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Pride: cosa significa?

Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ e formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Credit: Anna Shvets
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
1 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

Un tempo conosciuto come Gay Pride, oggi semplicemente “Pride”, è una marcia per ricordare i Moti di Stonewall, la rivolta contro la polizia avvenuta a New York nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, simbolicamente considerata la nascita dei moderni movimenti di liberazione omosessuale.

La parata, che si tiene generalmente nel mese di giugno in diverse città del mondo, non è solo un evento celebrativo, ma una rivendicazione dell’accettazione sociale e dell’auto-accettazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, asessuali, non-binarie e queer, un grido liberatorio e un momento di lotta per i diritti civili e legali di tuttǝ.

Le prime marce del Pride sfilarono a New York, Los Angeles e Chicago il 28 giugno 1970. Migliaia di persone Lgbtq+ si riunirono per commemorare Stonewall e manifestare per la parità dei diritti.

L’Italia avrebbe dovuto aspettare il 2 luglio 1994 per il suo primo pride “ufficiale”: organizzata dal Circolo Mario Mieli e da Arcigay, la prima celebrazione nazionale del movimento gay italiano vide la partecipazione di circa 10.000 manifestanti che sfilarono per le strade della Capitale.

22 anni prima, però, di fronte al Casinò di Sanremo si era tenuto quello che possiamo considerare il primo, vero, pride italiano: il 5 aprile1972, infatti, i membri del Fuori! di Torino, i militanti del Fhar francese, del Glf inglese e belga si erano radunati per protestare contro il primo congresso organizzato dal Cis - “Centro Italiano di Sessuologia” - (vicino ad ambienti cattolici e vaticani) in occasione del quale psicanalisti di fama internazionale avrebbero dovuto discutere dei «Comportamenti devianti della sessualità umana», tra cui l’omosessualità, e proporre terapie per curarli.

Per la prima volta anche in Italia gli e le omosessuali uscivano fuori per rivendicare il loro orientamento sessuale con orgoglio e per rigettare la psicanalisi che li voleva “malati” e che poteva – e secondo alcune voci doveva – servire per renderli dei criminali.

Fuori dal Casinò la polizia sequestrò tutti i cartelli dei manifestanti, facendo sparire le scritte “La normalità non esiste” “Gay è orgoglio” “Gli omosessuali escono fuori e con orgoglio”; dentro le sale, la relativa tranquillità in cui si era svolto il Congresso durò fino al pomeriggio quando, dopo un’animata discussione, Angelo Pezzana (che assieme a Françoise Deaubonne del Fhar si era iscritto sotto mentite spoglie) prese la parola e, rivolgendosi ai Professori presenti, dichiarò: «Sono omosessuale e sono felice di esserlo».

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