Diritti

La pillola abortiva non piace a TikTok

A un anno dal ribaltamento della Roe v. Wade, secondo alcuni attivisti il social cinese limiterebbe i post relativi al farmaco e favorirebbe iniziative contrarie all’aborto
Credit: Anna Shvets
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 giugno 2023 Aggiornato alle 15:20

TikTok è una piattaforma cruciale per i giovani: la ricerca pubblicata su Sage Journals la definisce un luogo “chiave per l’espressione politica giovanile”, in cui gli utenti riescono a dar voce alle proprie preoccupazioni e battaglie in modo molto creativo. Oltre l’80% dei creatori di contenuti TikTok globali ha meno di 25 anni, e secondo la ricerca dell’Unicef, i giovani elettori sono particolarmente vulnerabili alla manipolazione politica online.

Anche il diritto all’aborto, a un anno dalla decisione della Corte Suprema statunitense che ha messo in pericolo l’accesso alla pratica negli Usa, è uno degli argomenti centrali della discussione sulla piattaforma. L’inchiesta di Wired mostra come TikTok sembrerebbe limitare i post relativi alla pillola abortiva, privando gli utenti statunitensi di informazioni vitali.

Oggi l’aborto farmacologico è legale in 21 Stati e limitato nei restanti 15, secondo i dati del Guttmacher Institute, organizzazione di ricerca che sostiene l’interruzione di gravidanza: questa procedura ha rappresentato oltre la metà di tutti gli aborti negli Stati Uniti nel 2020.

Nel novembre 2022 PlanC, organizzazione no profit che fornisce informazioni riguardo l’accesso al farmaco, ha pubblicato un video che incoraggiava le persone a votare per proteggere i diritti riproduttivi nelle elezioni in tutto il Paese. Ma il suo account è stato improvvisamente sospeso. Martha Dimitratou, manager dell’organizzazione, ha chiesto spiegazioni alla piattaforma: il video non sembrava violare nessuna delle sue linee guida. L’account è stato ripristinato solo dopo che molti utenti hanno ricondiviso un post in cui Dimitratou, su Instagram, denunciava l’accaduto.

Il portavoce di TikTok Ben Rathe ha spiegato a Wired che, anche se il video non violava le linee guida della community, la piattaforma vieta la pubblicità per i servizi abortivi. Eppure, la consente per molte altre procedure mediche. E sempre più persone si rivolgono ai social media per cercare informazioni accurate riguardo l’aborto, o per verificare che una clinica o un’organizzazione siano davvero affidabili.

Rebecca Davis, responsabile del marketing presso Hey Jane, clinica per aborti di telemedicina, ha raccontato a Wired che qualche giorno dopo la decisione della Corte Suprema Usa di ribaltare Roe v. Wade , l’account TikTok di Hey Jane è stato bannato 3 volte. Ed è accaduto nei giorni cruciali, in cui le persone cercavano di capire più che mai cosa stesse accadendo. I gruppi favorevoli all’aborto credono che la piattaforma, per evitare eventuali problemi legali, moderi più del dovuto.

Sarebbe accaduto anche ai contenuti che riportavano gli hashtag #mifepristone e #misoprostol, utilizzati per eseguire l’aborto farmacologico e al centro di una disputa arrivata fino alla Corte Suprema che rischiava di ribaltare anche l’accesso a questa pratica. Ma Rathe sostiene che TikTok non abbia mai limitato questi hashtag, anche dopo l’approvazione della legge del Texas, dove un gruppo anti-aborto sta cercando di ribaltare l’approvazione del farmaco da parte della Food and Drug Administration, contestando il processo seguito decenni fa per valutare e infine dare il via libera alla pillola abortiva.

Se, da una parte, gli attivisti e gli operatori sanitari favorevoli all’aborto denunciano che i contenuti relativi alla salute riproduttiva vengano oscurati, dall’altra sembra che TikTok mantenga online quelli che incoraggiano le persone a bloccare fisicamente chi si reca nelle cliniche abortiste. Lo ha rivelato la ricerca di Media Matters for America, gruppo di controllo dei media: ad aprile PAAU, un gruppo anti-aborto che si rivolge ai giovani “liberal” e definisce l’aborto una forma di oppressione, ha lanciato un’iniziativa che mira a eseguire dei “salvataggi” di fronte alle cliniche per aborti, tentando di fermare le donne che cercano di abortire e dissuaderle.

«Le nostre linee guida della community vietano i contenuti che includono disinformazione medica, incitamento all’odio, contenuti grafici e rimuoveremo qualsiasi contenuto che identifichiamo che viola queste politiche», ha detto Rathe a Wired. Ma i fatti sembrano smentirlo. Secondo la ricerca dell’Institute for Strategic Dialogue, organizzazione no profit che si occupa di disinformazione, TikTok, YouTube e Meta avrebbero consentito la diffusione e la monetizzazione della disinformazione relativamente all’aborto nei mesi successivi alla decisione della Corte Suprema.

Per evitare che i contenuti vengano rimossi, creator e attivisti hanno deciso di ingannare la moderazione automatica di TikTok modificando l’ortografia di alcune parole chiave, come “aborto”, sostituendo alcune lettere con dei numeri. Questo renderà più difficile per gli utenti trovare questi contenuti? Per ora pare uno dei pochi metodi rimasti per far sì che queste informazioni arrivino integre a chi ne ha bisogno.

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