Diritti

Lavoro: il Weight Stigma penalizza le donne grasse

Non solo pressioni sociali e mediatiche: anche il mercato danneggia le lavoratrici obese o in sovrappeso, che guadagnano il 9% in meno, fanno lavori più faticosi e ricevono meno promozioni
Credit: Anna Shvets
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
19 aprile 2023 Aggiornato alle 14:15

Perché le donne vogliono essere magre? Perché ce lo dicono, certo. Perché fin da piccole ci insegnano che è quello che è giusto fare. Che è quello che dobbiamo fare. Oltre a tutti questi motivi (o, meglio, proprio per questi motivi) però, ce ne è un altro: voler essere sempre più magre conviene.

”È economicamente razionale per le donne ambiziose sforzarsi il più possibile di essere magre. La finzione che le donne intelligenti e ambiziose, che possono misurare il loro valore nel mercato del lavoro sulla base della loro intelligenza o istruzione, non debbano prestare attenzione alla loro figura, è difficile da sostenere dopo aver esaminato le prove su come il loro peso interagisce con loro salario o reddito”, spiegava a fine 2022 un lungo pezzo dell’Economist, riassumendo quello che gli studi mostrano ormai da anni.

Nei Paesi in cui le persone ricche sono più magre di quelle povere, non solo gli Stati occidentali ma anche gli asiatici come la Corea del Sud, il rapporto tra peso e reddito è inversamente proporzionale. A livello geografico il gap è evidente, ma se analizziamo la situazione all’interno dei singoli Paesi vediamo come sia il genere più che lo status sociale a fare la differenza.

Nel mondo ricco, sovrappeso e obesità sono caratteristiche tradizionalmente associate alla povertà, per la mancanza di accesso a cibi sani, minor tempo da dedicare alla preparazione di piatti salutari o all’esercizio fisico, a causa di lavori inconciliabili con uno stile di vita “corretto”, senza dimenticare l’istruzione limitata.

“Il problema con tutte queste spiegazioni - spiega l’Economist - è che la correlazione tra reddito, livelli di occupazione e peso della popolazione nei Paesi avanzati è guidato quasi interamente dalle donne. In America e in Italia il rapporto tra reddito e peso o obesità è piatto per gli uomini e decrescente per le donne. In Corea del Sud la correlazione è positiva per gli uomini, ma questo è più che compensato dalla correlazione nettamente negativa nelle donne. In Francia il rapporto scende dolcemente verso il basso per gli uomini, ma la pendenza è molto più ripida per le donne. Questi tipi di modelli sembrano mantenersi nella maggior parte dei Paesi ricchi e sembrano robusti in vari modi in cui il peso o l’obesità potrebbero essere misurati”.

Per dirla in maniera più semplice, le donne ricche sono molto più magre delle donne povere, ma gli uomini ricchi sono grassi quanto quelli poveri. L’esistenza di un divario di genere nel rapporto tra reddito e peso, quindi, indica una spiegazione molto più che probabile: forse essere magre aiuta le donne a diventare ricche.

I ricercatori hanno scoperto che un aumento di 30 kg in una donna è associato a un calo del 9% dello stipendio, una penalità equivalente a circa 3 anni di esperienza lavorativa, che il reddito di una donna è inversamente proporzionale al suo peso corporeo e che le donne obese (che nella loro carriera ricevono meno aumenti e promozioni) tendono a essere impiegate più frequentemente in lavori faticosi o che non prevedono il contatto con il pubblico (e, quando ci riescono guadagnano il 5% meno degli uomini). Ma gli studi non mostrano solo questo: secondo le ricerche, le donne in sovrappeso o obese sono pagate meno delle loro colleghe più magre mentre c’è poca differenza nei salari di uomini obesi e normopeso.

Secondo lo studio coreano Impact of Obesity on Employment and Wages between Young Adults: Observational Study with Panel Data, gli uomini obesi e in sovrappeso hanno una probabilità 1,46 volte maggiore di essere inseriti in lavori professionali e guadagnano il 13,9% in più al mese rispetto alle loro controparti normopeso. Tuttavia, le donne obese e in sovrappeso hanno una probabilità 0,33 volte inferiore di avere lavori di servizio, guadagnano il 9% in meno mensilmente e hanno la metà delle probabilità di avere lavori con bonus rispetto a quelle delle loro controparti di peso “normale”.

Un altro studio, della Cornell University, ha rilevato che gli uomini Bipoc più grassi tendono a guadagnare di più, anche se questo sembra essere dovuto al fatto che i maschi sottopeso (sempre Bipoc) guadagnano meno degli uomini Bipoc sani.

Anche lo studio Body Mass and Income: Gender and Occupational Differences, condotto sulla popolazione cinese, ha confermato che “donne e uomini affrontano diversi effetti del rapporto corpo-reddito. Per le donne, la obesity penalty è significativa e si rafforza con l’aumento del rango professionale. Per gli uomini, la thinness penalty (o weight premium) aumenta al diminuire della classe professionale”.

Gli esempi potrebbero continuare. Quello che gli studi non possono misurare, però, portando a una sottovalutazione della realtà, è il divario salariale delle persone a cui non è stato offerto un impiego a causa del loro corpo. Il bias nei confronti della grassezza, infatti, non risparmia i professionisti delle risorse umane: secondo l’indagine del 2012 pubblicata su BMC Public Health, che ha chiesto di valutare dal punto di vista lavorativo un gruppo di individui ritratti in foto che differivano per sesso, etnia e corporatura, gli HR coinvolti tendevano nel loro giudizio a sottovalutare le persone obese e a penalizzarle rispetto a quelle normopeso. Soprattutto quando si tratta di donne.

È evidente come, oltre alle pressioni sociali, mediatiche, spesso anche personali (da parte di amici e familiari), a spingere le donne verso la magrezza c’è anche “il potente incentivo del mercato: le donne percepiscono accuratamente che non riuscire a perdere peso o essere magre avrà letteralmente un costo”.

“È economicamente razionale che tutti dedichino tempo all’istruzione perché ha evidenti ritorni nel mercato del lavoro e per i salari futuri - continua l’Economist - Allo stesso modo sembra essere economicamente razionale per le donne perseguire la magrezza. Ossessionarsi su cosa e quanto mangiare e pagare per lezioni di ginnastica fantasiose sono investimenti che porteranno dei ritorni. Per gli uomini non lo sono”.

E del resto, per una donna potrebbe davvero essere economicamente conveniente investire sul proprio peso più che su un’istruzione superiore: il premio salariale di un master è di circa il 18%, solo 1,8 volte quello che una donna grassa potrebbe guadagnare perdendo 30 kg.

Se pensi che l’aumento del numero delle persone in sovrappeso possa cambiare la situazione in meglio, abbiamo una brutta notizia per te: la discriminazione contro le donne grasse non è diminuita con l’aumento del loro numero ma, anzi, è cresciuta.

Secondo i risultati del test relativi ai “pregiudizi impliciti” (su razza, sesso, orientamento sessuale o peso) della Harvard University, la discriminazione sulla base della razza e del sesso è diminuita nell’ultimo decennio, così come le associazioni negative rispetto alle persone Lgbtq+, calate di un terzo. Il peso è l’eccezione: gli atteggiamenti nei confronti delle persone grasse sono diventati sostanzialmente più negativi.

Ma ad aumentare non è solo il weight stigma: la crescente rarità della magrezza, infatti, potrebbe portare addirittura ad aumentare i “premi” a essa correlati. Detto (letteralmente) in soldoni: essere magra converrà sempre di più.

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