Diritti

Fame da record: colpite 735 milioni di persone nel 2022

Nel 2019 erano 613 milioni. I dati del report di Fao, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Unicef, Oms e Programma alimentare mondiale (Pam)
Credit: Ann H
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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14 luglio 2023 Aggiornato alle 15:00

Sono circa 735 milioni le persone che hanno sofferto la fame nel 2022, rispetto ai 613 milioni del 2019: si tratta di 122 milioni di differenza, provocati da Covid, shock climatici e guerra in Ucraina. Lo rivela l’ultimo rapporto pubblicato da 5 agenzie specializzate delle Nazioni Unite: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il Programma alimentare mondiale (Pam).

Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo mostra un quadro preoccupante: lo spettro della fame minaccia centinaia di milioni di persone in più rispetto al periodo precedente alla pandemia, colpendo un massimo senza precedenti. Le speranze di porre fine alla fame entro la fine di questo decennio, come auspicato dall’obiettivo n°2 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, Fame Zero, sono quasi completamente svanite. Questo traguardo, nella prefazione del rapporto, viene definito “una sfida enorme”, perché si prevede che, nel 2030, “quasi 600 milioni di persone soffriranno”.

L’edizione 2023 del rapporto stima che nel 2022 la fame ha colpito un numero di persone compreso tra 691 e 783 milioni, raggiungendo una media allarmante mai toccata prima d’ora. Nel periodo tra il 2021 e il 2022 i dati sul fenomeno hanno subito una battuta d’arresto, ma molte regioni del Pianeta si trovano oggi alle prese con una peggioramento delle crisi alimentari.

In Africa, l’area maggiormente colpita da questa emergenza, 1 persona su 5 è afflitta dalla fame: si tratta di più del doppio della media globale. Per quanto riguarda la malnutrizione infantile, nel 2022 il 22,3% dei bambini di età inferiore ai 5 anni, cioè 148 milioni, presentava ritardi nella crescita, il 6,8% (45 milioni) mostrava segni di eccessiva magrezza e il 5,6% (37 milioni) era in sovrappeso.

«I motivi per sperare non mancano: alcune regioni sono sulla buona strada per conseguire, entro il 2030, alcuni obiettivi relativi alla nutrizione. Nel complesso, tuttavia, occorre venire in soccorso degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con un energico e immediato intervento a livello mondiale», ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in un video-messaggio trasmesso presso la sede delle Nazioni Unite a New York.

Alcuni progressi, infatti, sono stati compiuti in Asia e in America latina; qui l’indice sulla prevalenza della denutrizione è sceso dal 7,0% nel 2021 al 6,5% nel 2022: una diminuzione di 2,4 milioni di persone che soffrono la fame, ma ancora 7,2 milioni in più rispetto al 2019. Il calo più sostanziale si è registrato in Sud America, mentre nel 2022 il fenomeno appariva ancora in crescita nell’Asia occidentale, nei Caraibi e in tutte le sottoregioni del continente africano.

Secondo il rapporto, circa il 29,6% della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone, non ha avuto accesso costante al cibo nel 2022. Tra queste, circa 900 milioni di persone sono state esposte a insicurezza alimentare grave. Parallelamente, è peggiorata la capacità delle persone di accedere a un’alimentazione sana: il 42% dell’intera popolazione, ossia oltre 3,1 miliardi di persone, non ha potuto permettersela. Si tratta di un aumento complessivo di 134 milioni di individui rispetto al 2019.

L’insicurezza alimentare colpisce maggiormente le donne in ogni regione del mondo. Il divario di genere a livello globale si è notevolmente ampliato nel 2020 e nel 2021 sulla scia della pandemia, con le donne che hanno affrontato maggiori perdite di posti di lavoro e di reddito, e hanno avuto più responsabilità per ulteriori compiti di assistenza non retribuiti. Chi viveva nelle zone rurali aveva una probabilità ancora più alta di soffrire di insicurezza alimentare nel 2022. Nel 2021 il divario di genere ha raggiunto il 3,8%, con il 28,6% delle donne nel mondo che soffriva di insicurezza alimentare moderata o grave rispetto al 24,8% degli uomini.

Tuttavia, il gender gap in questo contesto, e a livello globale, che si era ampliato sulla scia della pandemia, si è ridotto a 2,4 punti percentuali nel 2022, calando notevolmente in Asia e in America Latina e nei Caraibi, ma ampliandosi in Africa, nel Nord America e in Europa.

Per la prima volta, poi, il rapporto annuale esamina anche l’aumento dell’urbanizzazione e la definisce una “megatendenza” che incide sulla qualità e sul tipo di alimentazione delle persone: “Considerando che, secondo le previsioni, entro il 2050 quasi 7 persone su 10 vivranno in città, i Governi e altri soggetti impegnati a contrastare la fame, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione, dovranno cercare di capire questi processi di urbanizzazione e tenerne conto nella definizione delle loro politiche”. Le persone che abitano nelle zone rurali continuano a essere le più colpite, con il 33% degli adulti colpiti rispetto al 26% di chi vive nelle zone urbane.

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