Culture

La guerra e i suoi effetti negli scatti di Ivor Prickett

Fino al 30 luglio, a Reggio Emilia, è possibile visitare No home from war: tales of survival and loss, la prima mostra in Italia del fotografo irlandese in occasione del festival Fotografia Europea 2023
2022, Ucraina. Membri di un’unità di forze speciali ritornano dopo aver condotto un’operazione notturna mirata alle forze armate russe.
2022, Ucraina. Membri di un’unità di forze speciali ritornano dopo aver condotto un’operazione notturna mirata alle forze armate russe. Credit: Dalla serie "Fighting to Exist”, Ivor Prickett
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23 luglio 2023 Aggiornato alle 17:00

Cinquanta fotografie, scattate in un arco temporale di sedici anni, catturando i volti di chi ha vissuto sulla propria pelle un conflitto e tutto ciò che si porta dietro. Prima la minoranza serba sfollata in Croazia negli anni Novanta, poi i rifugiati in Medio Oriente e i migranti in Europa.

Il lavoro di Ivor Prickett, fotoreporter irlandese, classe 1983, che vive e lavora a Istanbul, è esposto in una mostra fotografica intitolata No Home from War: Tales of Survival and Loss, la prima in Italia a raccogliere i suoi scatti.

La Collezione Maramotti di Reggio Emilia ospita le sue foto fino al 30 luglio, in occasione del festival di Fotografia Europea 2023 dal titolo Europe Matters. Visioni di un’identità inquieta. Si tratta della più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino a oggi. L’ingresso alla mostra è gratuito. Le immagini seguendone la cronologia accompagnano i visitatori in vari scenari di conflitto dal 2006 al 2022.

Dopo gli studi in Documentary Photography presso l’Università di Wales Newport (UK), Prickett ha iniziato a occuparsi di Europa e Medio Oriente con l’urgenza di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall’appartenenza all’uno o all’altro schieramento.

Nei suoi scatti la dimensione domestica è centrale: la casa è spazio reale e luogo interiore primario di protezione, appartenenza e radicamento, che ritorna, in diverse configurazioni. Il lavoro di Prickett parte, infatti, da una dimensione intima e dalle conseguenze sociali e umanitarie dei conflitti nel lungo periodo, spostandosi nei luoghi di migrazione forzata e nelle terre di ricercato rifugio, fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento.

Dal 2006 al 2010 il fotogiornalista è nei Balcani e nel Caucaso, dove si concentra soprattutto su singoli individui e su piccoli gruppi familiari come nuclei di resistenza e tentativi incarnati di ri-esistenza. Tra il 2013 e il 2015 è testimone della crisi umanitaria derivata dalla guerra in Siria, della fuga di milioni di profughi in Medio Oriente e di migranti in Europa. Poi scatta in prima linea al seguito dei contingenti militari iracheni in Siria e Iraq, dove documenta la guerra contro lo Stato Islamico (ISIS).

Infine, con lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022, l’occhio di Prickett si sofferma sul crollo degli edifici e sul vuoto prodotto dai bombardamenti, aprendo uno squarcio sull’atrocità della situazione bellica in corso oggi in Europa.

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