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Uguaglianza: cosa significa?


Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ e formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Credit: Angela Roma
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:28

L’Italia nel 2008 ha aderito alla prima Dichiarazione dell’Assemblea Generale Onu su “diritti umani, orientamento sessuale e identità di genere”, assumendosi l’impegno di promuovere i diritti umani di tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.

A distanza di 15 anni, però, l’uguaglianza di tuttǝ lǝ cittadinǝ sembra ancora molto lontana. I dati relativi all’Italia sono infatti concordi nell’indicare un ritardo verso la piena inclusione e la fine delle discriminazioni nei confronti dellǝ cittadinǝ Lgbtqai+.

Secondo lo speciale Eurobarometro 2019 “Discriminazione nella Ue” l’Italia si colloca sotto la media europea per quanto riguarda a esempio la percentuale di persone che ritengono che le persone gay e lesbiche debbano avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali, pari al 68% a fronte di una media Ue del 76%; il 59% considera che non vi sia nulla di male nella relazione affettiva fra due persone dello stesso sesso contro il 72% della media europea; il 43% concorda sul fatto che le persone transgender dovrebbero poter modificare i propri documenti civili in modo che corrispondano alla propria identità di genere a fronte di una media Ue del 59% e solo il 37% è d’accordo con l’indicazione di un “terzo genere” sui documenti pubblici a fronte della media Ue del 46%.

Nel Rainbow Report 2023 dell’Ilga Europe, il Rapporto annuale sullo stato dei diritti in 49 Paesi del continente europeo e dell’Asia centrale, l’Italia è risultata al 34° posto (lo scorso anno era al 33°) confermando con un indice pari al 25%, nessun miglioramento per quanto riguarda l’avanzamento dei diritti delle persone Lgbtqai+.

Anche il Rapporto dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra), che ha riguardato un’indagine online condotta tra il maggio e il luglio 2019 nei 27 Stati membri della Ue, nel Regno Unito, in Macedonia del Nord e in Serbia, mostra che la situazione in Italia “denota un contesto improntato sulla paura di dimostrare in pubblico la propria affettività: il 62% delle persone intervistate evita di prendere per mano la persona amata e il 30% dichiara di evitare di frequentare alcuni luoghi specifici per paura di subire aggressioni. Solo il 39% del campione italiano esprime liberamente la propria identità Lgbtq+, a fronte di una media europea del 47%. Il 23% degli intervistati dichiara di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro e il 32% ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di molestia nell’anno precedente all’indagine e l’8% un episodio di aggressione fisica nei 5 anni precedenti. Solo il 16% del campione ha dichiarato di aver denunciato questi episodi alle forze dell’ordine, mettendo in evidenza il fenomeno dell’under-reporting, mentre

l’8% (contro una media europea del 33%) degli intervistati ha espresso fiducia nel reale impegno delle istituzioni pubbliche”.

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