Ambiente

Rifiuti: Roma deve seguire la regola delle quattro “R”

La deputata di FacciamoEco è contraria al termovalorizzatore. La priorità, dice, è puntare su Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero
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12 maggio 2022 Aggiornato alle 06:30

Un nuovo termovalorizzatore per Roma sarebbe un errore. Significherebbe iniziare dalla parte finale del ciclo, ossia capovolgere le basi della corretta gestione dei rifiuti.

Servono soluzioni innovative, e non progetti che guardano al passato. Roma deve puntare sulla riduzione dei rifiuti, sul recupero dei materiali, sul riciclo. Quindi su una virtuosa filiera dell’economia circolare.

L’ambizione di Roma deve innanzitutto essere quella di recuperare terreno, e di allinearsi sul fronte strategico dei rifiuti alle altre grandi città europee. Senza dimenticare che, essendo la Capitale d’Italia, rappresenta anche una vetrina delle buone pratiche nonché un esempio per il resto del Paese.

Per l’amministrazione la priorità deve essere concentrata sulla regola delle quattro ‘R’ della corretta gestione dei rifiuti: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero. Da questo assunto declinato politicamente, è necessario formulare tecniche e pratiche precise.

Si può per esempio prevenire la produzione di rifiuti grazie ad azioni capaci di portare a una diminuzione degli imballaggi, di incrementare la raccolta differenziata e di rafforzare il ‘porta-a-porta’, di migliorare la qualità della raccolta delle diverse frazioni, di realizzare impianti di recupero dei materiali all’avanguardia.

E quindi pensare seriamente, e finalmente, alla costruzione di una filiera industriale dell’economia circolare.

È anche per questo che avevo accolto con favore il progetto della giunta di realizzare i primi due biodigestori per la frazione umida dei rifiuti. Un metodo utile per svelare a tutti quelli che altrove non sono più considerati i segreti dell’economia circolare: e cioè, in questo caso, trasformare la quota maggiore della differenziata urbana in biometano e compost di qualità, ossia in nuove risorse.

È per le stesse ragioni che ritengo sia un errore realizzare un termovalorizzatore: un impianto in grado di bruciare 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti. Un impianto che diventerebbe, per grandezza, il secondo nel Paese.

Tradotto, significherebbe che una volta raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata (su cui siamo in notevole ritardo), queste dimensioni porterebbero a uno stop quasi automatico dell’implementazione della differenziata; oppure a cercare di alimentare l’impianto con la spazzatura proveniente da altri Comuni.

Inoltre si offre il fianco a un’altra preoccupazione. Ovvero si dà per scontato che una volta raggiunto il 65% di riciclo (target minimo europeo al 2035) si è già arrivati al massimo raggiungibile. Come se non potessimo fare meglio neanche tra 30 anni.

Bisogna poi considerare che i municipi di Roma sono grandi come delle città; quindi ragionare di un solo ‘mega-impianto’ diventa fuorviante. Credo sia invece più giusta la dimensione municipale per gestire il ciclo dei rifiuti in modo sostenibile.

Tra l’altro il progetto annunciato dal Sindaco di Roma non tiene in considerazione l’evoluzione tecnologica che, nel frattempo, ha di fatto reso obsoleto incenerire i rifiuti. A questo vanno aggiunti altri due tasselli: non si può ipotizzare un impatto ambientale nullo per un impianto del genere; e la realizzazione non può di certo avere ‘tempi cinesi’.

Non penso sia un caso, infatti, l’inserimento nell’ultimo decreto Aiuti della norma per conferire al commissario al Giubileo, quindi al Sindaco, ampi poteri che in sostanza gli faranno vestire anche i panni di commissario ai Rifiuti.

E non ci sono investimenti e posti di lavoro che possano reggere il confronto: economicamente e ambientalmente è meglio, senza dubbio, puntare su un efficiente sistema di raccolta differenziata che su un termovalorizzatore.

La corretta gestione del ciclo dei rifiuti, che attraversa tutte le fasi dell’economia circolare, produce maggiore occupazione, oltre a produrla in modo più sano.

Come ha ricordato il segretario della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola per arrivare al 65% di raccolta differenziata servono almeno 1.500 assunzioni in Ama nei prossimi due anni e un investimento di 150 milioni di euro per il personale, le infrastrutture e i mezzi.

Diversamente da quanto potrebbe fare una tariffa puntuale premiante per chi differenzia meglio e di più, il termovalorizzatore non porterà a una riduzione della Tari. Per realizzarlo non si potrà beneficiare dei finanziamenti europei. Per di più, l’intenzione dell’Europa è di allargare all’incenerimento dei rifiuti il sistema Ets (il sistema dello scambio di quote delle emissioni); avremo così da mettere in conto anche il costo della CO2.

Al contrario dell’appena nato Comitato Termovalorizzatore Roma, promosso tra gli altri dal presidente di Assoambiente Chicco Testa, considero l’idea di un nuovo ‘mega-termovalorizzatore’ uno sbaglio. Anche se un punto sono d’accordo con Testa: i cittadini devono essere informati. E devono esser messi a conoscenza soprattutto sulle possibili soluzioni alternative.

L’era dell’economia circolare richiede trasparenza e condivisione. Ed è per questo che parteciperò oggi, 12 maggio (alla Città dell’altra economia alle 17.30), alla prima discussione pubblica, organizzata da Roma Futura, sulla proposta del Sindaco. Sarà un momento d’incontro per parlarne con i cittadini, le associazioni, i sindacati e le imprese. La speranza concreta è che possa essere utile a programmare una strategia all’avanguardia nella gestione dei rifiuti.

Anche perché siamo un Paese che, a causa della sua storica povertà di materie prime, ha fatto necessità virtù del riciclo. In alcuni campi l’ha trasformato quasi in una forma d’arte, e oggi recupera materia dal 69% dei rifiuti industriali e ricicla il 54,4% della spazzatura urbana.

Le tradizioni e l’ingegno. Sono queste le potenzialità che conviene sviluppare ulteriormente. Non l’incenerimento.

Rossella Muroni, ecologista, è deputata di FacciamoECO

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