Futuro

L’app che sbugiarda il gender pay gap

Ha colpito duramente l’8 marzo, per la Giornata internazionale della donna. E promette di fare altrettanto nei prossimi giorni: è il Bot che su Twitter rivela le differenze salariali all’interno delle aziende britanniche. Dietro, due “menti” di Manchester
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 marzo 2022 Aggiornato alle 09:00

«In questa organizzazione, la paga media per ora delle donne è inferiore del 30% a quella degli uomini». Questo è stato il primo tweet pubblicato in occasione dell’8 marzo da Gender Pay Gap Bot (@PayGapApp), un profilo che risponde ai tweet delle aziende britanniche riportando il loro divario retributivo di genere. «Datori di lavoro, se twittate sulla Giornata internazionale della donna, ritwitterò il vostro gender pay gap», si legge nella sua bio di Twitter.

Le menti del progetto sono Francesca Lawson, copywriter e social media manager, e Ali Fensome, sviluppatore di software, entrambi di Manchester. L’idea è venuta lo scorso anno a Lawson, dopo aver visto il suo feed intasato dalle iniziative organizzate dalle aziende per la Giornata della donna. «Gran parte di questi eventi non sono supportati da alcuna azione a lungo termine per migliorare l’uguaglianza di genere», ha detto al Washington Post.

Così il 6 marzo 2021 Lawson condivide il suo progetto con Fensome, che rimane stupito dal fatto che poche persone siano a conoscenza degli alti livelli di gender pay gap britannici. Due giorni dopo, l’account è operativo. Ma è solo nel 2022 che il profilo arriva a più di 200.000 followers.

Tra le informazioni è anche riportato il link della sezione “Gender pay gap service” del sito del governo del Regno Unito, dove è possibile confrontare autonomamente i dati sulle differenze salariali di genere. Nel Paese, infatti, le aziende con più di 250 dipendenti devono presentare annualmente relazioni sulla retribuzione media maschile e femminile.

Il bot, che rimarrà attivo fino alla fine della settimana, non seleziona solo le aziende dove c’è un deficit salariale per le donne, ma anche quelle dove c’è parità o un surplus («In questa organizzazione, la retribuzione media per ora di uomini e donne è uguale», si legge in alcuni tweet).

Se molti utenti hanno apprezzato l’attività di PayGapApp, lo stesso non si può dire per alcune imprese che hanno invece deciso di bloccare l’account. C’è anche stato, però, chi ha risposto contestualizzando la propria differenza salariale.

Come hanno confermato al Washington Post, sia Lawson che Fensome vorrebbero che il governo britannico raccogliesse questo tipo di dati anche relativamente all’etnia, all’orientamento sessuale, alla disabilità e all’età, per avere un quadro più completo riguardo il gender pay gap nel Paese.

L’Italia, secondo i dati Eurostat 2020, è al quarto posto tra i Paesi con il gender gap salariale più basso (4,2%). I tassi più alti, invece, sono stati registrati in Lettonia (22,3%), Estonia (21,1%), Austria (18,9%) e Germania (18,3%). Tuttavia, come nota Europa Today, un basso divario salariale non porta automaticamente all’uguaglianza di genere lavorativa. «In alcuni Stati membri, un divario inferiore può essere collegato a una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro», fa notare il giornale.

Inoltre, sono le donne che nella stragrande maggioranza dei casi devono farsi carico del lavoro domestico, trovandosi così costrette ad accettare un lavoro part-time. Senza considerare poi tutte le discriminazioni che nascono quando si parla di gravidanza e maternità. «In più - fa notare ancora Europa Today - vi sono posti di lavoro, per esempio nei settori della scienza, della tecnologia e dell’ingegneria, dove la percentuale di uomini impiegati è molto elevata».

Ma intanto, Lawson e Fensome hanno già detto di avere dei progetti per Gender Pay Gap Bot per il 2023.

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