Ambiente

L’Agenda 2030 è a rischio

Lo scenario internazionale sta pregiudicando il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. A riportarlo, il nuovo rapporto Onu The Sustainable Development Goals Report 2022
Il personale militare taiwanese durante un'esercitazione congiunta anti-atterraggio nell'ambito dell'esercitazione militare Han Kuang a Kinmen, il 27 luglio 2022
Il personale militare taiwanese durante un'esercitazione congiunta anti-atterraggio nell'ambito dell'esercitazione militare Han Kuang a Kinmen, il 27 luglio 2022 Credit: EPA/TAIWAN MILITARY NEWS AGENCY HANDOUT MANDATORY
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28 luglio 2022 Aggiornato alle 07:00

A soli otto anni dalla data termine per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 è messa seriamente a rischio dallo scenario internazionale odierno che sta pregiudicando le politiche nazionali e internazionali in tal direzione.

Il nuovo documento dell’Onu intitolato The Sustainable Development Goals Report 2022 lancia diversi gravi allarmi, riassunti dalla dichiarazione iniziale del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres: «Mentre il mondo affronta conflitti e crisi globali interconnessi e a cascata, le aspirazioni decise nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sono in pericolo. Con la pandemia Covid-19 giunta al terzo anno, la guerra in Ucraina che sta esacerbando le crisi alimentari, energetiche e umanitarie – il tutto sullo sfondo di una piena emergenza climatica».

La sola pandemia ha comportato una regressione spaventosa cancellando oltre quattro anni di progressi nella lotta contro la povertà, spingendo circa 93 milioni di persone nella miseria durante il 2020. Con effetti anche sulle altre emergenze sanitarie, dove sono aumentate le morti di malaria e tubercolosi.

Oltre 100 milioni di persone sono diventate profughi, mentre la diffusione dei conflitti è al massimo dal 1946. Francesca Perucci, assistente direttrice della Divisione Statistica dell’ONU, ha dichiarato che «la crisi in Ucraina ha causato il fortissimo rialzo dei prezzi del cibo, dei carburanti e dei fertilizzanti, minando ulteriormente le catene logistiche e il commercio globale, agitando i mercati finanziari e minacciando la sicurezza alimentare globale e gli aiuti umanitari».

La lotta contro la crisi climatica-ambientale che dovrebbe conseguire una riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030, per poi raggiungere il net-zero nel 2050, sta al contrario vedendo un aumento delle suddette del 14% entro otto anni, a causa delle politiche energetiche perseguite dagli Stati nazionali. L’industria delle risorse fossili prevede l’investimento di almeno 1000 miliardi di dollari in nuovi giacimenti entro la fine del decennio.

Anche altri obiettivi dell’Agenda 2030 sono a rischio, mentre nelle nazioni povere e in via di sviluppo una larga fetta della popolazione sta soffrendo a causa delle crisi globali, con un aumento del lavoro minorile, dell’abbandono scolastico e la diminuzione dei diritti umani e sociali.

Il report inoltre dimostra che i dati presentati dalle nazioni sugli obiettivi di sviluppo sostenibile sono spesso incompleti, parziali o di vecchia data. Solo la metà delle 193 nazioni che hanno sottoscritto gli obiettivi dell’Agenda hanno dati comparabili dal 2015. Molte politiche sono in ritardo o in stallo. Un problema che era stato denunciato anche guardando all’Italia fin dal 2018: «già persi tre anni per dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile. Il 2030 è dietro l’angolo e molti obiettivi vanno raggiunti entro il 2020» aveva affermato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini.

Di fronte a queste molteplici crisi, i funzionari dell’Onu hanno ribadito la necessità di costruire delle piattaforme operative e trasversali, in grado di ridurre i rischi sistemici e migliorare le risposte adattive dei governi.

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