Diritti

Ogni quattro secondi una persona muore di fame

Ad essere più colpiti sono i Paesi del Terzo mondo. Lo denunciano 238 Ong di 75 diversi Stati che hanno scritto una lettera aperta ai leader mondiali riuniti all’Assemblea generale Onu
Credit: UgNinno Jackjr/ Unsplash
Tempo di lettura 3 min lettura
7 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Contate ad alta voce fino a quattro: appena finite, provate a pensare che una persona nel mondo è appena morta di fame.

Ogni quattro secondi sul Pianeta qualcuno muore di stenti e con le attuali condizioni verso cui ci spinge la crisi climatica purtroppo q si ripeterà sempre più spesso.

A denunciare questo inquietante quadro sono state di recente 238 Ong di 75 diversi Paesi che hanno scritto una lettera aperta recapitata ai leader mondiali riuniti all‘Assemblea generale delle Nazioni Unite. Chiedono a gran voce di fermare la crisi globale della fame: 345 milioni di persone, quasi come sei volte la popolazione italiana, soffrono di fame acuta, un numero che è raddoppiato dal 2019.

Una serie di criticità, dalla siccità e le ondate di calore o i fenomeni meteo intensi che caratterizzano la crisi climatica, passando per l’emergenza delle guerre e la crisi energetica ed economica, stanno acuendo le “ingiustizie dell’umanità” e in assenza di aiuti, altri milioni di persone rischiano la grave malnutrizione o la morte per fame.

Dati ribaditi anche dal rapporto Hunger Hotspots – Fao-Wfp early warnings on acute food insecurity pubblicato dalla Fao.

Ci sono aree però, spesso tra l’altro poco responsabili per le emissioni globali che intensificano la crisi climatica, che più di altre sono soggette ai rischi di carenza alimentare.

Per esempio Afghanistan e Yemen dove secondo il report le condizioni potrebbero presto peggiorare, o ancora in Somalia, Etiopia, Kenya dove fino a 26 milioni di persone affronteranno livelli critici di insicurezza alimentare.

Nel Corno d’Africa, dove persistono condizioni di siccità, ma anche di invasioni di cavallette e passaggi di fenomeni meteo intensi, la crisi climatica sta portando a una forte diminuzione dei raccolti, così come alle perdite di bestiame e allevamenti.

In Etiopia solo per la siccità è a rischio il futuro di 10 milioni di persone, mentre in Nigeria la crisi alimentare colpisce 20 milioni di africani. Terribili anche le condizioni del Sud Sudan, territorio soggetto a scontri, fame e inondazioni. Stesso discorso vale per il Pakistan devastato dalle alluvioni, dove milioni di persone sono rimaste senza casa, mentre Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Haiti, la regione del Sahel e la Siria sono altri territori che continuano a destare grande preoccupazione dal punto di vista della crisi alimentare.

L’assurdità, sostengono le Ong firmatarie della lettera, è che con i profitti derivanti da meno di 18 giorni di lavoro delle aziende del settore dei combustibili fossili, ovvero circa 49 miliardi di dollari, si potrebbero finanziare tutti gli appelli umanitari dell’Onu per il 2022, ma questo non avviene.

“Chiediamo agli Stati membri delle Nazioni Unite di mostrare leadership politica di fronte alla crisi alimentare globale traducendo le promesse in azioni immediate”, ribadiscono le associazioni.

Per questo, per una svolta radicale in un mondo dove pochi Paesi governano e possiedono tutto e altri sono costretti alla fame, con il rischio che altre 50 milioni di persone restino senza cibo, le Ong invitano i leader del Pianeta a impegni concreti con finanziamenti sufficienti, dal rafforzamento della resilienza dei sistemi alimentari alla lotta alla crisi climatica, così come la cancellazione dei debiti.

“In un mondo di abbondanza - concludono - lasciare che le persone muoiano di fame è una scelta politica” e questo “non può accadere”.

Leggi anche
cibo
di Simone Spetia 2 min lettura
Transizione energetica
di Giacomo Talignani 3 min lettura