Diritti

Usa, pillola abortiva: cosa sta succedendo?

Più di 400 dirigenti dell’industria farmaceutica condannano la sentenza del giudice Kacsmaryk che invalida l’approvazione del mifepristone; intanto il Dipartimento di Giustizia chiede di sospendere la decisione
Credit: Etactics Inc
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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11 aprile 2023 Aggiornato alle 19:00

La scorsa settimana, in Texas, il giudice Matthew Kacsmaryk ha emesso una sentenza che mira a sospendere l’approvazione della Food and Drug Administration del mifepristone, una delle due pillole utilizzate per l’aborto farmacologico, per motivi di sicurezza. La decisione di Kacsmaryk, nominato dall’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, sposa la causa di alcuni medici e di numerosi gruppi antiabortisti, ma si scontra con un giudice di Washington e con una lettera firmata da più di 400 dirigenti di aziende farmaceutiche e biotecnologiche che hanno dichiarato che la decisione ignora i precedenti scientifici e legali. Se la sentenza fosse confermata, dicono, creerebbe incertezza per le industrie farmaceutiche e biotecnologiche.

Il mifepristone è stato approvato 23 anni fa dall’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti. Diversi studi, anche successivi all’autorizzazione della Fda, hanno confermato la sicurezza del farmaco, oltre alla sua efficacia. È probabile che la sentenza di Kacsmaryk (che in 67 pagine racchiude la retorica dei gruppi antiabortisti, a partire dal termine utilizzato dal giudice per riferirsi al feto: “umano non nato” o “bambino non nato”) arrivi fino alla Corte Suprema e duri ancora mesi o anni, prima di essere risolta.

Lo scorso anno i gruppi anti-aborto guidati dall’Alliance for Hippocratic Medicine con sede in Texas hanno citato in giudizio la Fda per aver approvato il mifepristone utilizzando un processo illegale e di non aver adeguatamente considerato la sicurezza del farmaco. È toccato al giudice Kacsmaryk decidere se revocare l’approvazione del farmaco o meno. Come tutti i giudici federali, spiega Reuters, Kacsmaryk può emettere sentenze con effetto nazionale, pur essendo assegnato a un distretto del Texas. Non si tratta di una sentenza definitiva.

Lunedì 10 aprile, infatti, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto a una Corte d’Appello federale di sospendere la sentenza di Kacsmaryk. Ma se il ricorso d’urgenza del Governo non verrà accolto, il divieto di accedere al mifepristone potrebbe diventare definitivo. Secondo il Dipartimento di Giustizia Usa, “l’ordine del tribunale vanificherebbe il giudizio scientifico della Fda e danneggerebbe gravemente le donne, in particolare quelle per le quali il mifepristone è una necessità medica o pratica”. La pillola, infatti, viene usata anche per trattare gli aborti spontanei: questo si tradurrebbe in un grave danno per tutto il Paese, “dato che il mifepristone è utilizzato legalmente in ogni Stato. L’ordine minerebbe i sistemi sanitari e gli interessi di fiducia delle aziende e dei fornitori di servizi medici”.

Anche l’industria farmaceutica, racconta il New York Times, si è opposta categoricamente. “Se i tribunali possono annullare le approvazioni dei farmaci senza tenere conto della scienza o delle prove, o della complessità necessaria per verificare pienamente la sicurezza e l’efficacia dei nuovi farmaci, qualsiasi medicinale rischia di avere lo stesso esito del mifepristone”, si legge nella lettera firmata da alti dirigenti di aziende farmaceutiche e biotecnologiche che condanna la sentenza di Kacsmaryk. Il gruppo ne chiede l’annullamento, perché la portata di questo caso va ben oltre l’aborto, a differenza di Roe v. Wade e di altre cause storiche sulla questione: potrebbe mettere in discussione le fondamenta del sistema di regolamentazione di tutti i farmaci negli Stati Uniti.

Lunedì il Dipartimento di Giustizia ha presentato una mozione in un’altra causa separata sul mifepristone: è stata intentata nello Stato di Washington contro la Fda da 18 procuratori generali democratici che hanno contestato le restrizioni extra imposte dall’agenzia sul farmaco. Poche ore dopo la sentenza di Kacsmaryk, infatti, il giudice distrettuale Thomas Rice, nominato dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha ordinato alla Fda di non apportare modifiche all’accesso al mifepristone, definendolo un farmaco sicuro per le donne: la decisione si applica solo in 17 stati a guida democratica e nel Distretto di Columbia, che avevano citato in giudizio il Governo per contestare le limitazioni sulla pillola. Il Dipartimento di Giustizia, che non ha chiarito se farà appello contro l’ordine di Rice, ha chiesto al giudice di chiarire come la Fda dovrebbe rispettare il suo ordine se la sentenza di Kacsmaryk entrasse in vigore, definendo “tensione significativa”, quella tra le sentenze del Texas e di Washington.

I medici e le industrie farmaceutiche favorevoli al mifepristone credono che la sentenza del Texas potrebbe stravolgere completamente l’autorità della Fda, aprendo la strada a una determinazione politica di ciò che un farmaco è o non è, e questa tendenza potrebbe applicarsi anche ai vaccini. La mozione firmata da 400 società farmaceutiche è solo il primo passo delle azioni di opposizione che muoverà l’industria del farmaco. E non bisogna essere fan del settore per capire che la sentenza del Texas potrebbe essere un pericoloso precedente. Secondo gli studiosi di diritto, rappresenta il primo caso in cui un tribunale tenta di invalidare l’approvazione di un farmaco su obiezione dell’Fda.

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