso climatico è causato principalmente dalle emissioni climalteranti, quelle prodotte soprattutto dalle industrie dei combustibili fossili, scegliere come presidente della più importante conferenza sul clima mondiale un petroliere era apparso fin da subito paradossale: la giustificazione degli Emirati è sempre stata però quella di mostrare l’altro volto del sultano, a oggi impegnato con più progetti di grande portata sulle energie rinnovabili.

Nonostante ciò, una larga parte di rappresentanti delle politica Usa e europea ha deciso di inviare una lettera congiunta, indirizzata alle Nazioni Unite, alla alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, affinché prendano posizione netta per portare alla rimozione, come incarico, del sultano. Fra i firmatari anche alcuni europarlamentari europei italiani come Rosa D’Amato, Ignazio Corrao, Fabio Massimo Castaldo e Dino Giarrusso.

“La decisione di nominare presidente della Cop28 l’amministratore delegato di una delle più grandi compagnie petrolifere e del gas del mondo, una società che ha recentemente annunciato l’intenzione di aggiungere 7,6 miliardi di barili di petrolio alla sua produzione nei prossimi anni e che rappresenta il quinto aumento più grande nel mondo, rischia di minare i negoziati” scrivono i politici nella missiva.

La paura è infatti, dopo la forte presenza di lobbisti dell’Oil & Gas all’ultima Cop in Egitto, che anche per l’appuntamento di fine anno a Dubai il vertice sul clima - fondamentale per tracciare la rotta contro l’avanzata della crisi climatica - possa risultare poco incisivo.

Da entrambe le sponde dell’Atlantico scrivono infatti che i colloqui sarebbero “gravemente compromessi dall’avere al timone un dirigente di una compagnia petrolifera”. Allo stesso tempo i firmatari sottolineano la necessità di misure per limitare l’influenza delle grandi aziende sulle Cop e sostengono che i primi passi in tal senso devono essere compiuti già durante i colloqui tecnici sul clima delle Nazioni Unite del mese prossimo a Bonn in Germania.

”È essenziale che noi proteggiamo la politica climatica dalle interferenze inquinanti adottando regole concrete che limitino l’influenza dell’industria dei combustibili fossili e dei suoi lobbisti nel processo decisionale”.

Dalla organizzazione della Cop28 replicano sostenendo che Al Jaber ha anche una “carriera ventennale nello spazio delle energie rinnovabili” e rimarcano come “lavorando in tutto lo spettro del settore energetico, unita alla sua esperienza come leader senior del settore globale, Al Jaber ha risorse che contribuiranno a guidare l’approccio trasformativo degli Emirati Arabi Uniti alla Cop28”.

Eppure, le motivazioni non convincono i parlamentari che esplicitamente scrivono ai potenti del mondo: “Vi invitiamo a esercitare pressione sugli Emirati Arabi Uniti affinché la Cop non venga affidata ad Al Jaber”.

Con questa lettera, firmata da numerosi esponenti della politica internazionale, è di fatti la prima volta che avviene un’azione coordinata di tale portata da parte dei legislatori per tentare di limitare l’influenza delle industrie fossili sui negoziati per il clima.

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