Diritti

Negli Stati Uniti la cannabis è legale?

Venerdì scorso è passato alla Camera il MORE Act per la depenalizzazione della droga leggera a livello federale. Ora bisognerà attendere l’eventuale approvazione del Senato
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7 aprile 2022 Aggiornato alle 09:00

Negli Stati Uniti il consumo di marijuana è illegale a livello federale, ma in alcuni Stati esistono normative interne differenti. Attualmente Washington, Oregon, California, Nevada, Arizona, Alaska, Nuovo Messico, Colorado, Montana, Illinois, Michigan, Virginia, New Jersey, New York, Connecticut, Massachusetts, Vermont, Distretto di Columbia e Maine sono gli stati dove la marijuana è legale (sia per uso medico che non), mentre solo in Nebraska e Idaho è completamente illegale (anche per scopi terapeutici).

Con questo quadro in mente, così variegato e confusionario, è stato proposto il Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement Act per la sua depenalizzazione a livello federale. La proposta è stata approvata venerdì primo aprile dalla Camera dei rappresentanti, con 220 voti a favore e 204 contro. Nessun pesce d’aprile.

Il punto principale del MORE Act riguarda la depenalizzazione: più nello specifico, la rimozione «della marijuana dalla lista delle sostanze classificate ai sensi del Controlled Substances Act», lo statuto che negli Usa stabilisce la politica federale in materia di droghe. In questo modo, si eliminerebbero le sanzioni penali per chi produce, distribuisce o possiede marijuana in egual modo in tutti i singoli stati.

Parliamo al condizionale, perché ora la proposta dovrà passare al Senato. L’idea che il MORE Act non venga approvato è opinione diffusa sia tra i media che tra i sostenitori della proposta, nonostante alla Camera tre rappresentanti repubblicani si siano schierati con la maggioranza democratica. Come hanno scritto sia il New York Times che l’agenzia di stampa britannica Reuters, difficilmente l’atto otterrà i 60 voti necessari per arrivare alla scrivania del Presidente Biden, proprio a causa del mancato supporto repubblicano.

Ma, come ha sottolineato il quotidiano statunitense, per i sostenitori della proposta è comunque un passo importante perché si spera che il dibattito possa portare in futuro a un maggior consenso. È già accaduto se ci pensiamo (nel 2020 era stata proposta una legislazione simile).

Gli altri punti del MORE Act includono la sostituzione a livello legale dei riferimenti alla “marijuana” con “cannabis”, la revoca di condanne e la revisione di sentenze relative ai reati federali per il suo consumo, la disponibilità di prestiti e servizi della Small Business Administration (agenzia governativa che fornisce supporto a imprenditori e a piccole imprese) alle aziende o ai fornitori di servizi legati alla cannabis, una tassa sui prodotti importati e realizzati in loco.

«Riducendo i costi delle forze dell’ordine e della carcerazione e imponendo una nuova tassazione, il disegno di legge farebbe risparmiare al governo centinaia di milioni di dollari - ha scritto il New York Times - L’Ufficio di bilancio del Congresso ha stimato che l’atto ridurrebbe il deficit federale di quasi 3 miliardi di dollari nel prossimo decennio». «Le vendite nel settore hanno raggiunto i 20 miliardi di dollari nel 2020 e si prevede che raddoppieranno entro il 2025», prosegue il giornale. Ovviamente, con transazioni in contanti. Ma il MORE Act potrebbe aprire la strada ai servizi bancari dell’industria della cannabis.

Inoltre, la depenalizzazione rappresenterebbe anche un questione etnica, essendo i condannati per reati legati alla marijuana prevalentemente persone nere. L’organizzazione Norml (National Organization for the Reform of Marijuana Laws) ha riportato i risultati di un’analisi condotta dalla American Civil Liberties Union nel 2020, i quali mostrano come le persone nere abbiano 3,64 volte più probabilità di essere arrestate per possesso di marijuana rispetto alle persone bianche, nonostante i tassi di utilizzo siano comparabili. «Non fate errori, questa è una legge sulla giustizia razziale», ha detto Barbara Lee, rappresentante alla Camera per la California.

Tra le contestazione repubblicane emerse venerdì durante il dibattito alla Camera, oltre l’idea che i democratici si stiano focalizzando su questioni poco urgenti al momento, anche la preoccupazione riguardo la maggiore esposizione dei bambini all’uso della cannabis qualora questa venisse depenalizzata.

«Centinaia di milioni di americani vivono in stati che hanno legalizzato in diverse forme la cannabis, mentre rimane illegale a livello federale», scrivevano a febbraio i senatori Charles E. Schumer, Ron Wyden e Cory A. Booker in una lettera indirizzata ai propri colleghi. Come possono infatti queste differenze interne tra i singoli stati portare a un chiaro quadro legislativo?

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