Culture

E tu come stai? La lotta della GKN in un documentario

Diretto da Lorenzo Enrico e Filippo Maria Gori e presentato in anteprima nazionale durante la 63° edizione del Festival dei Popoli, il lungometraggio racconta la resistenza dei lavoratori della fabbrica
Credit: Via Mymovies.it
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9 luglio 2023 Aggiornato alle 20:00

«La proprietà non è interessata a questa azienda: noi, invece, l’abbiamo costruita, la conosciamo come le nostre tasche e in questo momento l’azienda è in mano a noi. Potremmo far ripartire la produzione in qualsiasi momento e questo non è uno slogan, è un fatto in carne e ossa che interroga tutti noi».

Con queste parole pronunciate da Dario Salvetti, delegato della Rsu, Rappresentanza Sindacale Unitaria di Fiom-CGIL, si apre E tu come stai?, documentario diretto da Lorenzo Enrico e Filippo Maria Gori, incentrato sulla lotta dei lavoratori e delle lavoratrici della fabbrica GKN contro gli inaspettati provvedimenti di licenziamento.

Nella pellicola vengono ripercorse in modo sintetico le tappe che hanno portato i dipendenti a presidiare la fabbrica e a dichiarare assemblea permanente.

Durante una giornata di ferie collettive, a chiunque lavorasse in fabbrica arriva la comunicazione, per via telematica, di un imminente licenziamento, corrispondente a un taglio del personale pari a 422 persone.

Ha così inizio, il giorno dopo, il 9 luglio 2021, il presidio da parte dei lavoratori e l’occupazione della proprietà (e, di conseguenza, anche della produzione); rapidamente viene a costituirsi, in maniera quasi spontanea, il Collettivo di Fabbrica.

Da spettatori seguiamo brevemente un piccolo tour della proprietà, guidati da chi la GKN la conosce davvero. Ogni volta che Michele Di Paola, la cui professione lo vede impegnato come tornitore fresatore, fa riferimento alla fabbrica, ne parla sempre accompagnando il sostantivo a un aggettivo possessivo plurale. «Questa è la nostra saletta sindacale» spiega, mostrando alla telecamera quella che definisce la zona franca dello stabile.

Il lavoro che viene portato avanti dai dipendenti non resta confinato in una dimensione individualistica: il lavoro è di tutti e a tutti porta beneficio, sia a chi la fabbrica la possiede, sia a chi dentro la fabbrica ci lavora.

Come non manca di sottolineare, alcune scene più avanti, anche lo storico Alessandro Barbero, recatosi allo stabile per portare sostegno alla protesta, c’era un tempo in cui anche i padroni si interessavano del benessere di chi lavorava, consapevoli del fatto che, quando c’è una situazione di tranquillità e parità, il lavoro funziona meglio per chiunque.

Barbero coniuga consapevolmente i verbi all’imperfetto: questo interesse da parte di chi detiene il potere economico e politico, ormai da troppo tempo, non esiste più.

Il presidio è nato dal bisogno di controllare che nessuno arrechi danni allo stabile e per scongiurare questo pericolo vengono istituiti turni per restare all’erta e vigilare la fabbrica giorno e notte.

Il senso di collettività e il concetto di mettersi all’opera per il benessere comune non resta confinato entro la proprietà della fabbrica ma si estende rapidamente a tutto il quartiere. Singoli individui e organizzazioni posti nelle vicinanze di Campi Bisenzio portano infatti il loro supporto - concreto, contribuendo a costruire la mensa - e morale, appoggiando con manifestazioni la squadra di lavoro della GKN.

Il documentario, più che ricostruire a posteriori, attraverso interviste e testimonianze, quanto avvenuto e seguendo quindi una narrazione più tradizionale, decide di raccontare in presa diretta gli avvenimenti quotidiani della fabbrica occupata. I due registi hanno avuto la prontezza di registrare tutto il processo di licenziamento nel momento in cui si stava verificando e, quasi come una diretta televisiva, da spettatori seguiamo passo passo il susseguirsi delle vicende.

Le tecniche narrative impiegate da Lorenzo Enrico e Filippo Maria Gori sono molto eloquenti già di per sé ma i fatti non sono trasmessi solo dalla prospettiva delle persone impiegate nella fabbrica ma anche attraverso il loro filtro, dato che a comparire nel montaggio finale non sono soltanto le riprese realizzate ad hoc per il documentario ma anche i video che i lavoratori e le lavoratrici hanno fatto sul suolo occupato della GKN, che conferiscono un maggiore senso di realismo al lungometraggio.

Viene recuperato, in questo modo, un metodo già ampiamente entrato nell’uso comune del linguaggio televisivo, ovvero quello del reportage amatoriale, realizzato non da tecnici e professionisti del settore audiovisivo, bensì da persone comuni, dai testimoni presenti sul luogo del fatto.

Le riprese, in formato 9:16 ovvero quello classico degli smartphones, contribuiscono a rendere lo spettatore ancora più partecipe di quanto avviene sullo schermo, trasmettendo un senso di familiarità e coinvolgimento.

Si sente spesso dire che un documentario dovrebbe perseguire l’obiettivo di riportare i fatti avvenuti nel modo più oggettivo e neutrale possibile.

Quando, però, in situazioni di evidente ed estrema ingiustizia, decidiamo di restare neutrali, automaticamente ci stiamo schierando dalla parte dell’oppressore.

E tu come stai? riporta in modo oggettivo i fatti accaduti, tanto evidente ed estrema è la situazione di ingiustizia piombata sulla pelle di questi 422 dipendenti che, anche senza aggiungere un commento, si capisce benissimo quanto avvenuto.

«Quando venite qua ci chiedete sempre come stiamo, ma come volete che stiamo? Stiamo qua, in piedi, come qualcuno che ha preso una tranvata [fiorentino per indicare “botta, colpo violento”] in faccia e quindi ha ancora un po’ di lividi, però, dopo averla presa, si guarda attorno e pensa che stiamo ancora in piedi», prosegue Dario Salvetti, nel discorso già citato in apertura.

Da due anni a questa parte i lavoratori e le lavoratrici della fabbrica GKN resistono e insorgono, riprendendo il motto della Resistenza partigiana fiorentina. Come succedeva più di settant’anni fa contro il nemico nazi-fascista, oggi lottano contro un’oppressione sempre più subdola e apparentemente invisibile, per tutelare i diritti di chiunque lavori e per un mondo migliore.

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