Diritti

Droghe, utilizzate dal 28% dei giovani nel 2022

2 anni prima, erano il 18,7%. Aumentano anche i consumi di alcool e psicofarmaci, soprattutto tra le ragazze. I dati della relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze
Credit: Mishal Ibrahim
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 luglio 2023 Aggiornato alle 13:00

Il 27,9% dei giovani ha fatto uso almeno una volta in un anno di sostanze stupefacenti. 2 anni fa, erano il 18,7%. A dirlo è la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, che ha registrato come “da un punto di vista dei consumi appare in aumento sia nella fascia 18-64 anni sia nella fascia 15-19 anni”.

A crescere non è solo l’utilizzo di cannabinoidi sintetici e NPS, le “nuove sostanze psicoattive” (dall’inglese Novel Psychoactive Substances), un gruppo eterogeneo di molecole di origine sintetica che mimano sostanze stupefacenti come cannabis, ecstasy o allucinogeni (rientra tra questi la ketamina) che, spiega la Relazione, “hanno come fonte principale di acquisto il mercato del web”. Aumenta, infatti, anche l’utilizzo di psicofarmaci (SPM), in particolare nella fascia 15-19 anni: la percentuale di chi li ha utilizzati almeno una volta è pari al 10,8%, nel 2021 era il 6,6%.

La cocaina continua a essere estremamente diffusa nel nostro Paese; si registra un aumento sia a livello di mercato che di consumo. Di nuovo, il dato è in crescita tra i giovanissimi (nel 2022 circa 44.000 studenti, ossia il 2% della popolazione studentesca, tra i 15 e i 19 anni l’ha utilizzata), ma tutte le fasce d’età sono interessate. “Sono mezzo milione le persone tra i 18 e gli 84 anni (1,1%) che ne hanno fatto uso nel corso dello stesso anno rendendo evidente che la cocaina resta una delle sostanze stupefacenti più diffuse nel Paese, dato confermato anche dalle analisi delle acque reflue”.

In crescita anche il consumo di cannabis: circa 4 milioni di persone tra i 18 e gli 84 anni (8,5%) hanno riferito di averla utilizzata, un dato che sale al 24% tra gli studenti tra i 15 e i 19 anni. I dati sembrano essere tornati ai livelli pre-pandemici.

Torna ai livelli pre-2020 anche il consumo di oppiacei tra gli studenti (1%), in aumento tra la popolazione generale: sono 750.000 le persone fra i 18 e gli 84 anni (1,4%) che riportano l’uso almeno una volta di eroina/oppiacei nell’anno, un valore 3 volte superiore rispetto al 2017. Questo incremento, spiega la Relazione, “potrebbe risentire della recente maggiore disponibilità di farmaci a base oppiacea, interpretazione sostenuta dal fatto che gli incrementi maggiori sono stati osservati nella popolazione femminile fra i 55 e i 74 anni”.

Gli aumenti nelle donne, però, non riguardano solo le fasce di età più avanzate, né esclusivamente gli oppiacei: “la condizione femminile all’interno del panorama delle dipendenze, già di per sé meritevole di un’attenzione particolare, è protagonista specialmente nelle popolazioni giovanili di importanti cambiamenti”, si legge infatti nel paragrafo della Sintesi della Relazione dal titolo Donne e dipendenze: cambiamenti di tendenza e nuove sfide.

Se tradizionalmente il consumo di sostanze è associato ai ragazzi, si sta assistendo a una riduzione del divario di genere. Il dato più rilevante è quello osservato fra le studentesse di 15 e 16 anni, “che presentano prevalenze di consumo uguali o superiori ai coetanei per quanto riguarda l’uso di cannabinoidi, Nuove Sostanze Psicoattive (NPS), cocaina e oppiacei”.

Le ragazze, però, fumano e bevono di più: “il 2022 ha fatto inoltre registrare il sorpasso dei consumi femminili su quelli maschili per quanto riguarda l’utilizzo di tabacco e gli eccessi alcolici, dato che si va a sommare al consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica da sempre appannaggio tipicamente femminile”, che più in generale ha riguardato il 4,5% della popolazione italiana tra i 18 e gli 84 anni. V

Con l’aumento dei consumi (e con una generale tendenza dell’aumento del principio attivo a fronte di un prezzo più basso) si registra anche un aumento generale dell’utenza dei servizi pubblici e delle comunità terapeutiche, oltre che un contemporaneo aumento degli accessi al Pronto Soccorso e dei ricoveri dovuti a problematiche droga-correlate”. Non solo: sono un aumento anche le diagnosi di infezione da HIV e AIDS, soprattutto quelle tardive.

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