Economia

Decreto lavoro 2023: benefici per i lavoratori (con figli a carico)

Fringe benefit fino a 3.000 euro per incentivare fidelizzazione con l’impresa e aumento natalità. Malcontento per tutti gli altri lavoratori, che potranno beneficiare di una soglia ordinaria nettamente inferiore
Credit: Nataliya Vaitkevich
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6 luglio 2023 Aggiornato alle 18:00

5,8 milioni di lavoratori saranno tra i beneficiari delle misure del welfare aziendale, a seguito della conversione in legge del Decreto lavoro 2023.

Un intervento settoriale, quello del Governo, che riguarda gli impiegati con figli a carico, vale a dire il 35,8% dei dipendenti del privato. Per usufruire delle agevolazioni sui fringe benefit, è necessario che i lavoratori abbiano figli a carico (anche nati fuori dal matrimonio) riconosciuti, adottivi o affidati che abbiano percepito un reddito annuo inferiore ai 4.000 euro, e non superiore a 2.840,51 euro per i figli sopra i 24 anni.

Nel dettaglio, la Lombardia sarà la regione che godrà maggiormente di questa modifica per la presenza di 1.256.079 lavoratori beneficiari; seguono Lazio e Veneto con rispettivamente 586.003 e 576.703.

Considerando, però, la distribuzione della popolazione in Italia, i ranking cambiano. Con il 37,9% dei lavoratori con figli a carico nel settore privato è l’Umbria a piazzarsi al primo posto; in seconda posizione, Sicilia e Marche registrano una percentuale pari al 37,7%; mentre Valle d’Aosta e Sardegna chiudono la classifica con il 31,9% e il 31,7%.

I richiedenti saranno esenti da imposizione fiscale e contributiva per il periodo di imposta 2023 fino a 3.000 euro per i fringe benefit.

Di cosa si tratta? Sono compensi riportati nella busta paga, in aggiunta al salario, per i beni ceduti e i servizi prestati dal datore di lavoro e per i rimborsi erogati per il pagamento delle bollette su acqua ed energia. E per i lavoratori senza figli? La soglia si riduce a 258,23 euro.

Lo squilibrio sulla soglia della defiscalizzazione per questi benefici rientra nella logica di un intervento finalizzato a contrastare il problema strutturale del calo delle nascite: l’anno precedente aveva segnato un record negativo con solo 393.000 nascituri e continua il trend discendente nel primo trimestre del 2023 con un -1,1%.

La nuova legge si va a sommare ad altre azioni volte all’incentivare un tasso di natalità maggiore, tramite il sostegno genitoriale, come a esempio il comma 359 della legge di Bilancio 2023 che innalzava all’80% (dal 30%) la retribuzione per un mese di congedo parentale.

Analogamente al nuovo Decreto lavoro, la soglia di non imponibilità dei fringe benefit era già stata alzata per far fronte alla pandemia, con una somma di 516,46 euro, e nel 2022 con 600 euro per arginare i problemi economici causati dall’inflazione e dalla guerra in Ucraina.

L’aumento della soglia – per i beneficiari – è universale, non è richiesto un reddito di accesso specifico per godere delle nuove agevolazioni; vale a dire che esse sono estendibili anche verso i dirigenti.

Tra le novità, inoltre, il bonus può essere utilizzato per ottenere uno sconto fiscale sull’uso di auto aziendali, senza addebito mensile, oltre che per l’acquisto di qualsiasi bene. Va quindi ad annullarsi la precedente imponibilità fiscale esclusivamente per i buoni pasto o per l’acquisto di carburanti come rimborso per le spese.

Il nuovo decreto lavoro è stato approvato anche per rendere più stabile e fedele il rapporto tra lavoratore e impresa; l’introduzione del welfare aziendale è un tentativo di cauterizzare il trend dimissionario, in crescita del 12% rispetto al 2021, con circa 2,29 milioni di contratti rescissi per richiesta dei dipendenti nel 2022.

Sebbene la nuova manovra abbia dei lati positivi, sembrano essere esclusivamente per chi ha figli a carico. Tutti gli altri lavoratori, infatti, potranno godere della soglia ordinaria, senza la possibilità di poter pagare le bollette con la somma aggiuntiva.

Le critiche maggiori che vengono mosse alla misura riguardano la qualità dei rapporti, a causa di un’incongruenza di trattamento e disuguaglianze di pagamento tra i lavoratori; a questo proposito, il ddl di riforma del Fisco potrebbe portare la nuova soglia a 3.000 euro, con una quota maggiorata per i lavoratori con figli.

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