Economia

Fao, agricoltura: le lavoratrici guadagnano il 18% in meno

Il gender gap è realtà anche nel settore agroalimentare, che dà lavoro al 36% delle donne nel mondo: oltre ai macchinari a misura d’uomo, ci sono ancora troppe disuguaglianze salariali e lavoro di cura non retribuito
Credit: Anna Shvets
Tempo di lettura 3 min lettura
20 aprile 2023 Aggiornato alle 10:00

Lo sappiamo: c’è ancora tanta strada da fare per colmare il divario di genere in tutto il mondo. Ma ciò che non sappiamo, o a cui forse non viene data la giusta importanza, sono le disuguaglianze strutturali e le discriminazioni che le lavoratrici nel settore agroalimentare (il 36% delle donne in tutto il mondo) affrontano ogni giorno, messe in evidenza dal rapporto Status of Women in Agrifood System della Fao.

Nonostante il ruolo assunto dalle donne come agricoltrici, commercianti e imprenditrici sia fondamentale nel settore agroalimentare, a oggi esse sono più vulnerabili ai periodi di crisi, con meno protezioni sociali e contratti più precari (e irregolari) rispetto ai colleghi maschi.

Durante la pandemia le donne che lavoravano nel settore della lavorazione dei cibi hanno perso i loro posti di lavoro a un tasso molto più alto rispetto agli uomini (22% contro il 2% dei maschi).

Le lavoratrici agricole si trovano spesso a dover maneggiare tecnologie progettate per gli uomini, ad avere una proprietà terriera meno sicura, minor accesso al credito e alla formazione. In aggiunta, le disparità di genere nel tempo dedicato ai lavori domestici e di cura non retribuiti (in media, 4 ore al giorno contro le 2 degli uomini) contribuiscono alle disuguaglianze nella partecipazione al mercato del lavoro.

Non manca un evidente divario salariale legato alla segregazione di genere, con le donne che tendono a concentrarsi nei settori a bassa retribuzione. In media, le lavoratrici nel settore agricolo guadagnano il 18% in meno dei propri colleghi. In particolare il report ha evidenziato che l’eliminazione del gap salariale tra uomini e donne nell’agricoltura potrebbe portare a un aumento del prodotto interno lordo mondiale di 1.000 miliardi di dollari, riducendo l’insicurezza alimentare globale del 2%.

È importante affrontare le norme sociali discriminatorie contro le donne, che sono la causa principale della disuguaglianza di genere, insieme all’età, l’etnia e lo stato socio-economico.

L’emancipazione delle lavoratrici e l’aumento dell’uguaglianza di genere migliorerebbe il benessere delle donne e delle loro famiglie, e contribuirebbe alla crescita economica, a maggiori redditi e a un aumento della produttività.

Da dove iniziare? Per garantire pari opportunità di partecipazione attiva al lavoro, è fondamentale aumentare l’accesso delle donne alle risorse, come la terra, i fattori di produzione, i servizi, il credito, la formazione e la tecnologia digitale.

In Congo, per esempio, sono stati costruiti asili per i figli delle donne che lavorano nei campi che, a detta delle stesse, hanno aumentato la serenità e la produttività del loro operato, sapendo di aver lasciato i propri bambini in un luogo sicuro.

Solo dando il giusto risalto al ruolo cruciale che le donne svolgono in agricoltura sarà possibile colmare il gender gap e creare un mondo libero dalla fame e dalla povertà. Le donne hanno dato tanto ai sistemi agroalimentari: è bene che anche questi ultimi, trainati da urgenti politiche pubbliche, comincino a lavorare e investire per le donne.

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