Culture

DIVA: la mostra londinese delle star che hanno cambiato il mondo

250 oggetti e 60 look imperdibili esposti al Victoria & Albert Museum, per celebrare il potere e la creatività delle grandi artiste di ieri e oggi
Credit: courtesy V&A
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10 luglio 2023 Aggiornato alle 12:00

“Sono un’artista e ho la capacità e il libero arbitrio di scegliere il modo in cui il mondo mi immagina. Non lasciare mai che un’anima ti dica che non puoi essere esattamente chi sei”. Parola di Lady Gaga, una delle star contemporanee che meglio riassume il messaggio della mostra DIVA, inaugurata a giugno al Victoria & Albert Museum di Londra e in cartellone fino al 7 aprile 2024.

In esposizione più di 250 oggetti tra moda, fotografia, design e oltre 60 look che celebrano il potere e la creatività delle artiste più iconiche, mostrando come il ruolo e concetto di “diva” sia stato interpretato, sovvertito e riformulato nel tempo attraverso l’opera, il teatro, il cinema e la musica.

Tra i pezzi cult, anche inediti, l’abito nero con frange indossato da Marilyn Monroe in A qualcuno piace caldo del 1959; il costume disegnato da Christian Dior per Vivian Leigh nella commedia Duel of Angels all’Apollo Theatre nel 1958; la collezione di Maria Callas per Norma alla Covent Garden Opera Company nel 1952.

E ancora: lo schizzo del vestito di Flame per Tina Turner di Bob Mackie del 1977, uno scatto della cantante Lizzo con un abito di finto ermellino con la fascia “Don’t be a drag just be a queen” di Viktor&Rolf nel 2021; il look con parrucca e strascico stile Luigi XVI indossato da Elton John per il suo 50° compleanno e disegnato da Sandy Powell.

«Al centro di questa mostra c’è una storia di artiste iconiche che con creatività, coraggio e ambizione hanno sfidato lo status quo e hanno usato la loro voce e la loro arte per rivendicare il termine diva» ha spiegato Kate Bailey, Senior curator of theatre and performance del V&A.

La prima a potersi fregiare di questo appellativo è stata l’attrice italiana Isabella Andreini (1562-1604). “Descritta come un genio poliedrico, Andreini trascendeva le sue umili origini, era appassionata di educazione e affascinava il pubblico con la sua eloquenza divina - scrive Bailey nel catalogo della mostra - Le sue esibizioni sembravano creare un’esperienza viscerale che combinava l’intimità pubblica e l’autenticità con un personaggio sovrumano, attirando un culto di adoratori”.

Nel 1883 l’Oxford English Dictionary definì per la prima volta la diva come “un’illustre cantante femminile, una prima donna”. Da Adelina Patti a Sarah Bernhardt, da Eleonora Duse a Marie Lloyd, il cambio di secolo riempì il palcoscenico di artiste di carattere, autosufficienti e con la volontà di dare voce a una generazione di donne libere.

“You can’t stop a girl from thinking!” era il monologo teatrale portato in scena da Marie Lloyd, nuova voce della working class inglese. In America Josephine Baker divenne un role model per il ‘900, combinando arte, performance e politica, fornendo una voce cruciale nella lotta per l’uguaglianza razziale.

In tempi più recenti, spiega Kate Bailey, “la diva ha anche negoziato il suo posto nel rock, nel pop e nel country. Da Dolly Parton a Barbra Streisand, la musica popolare ha fornito alle donne una nuova piattaforma e un nuovo pubblico. Aretha Franklin e Joan Baez hanno dato alla diva energia per il cambiamento, mentre negli anni ‘70 Cher e Tina Turner hanno forgiato nuove identità e carriere, lavorando con stilisti visionari come Bob Mackie per costruire personaggi teatrali iconici”.

Negli anni ‘80 è il momento di Grace Jones e Madonna “che emergono per esprimere la loro sessualità e reinventare costantemente i loro personaggi pubblici”. E di artisti maschi come Elton John, Freddie Mercury e Prince che “hanno dimostrato come il concetto della diva sia fluido e possa essere sfruttato e incanalato dentro e fuori dal palco per creare nuovi spazi sperimentali in cui le stelle maschili potrebbero esprimere la femminilità ed essere spettacolari come le loro controparti femminili”.

E oggi? Convivono più dive, ognuna con un messaggio unico da lanciare. “Lady Gaga si sposta senza soluzione di continuità dai pluripremiati blockbuster di Hollywood alle produzioni teatrali metamorfiche. Lizzo sostiene la positività del corpo, Beyoncé trae ispirazione da una serie di intellettuali e leader neri per elevare la voce femminile del black empowerment” conclude Bailey.

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