Economia

Emergenza rifiuti a Roma: Ama è in rosso

I tagli della spending review voluta dal sindaco Gualtieri non raffreddano le temperature di un disastro organizzativo e burocratico che la Capitale affronta da decenni senza sosta: la spazzatura
Credit: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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3 luglio 2023 Aggiornato alle 16:00

Mentre i vertici del governo cercano di convincere il Bureau International des Expositions di Parigi della bontà di Roma come futura città ospitante dell’Expo 2030, la Capitale vive il suo primo mese estivo fra le temperature torride che non faranno che crescere di qui a poco.

Si respira un’aria tesa, forse perché la posta in gioco è alta, data l’impressionante quantità di risorse e visitatori che l’esposizione - non a caso - universale trascinerebbe con sé, ma anche il forte senso di inadeguatezza che un grosso pezzo della città è convinta di avere nei confronti di un evento così importante. Soprattutto fra i romani più anziani riecheggia il trauma del salatissimo prezzo che hanno dovuto sopportare (anche e soprattutto in termini economici) dopo aver ospitato nel 1960 le Olimpiadi, e mal tollerano l’idea di ripiombare in quella situazione.

Come se non bastasse, fra i tanti problemi che affliggono l’amministrazione dell’Urbe si poggia quello che forse più di tutti potrebbe essere risolto con maggiore velocità, ma che anni e anni di disorganizzazione e malagestione hanno trasformato in una vera e propria zavorra opprimente: la spazzatura.

Dopo intensi dibattiti sul termovalorizzatore - tutti caduti nel vuoto - la questione non sembra avere soluzioni alternative a quella di esportare tonnellate di rifiuti (circa 700.000 secondo i dati dell’Arpa Lazio) verso grandi impianti di gestione privati situati all’estero, con un costo di trasporto che ammonta a circa 130 milioni di euro ogni anno, con un “piccolo” extra di 25 milioni solo nel 2023.

Sono voci di bilancio che si inseriscono in un quadro profondo rosso che la contabilità di Ama - società incaricata del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti, di cui Roma Capitale rappresenta il socio unico - deve fronteggiare costantemente da anni.

D’altronde, sono tanti i problemi storici e irrisolti che il sindaco Gualtieri sta tentando in qualche modo di risolvere, anche e soprattutto per mostrare ai commissari parigini una Roma da cartolina.

Fra tutti, la questione più rilevante è il parco mezzi: la stragrande maggioranza è vecchia di 13 anni. L’effetto domino che viene a crearsi è proprio il continuo e frequente malfunzionamento della flotta, con imponenti ritardi nella raccolta dei rifiuti nei vari cassonetti della città, le cui vie tendono a riempirsi sempre più di sacchetti di plastica ingombranti, maleodoranti e spesso preda di stormi di gabbiani (o di cinghiali). Se mancano i mezzi sarà allora necessario affittare camion per garantire un servizio essenziale come questo, con notevoli aggravi sui costi.

Il disagio che i ritardi nello smaltimento dei rifiuti può generare in una città come Roma è immenso, ed è vissuto dai cittadini quotidianamente. Motivo per cui Gualtieri ha deciso di mettere in piedi una poderosa spending review, cioè una attenta valutazione dei conti che si pone l’obiettivo di riallocare le risorse per conseguire maggiore qualità ed efficienza della spesa pubblica. Ciò si è tradotto in tagli sugli appalti esterni per la fornitura di olio e il ricambio dei mezzi Ama da 700.000 a 350.000 euro: un notevole margine di risparmio, che però dovrebbe essere controbilanciato da una efficiente capacità organizzativa interna alla società. Non a caso, proprio nel mese di giugno si sono triplicate le segnalazioni dei mezzi guasti.

Ripianare le vistose crepe della Municipalizzata è una impresa ardua, ma è essenziale portare a casa almeno qualche risultato. Gualtieri si è scusato per un problema che non nasce di certo durante il suo mandato, ma che proprio entro la sua conclusione è deciso a estirpare alla radice, prima che si allarghi a macchia d’olio paralizzando per l’ennesima volta una delle città più belle e importanti del mondo.

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