Diritti

Bielorussia: la condizione dei diritti umani è peggiorata

Il nuovo rapporto di Anaïs Marin, relatrice speciale Onu nel Paese, rivela come la repressione abbia raggiunto livelli senza precedenti nel 2020. Da quell’anno, si registra una media di 17 arresti al giorno
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Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00

«La situazione rimane catastrofica e purtroppo sta peggiorando continuamente». Così Anaïs Marin, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Bielorussia, si è rivolta al Consiglio per i diritti umani dell’Onu. La funzionaria, in carica da 5 anni, ha avvertito che il regime del leader bielorusso Alexander Lukashenko sta deliberatamente epurando la società civile dalle sue ultime voci dissenzienti.

In un nuovo rapporto, Marin ha sottolineato che la situazione è in costante declino perché la repressione ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2020, anno delle proteste scoppiate in seguito alle elezioni presidenziali farsa in cui Lukashenko ha ottenuto il sesto mandato consecutivo, sbaragliando gli avversari. Tra questi, l’ex insegnante di scuola Sviatlana Tsikhanouskaya, poi fuggita dal Paese dopo aver contestato duramente i risultati elettorali che hanno assegnato l’80% dei voti al Presidente bielorusso.

Tikhanovskaya, che nel 2020 ha ricevuto dal Parlamento europeo il premio Sakharov per i diritti umani, è stata ricevuta giovedì 6 luglio a Palazzo Chigi, a Roma, dal vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che le ha ribadito “il sostegno del Governo italiano alle legittime aspirazioni democratiche del popolo bielorusso - ha scritto su Twitter - Siamo preoccupati per l’appoggio del Governo di Minsk all’aggressione russa contro l’Ucraina e per il dispiegamento di testate nucleari russe in Bielorussia”.

Quando il popolo bielorusso ha cercato di esprimersi contro l’attacco armato della Russia all’Ucraina o ha messo in dubbio il ruolo della Bielorussia nell’aggressione, ha spiegato la relatrice speciale Onu, «la libertà di opinione e di espressione è stata messa in discussione. Sono particolarmente preoccupata che le azioni contro la guerra abbiano portato a numerosi arresti, alcuni con l’accusa di aver pianificato attacchi terroristici, un crimine che ora può essere punito con la morte».

Una situazione che si ripete: a seguito delle manifestazioni scoppiate contro le elezioni del 2020, Marin aveva già avvertito il Consiglio della “svolta totalitaria” di Minsk, testimoniata dal “disprezzo per la vita e la dignità umana” durante la repressione di chi protestava pacificamente. Ma il clima, da allora, è peggiorato: «Sono particolarmente preoccupata per il notevole aumento della pratica della detenzione in isolamento, che prende di mira i membri dell’opposizione politica e gli attivisti della società civile attualmente dietro le sbarre», ha detto al Consiglio per i diritti umani.

Nel suo rapporto, Marin evidenzia la continua repressione contro i media indipendenti (etichettati come “organizzazioni estremiste) e i sindacati e le restrizioni alla libertà accademica. Più di 1.500 persone sono ancora detenute per accuse motivate politicamente, con una media di 17 arresti arbitrari al giorno dal 2020. Più di 1.600 organizzazioni indesiderate sono state sciolte con la forza, compresi tutti i restanti sindacati indipendenti.

«La libertà di opinione viene ostacolata attraverso il controllo ideologico e le misure disciplinari, come parte di un attacco sistematico alla libertà di espressione, alla libertà dei media e alla libertà accademica», ha detto Marin. Al 31 marzo 2023, 32 giornalisti e operatori dei media stavano scontando lunghe pene detentive per aver esercitato la loro professione. Anche l’istruzione primaria e secondaria sono soggette a “controllo ideologico”, spiega il report: gli studenti sono “scoraggiati dall’esprimere le proprie opinioni” e ricevono minacce e altri tipi di ripercussioni per pensieri dissenzienti.

«La mancanza di responsabilità per le violazioni dei diritti umani che si sono verificate dalla repressione del 2020 contro i manifestanti pacifici favorisce un clima di paura tra le vittime e le loro famiglie, in particolare la paura di ritorsioni per aver collaborato con i meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani», ha sottolineato Marin, che ha invitato la comunità internazionale a continuare a sostenere iniziative e meccanismi che raccolgano prove di violazioni dei diritti umani, in particolare dei crimini più gravi come tortura, esecuzione sommaria, sparizione forzata e deportazione, che potrebbero costituire crimini contro l’umanità. E ha esortato il Governo bielorusso ad adempiere ai suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani.

«Verità, giustizia e riparazione per le vittime di violazioni dei diritti umani sono condizioni necessarie affinché il Paese e la sua gente possano prosperare».

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