Ambiente

Asvis: “Con questo andamento, l’Italia non raggiungerà l’obiettivo del taglio di emissioni”

L’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha fornito il suo contributo per il Piano Nazionale Integrato Clima-Energia (che il governo deve predisporre entro il 30 giugno). Avanzando dieci raccomandazioni
Credit: Songhan Wu
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22 giugno 2023 Aggiornato alle 15:00

L’Italia è in ritardo sulle politiche di mitigazione climatica, e si conferma uno dei Paesi che più sta soffrendo il cambiamento climatico. Con gli oltre 2° C di anomalia termica raggiunti e registrati nel 2022, si pone l’urgenza di una transizione ecologica.

Sulla scia di questa urgenza, Asvis – Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile presenta dieci proposte per il Pniec, il Piano Nazionale Integrato Clima-Energia che il governo deve predisporre entro il 30 giugno con l’obiettivo di individuare una strategia nazionale verso la neutralità carbonica e la transizione ecologica.

«L’Italia è particolarmente esposta alle conseguenze negative del cambiamento climatico, ma allo stesso tempo ha le potenzialità per affrontarlo in moto positivo, cogliendone le opportunità per accelerare il percorso indicato dall’Agenda 2030 dell’Onu e degli obiettivi europei», dice Enrico Giovannini, direttore scientifico Asvis che nel suo intervento cita Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite che nei giorni scorsi ha ribadito la necessità di uscire quanto prima dalla dipendenza energetica dei fossili per scongiurare uno scenario catastrofico.

Per farlo – fa sapere Asvis – sarà necessario installare nell’arco dei prossimi sette anni almeno 10 GW di produzione elettrica da fonti rinnovabili all’anno, il triplo di quanto fatto nel corso del 2022, puntare sulle comunità energetiche e, allo stesso tempo, investire su innovazione e ricerca. In questo senso, l’Alleanza parla di una transizione ecologica “giusta”, che porterebbe vantaggi non solo all’ambiente, ma anche alle famiglie e non solo.

Infatti, l’efficientamento energetico può ridurre le bollette di imprese e famiglie, politiche fiscali adeguate possono accelerare gli investimenti e solo nel settore elettrico si potrebbero creare ben 540.000 posti di lavoro entro il 2030. Oltre al fatto che, dal punto di vista ambientale, ci sarebbe un taglio di emissioni che non solo fanno bene all’ambiente, ma anche alla salute delle persone.

Ed ecco che, attraverso dieci raccomandazioni, Asvis fornisce il suo contributo alla predisposizione del Piano Nazionale Integrato Clima-Energia che il Governo italiano dovrà presentare alla Commissione europea entro il 30 giugno, da approvare in via definitiva entro un anno e dalla durata decennale.

Le raccomandazioni

1) Per essere efficace il Piano deve essere definito e reso operativo nei tempi stabiliti a livello europeo. Il Piano attuale, impostato nel 2018 e pubblicato poi nel 2019, è superato e irrealistico, in quanto non tiene conto del Green Deal europeo, del Fit-for-55 e del RePower Eu, documenti che sono stati approvati dall’Italia stessa, che però, con i fatti, non si è dotata di piani in grado di raggiungere gli obiettivi concordati.

2) Il Piano deve affrontare in modo chiaro tutte le problematiche della transizione ecologica “giusta”. I rischi a carico di lavoratori e lavoratrici derivanti dal processo di decarbonizzazione non governato o troppo lento ci sono, e Asvis li ha più volti messi in luce. Per questo motivo ci si aspetta che il Pniec indichi soluzioni chiare per tutte le problematiche legate alla transizione che possono sorgere, tanto per imprese e lavoratori quanto per l’ambiente.

3) Energia rinnovabile: da qui al 2030 installare non meno di 10 GW di elettrico all’anno e puntare sulle comunità energetiche. Al 2022, in Italia, ci sono stati quasi 61 GW di potenza elettrica rinnovabile installata e, come indicato in un rapporto di Elettricità futura risalente a febbraio 2023, entro il 2030 dovranno essere sviluppati 85 GW di nuove installazioni. Questo vuol dire che, nei sette anni rimasti, sarà necessario installare non meno di 10 GW di elettrico rinnovabile all’anno.

Inoltre, il Pniec dovrà assicurare una dimensione strategica alle comunità energetiche e all’autoconsumo di rinnovabili, rispettando le garanzie di legge previste e l’incentivazione.

4) Rinnovabili e paesaggio: trovare un punto d’incontro è possibile e necessario. Uno dei problemi che si pone quando si parla di rinnovabili è quello legato al paesaggio, che nel nostro Paese è un patrimonio particolarmente prezioso. Nel Pniec la questione va dunque dimensionata e superata con una aperta e inclusiva discussione in parlamento e nei e con i territori per tutelare ambiente, ecosistemi e biodiversità.

5) Promuovere l’efficienza energetica e le azioni individuali per consolidare le pratiche di risparmio energetico. Secondo le direttive di Asvis, il Piano non dovrà soltanto limitarsi a definire i nuovi target, ma individuare le azioni necessarie per coinvolgere l’intero Paese nella riduzione del consumo di energia, dai consumatori privati alle imprese, passando per le pubbliche amministrazioni. Secondo l’Alleanza, le azioni individuali possono avere un impatto positivo sui prezzi dell’energia, riducendo le bollette e rendendo il paese pi resiliente alle oscillazioni del mercato.

6) Promuovere la riduzione del traffico, il trasporto pubblico, la mobilità elettrica con una progressiva eliminazione dei motori a combustione interna. Il Pniec, per adottare un sistema di modalità sostenibile, dovrebbe passare attraverso tre linee strategiche: avoid, cioè a riduzione del traffico veicolare e del numero di auto in circolazione; shift, ossia lo spostamento verso la modalità del trasporto pubblico e la condivisione dei veicoli; improve, cioè l’eliminazione dei motori inquinanti, puntando sulle tecnologie in grado di raggiungere gli obiettivi stabiliti in sede europea.

7) Introdurre nel Pniec il raggiungimento del target europeo di riduzione delle emissioni serra di almeno il 55% entro il 2030. A fine anno si terrà a Dubai la Cop28, dove si discuterà dell’eliminazione reale dei combustibili fossili, responsabili di gran parte della crisi climatica e dell’inquinamento dell’aria, oltre a essere causa di un numero elevatissimo di malattie e di morti premature. Per questo motivo Asvis chiede al Pniec di definire senza mezzi termini di tagliare in media non meno di 23 milioni di tonnellate di CO2eq ogni anno, passando da un volume di emissioni al 2022 di 418 milioni di tonnellate a 232 nel 2030.

8) Investire su innovazione tecnologica, idrogeno, smart grid e cattura del carbonio. Secondo quanto riportato da Asvis, attualmente sono disponibili tutte le tecnologie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2030, mentre quelle necessarie per raggiungere la piena decarbonizzazione nel 2050 non sono ancora del tutto provate e sviluppate. È dunque importante che il Pniec chiarisca le aree sulle quali il nostro Paese intende investire.

9) Chiarire le forme di finanziamento della transizione energetica e sciogliere il rebus degli incentivi. A fronte dell’ingente quantità di denaro mossa a livello mondiale dalla transizione energetica e dalle misure di contrasto ai cambiamenti climatici, il Piano dovrebbe indicare come il nostro Paese intende dare seguito agli impegni internazionali sottoscritti alle Cop, ai G7 e ai G20 che prevedono la sospensione degli incentivi ai combustibili fossili e ad altre azioni dannose per l’ambiente.

10) Garantire la partecipazione della società civile al processo decisionale, promuovere la trasparenza e il ruolo delle giovani generazioni. a oggi, il Pniec prevede tematiche generali, regionali e locali per la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. In tale prospettiva, dunque, va definito in modo esplicito il ruolo delle organizzazioni giovanili.

«Mentre le temperature in Italia aumentano in misura maggiore rispetto alla media degli altri Paese e gli eventi estremi crescono di numero e intensità, provocano enormi danni economici e sociali, alcuni pensano sia conveniente rallentare le politiche di mitigazione, sulle quali l’Italia è già in ritardo, soprattutto per quel che riguarda la conversione del sistema energetico», spiega Giovannini.

E prosegue: «Si tratta di un gravissimo errore. Con l’attuale andamento, l’Italia non raggiungerà l’obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, non aumenterà la sua sicurezza energetica e rischia di perdere le opportunità, anche occupazionali, derivanti dalla riconversione dell’industria, dell’edilizia, della mobilità e delle infrastrutture».

In conclusione, sostiene, dalla transizione ecologica si possono trarre grandi benefici sia a livello ambientale, che a livello sociale ed economico, «costruendo un modello di sviluppo sostenibile che garantisca un benessere giusto nel presente e nel futuro, valorizzando le ricchezze del Paese, l’ambiente e il paesaggio, le persone, le competenze e il lavoro. Dobbiamo agire subito».

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