Diritti

I migranti dimenticati al confine tra Polonia e Bielorussia

Mentre gli ucraini continuano a scappare e a essere accolti dai Paesi vicini, altri rifugiati da mesi sono bloccati in una terra di nessuno. Senza possibilità di raggiungere l’Unione Europea
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16 marzo 2022 Aggiornato alle 15:00

1 milione e mezzo di ucraini arrivati in Polonia dall’inizio della guerra con la Russia. 1 milione e mezzo su 2,5 milioni che hanno già lasciato il Paese a causa del conflitto armato. Filippo Grandi, l’alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha affermato che l’esodo dall’Ucraina è stata «la crisi dei rifugiati più veloce in Europa dalla Seconda guerra mondiale». Alla frontiera a ovest dell’Ucraina verso Medyka, la cittadina polacca oltre il confine ucraino, ogni giorno da settimane transitano migliaia di rifugiati.

Eppure, 600 km a nord di Medyka, a Kuznica, questa volta al confine con la Bielorussia, chiuso da mesi, altri rifugiati sono in attesa di entrare in Polonia e in Unione Europea. Senza grandi successi. Non sono ucraini ma scappano ugualmente da guerre e persecuzioni: sono siriani e curdi, afghani, yemeniti e africani che dalla scorsa estate provano a superare il confine dimenticato tra Polonia e Bielorussia.

Grazie allo stato di emergenza prorogato uno dietro l’altro, il governo polacco ha imposto il divieto di ingresso nelle zone di confine con la Bielorussia fino al 30 giugno 2022, vietando la permanenza nella cosiddetta “zona rossa” - di 3 km - a civili e volontari, fatta eccezione per i residenti e “alcuni” giornalisti, questi ultimi a discrezione del Ministero dell’Interno. La comunicazione perentoria arriva direttamente dai canali ufficiali polacchi, gli stessi che non hanno mai smentito la costruzione di un muro che presto dividerà i due paesi: oltre 186 km per difendere e impedire qualsiasi tentativo di entrare in Polonia. E che dovrebbe essere completato proprio il 30 giugno prossimo.

Tornando alla situazione in Ucraina, per far fronte alla crisi umanitaria dovuta allo scoppio della guerra, il 3 marzo il Consiglio europeo ha deciso di applicare la Direttiva 55 del 2001 “sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e misure che promuovono l’equilibrio degli sforzi tra i paesi dell’Ue”. Il testo prevede che le persone provenienti da una determinata zona dove non possono rientrare soprattutto a causa di guerre, violenze o violazioni dei diritti umani, ricevano protezione immediata e la garanzia di accesso ai Paesi membri così da fornire una risposta nell’affrontare la situazione. Nonostante sia del 2001, fino a oggi la direttiva non era mai stata applicata in Polonia.

La decisione si contrappone alla differenza di trattamento dei rifugiati al confine con la Bielorussia dove, a causa del freddo, sono morte almeno 19 persone.

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