Diritti

Bielorussia: il prigioniero politico Pushkin è morto in carcere

L’attivista sarebbe stato portato in ospedale già privo di sensi, spiega un testimone. La causa potrebbe essere stata un’ulcera perforante dovuta dal cibo e dalla mancanza di cure; la moglie parla di “strane circostanze”
via spring96.org
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Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
13 luglio 2023 Aggiornato alle 10:00

“Stanotte Ales Pushkin è morto in terapia intensiva in circostanze sconosciute”. È stato questo messaggio, pubblicato sul profilo Facebook di Janina Demuch, per comunicare al mondo la scomparsa di suo marito, artista bielorusso in carcere dal 2022. Lunedì 10 luglio era stato portato in un ospedale a Hrodna, vicino al confine tra Bielorussia, Polonia e Lituania, e è morto nella notte tra il 10 e l’11 luglio.

L’uomo, 57 anni, era un noto attivista politico. Da sempre molto critico del regime di Alexander Lukashenko, fu arrestato per la prima volta nel 1988 per aver partecipato a una manifestazione; l’anno successivo si esibì nella sua performance più famosa, dal titolo Pus for the President, in cui rovesciò una carriola piena di letame davanti all’ingresso dell’ufficio presidenziale di Minsk, posandoci sopra una fotografia di Lukashenko e infilzandola con un forcone.

“Da quel momento ci furono molte esibizioni, detenzioni, giorni di carcere”, racconta il centro per i diritti umani di Viasna, che ha diffuso la notizia della sua morte attraverso le parole della moglie Demuch. Per la performance del 1999 l’artista fu condannato a 2 anni di libertà vigilata, ma nel corso della sua vita continuò a dipingere il suo soggetto preferito, Lukashenko, in varie circostanze: all’inferno, circondato dalla polizia antisommossa, su un affresco in una chiesa nella città bielorussa di Bobr.

Ha preso parte attivamente alle proteste del Paese del 2020-2021 contro Lukashenko ed è apparso in una famosa fotografia che lo mostra mentre sventola la bandiera della Bielorussia democratica (bianco rosso bianca) mentre affronta un muro di agenti di sicurezza. La leader dell’opposizione bielorussa in esilio Sviatlana Tsikhanouskaya l’ha pubblicata scrivendo che il Paese “ha perso uno dei suoi figli più talentuosi e impavidi”, “l’incarnazione dello spirito indomabile del popolo bielorusso”, che sognava “una Bielorussia libera e democratica”. E ancora: ”È morto come prigioniero politico del regime e la responsabilità ricade sul suo carceriere, Lukashenko, e sui suoi compari”.

L’ultimo arresto di Pushkin risale al 30 marzo 2021, “per aver commesso azioni intenzionali mirate alla riabilitazione e giustificazione del nazismo” in occasione di una mostra in cui l’artista aveva esposto il ritratto dell’attivista e poeta bielorusso Yevgeny Zhikhar, considerato dalle autorità un collaboratore dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Secondo l’ufficio del pubblico ministero, citato da Viasna, Pushkin avrebbe “caratterizzato Zhikhar come una membro della resistenza bielorussa, un combattente contro i bolscevichi, glorificando e approvando così le sue azioni”.

La condanna è arrivata l’anno successivo: nel 2022 il tribunale di Minsk l’ha condannato a 5 anni di reclusione in una colonia a regime rigido per incitamento all’odio e “profanazione di simboli di Stato”. Quando la sentenza è stata pronunciata, Pushkin si è spogliato per protesta, mostrando dei tagli a forma di croce sul suo corpo: un gesto che gli è costato 13 giorni di isolamento in carcere.

Secondo una fonte che si è rivolta a Vesna, nella colonia di Ivatsevichy l’uomo sarebbe stato sottoposto a pesanti pressioni, anche per la lingua bielorussa. Gli attivisti per i diritti umani raccontano che l’11 novembre 2022 il giudice del distretto locale aveva deciso di trasferire Ales Pushkin al regime carcerario per 1 anno e mezzo, a Hrodna, dove nel giro di soli 6 mesi avrebbe perso 20 kg.

Un testimone che avrebbe assistito al suo ricovero, citato dal media bielorusso Most, ha riferito che Pushkin sarebbe stato portato in ospedale già privo di sensi, «praticamente morente», «con un buco nello stomaco». Secondo la fonte «non c’era possibilità di salvezza, è stato assassinato in prigione, non c’è altro modo per dirlo. È semplicemente impossibile che non abbia cercato aiuto in carcere, perché questo tipo di quadro clinico provoca un dolore acuto. Deve aver provato una sofferenza intensa, era come un pugnale nello stomaco». Secondo gli attivisti si tratta di un’ulcera perforante che potrebbe essersi infiammata a causa del cibo della prigione, oltre che per la mancanza di cure mediche.

La sera dell’11 luglio gruppi di bielorussi provenienti da tutto il mondo hanno reso omaggio alla memoria dell’artista: qualcuno, come riporta Viasna, ha portato candele, fiori, e bandiere biancorosse al Consolato Generale della Bielorussia a Białystok, in Polonia, altri l’hanno celebrato a Berlino, altri ancora all’ambasciata bielorussa in Lituania.

Da quando Lukashenko è stato rieletto, nell’agosto 2020, in quelle che sono state definite “elezioni farsa”, la Bielorussia è stata attraversata da massicce proteste duramente represse dalle autorità. La polizia ha arrestato più di 35.000 persone e costretto molte organizzazioni non governative e media indipendenti a chiudere.

Secondo Viasna, sarebbero 1.438 le persone considerate “prigionieri politici” in Bielorussia: “la maggior parte di queste è stata presa di mira da procedimenti penali politicamente motivati ​​in relazione agli eventi che hanno avuto luogo durante e dopo le elezioni presidenziali dell’agosto 2020”, sottolinea il gruppo di difesa dei diritti umani.

Pavel Latuska, membro del “gabinetto di transizione” fondato lo scorso anno e guidato dall’oppositrice Tikhanovskaya, ha scritto su Twitter: “Quanti bielorussi devono morire prima che vengano applicati gli strumenti di responsabilità penale internazionale per i crimini contro l’umanità commessi da Lukashenko?”

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