Ambiente

Materie prime critiche: perché ne perdiamo a tonnellate?

Lo racconta il nuovo studio realizzato da The European House – Ambrosetti, secondo cui il nostro Paese è in drammatico ritardo sul riciclo dei rifiuti elettrici, insieme a Portogallo, Cipro, Malta e Romania
Credit: Ey.com
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21 giugno 2023 Aggiornato alle 17:00

Ogni anno l’Italia ricicla meno della metà dei prodotti elettronici, nonostante sia il primo Paese al mondo per dipendenza dalle importazioni extra-Ue di materie prime critiche. Questo è il quadro che emerge dallo studio Le opportunità per la filiera dei Raee all’interno del Critical Raw Materials Act, commissionato da Erion e realizzato da The European House – Ambrosetti.

A livello nazionale il sistema industriale basa il 38% del Pil sulle importazioni di materie prime considerate strategiche da Paesi esteri. Questa pericolosa esposizione è cresciuta del 22% in un anno, passando da 564 miliardi di euro a 686 miliardi di euro.

Nel frattempo la quota di riciclo dei rifiuti derivanti dai prodotti elettronici, come i Raee domestici, i Raee professionali, i rifiuti di pile e accumulatori, i rifiuti di imballaggi e altre componenti, non ha superato il 37% del totale, rimanendo ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 65%. Cosa che colloca l’Italia fra i 5 Paesi meno virtuosi dell’Unione europea, insieme a Portogallo, Cipro, Malta e Romania.

Una situazione negativa che va affrontata il prima possibile secondo Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization: «Sono dati rilevanti, che dovrebbero davvero farci riflettere. In questo contesto di incertezza e dipendenza delle importazioni dall’estero, una leva strategica per ridurre il rischio di approvvigionamento può arrivare dal riciclo dei rifiuti correlati ai prodotti elettronici. Abbiamo nelle nostre case una miniera urbana che però, per varie ragioni, facciamo fatica a valorizzare. Infatti, la poca conoscenza da parte dei cittadini, gli ostacoli che quest’ultimi incontrano nell’attuare comportamenti virtuosi, il mancato contrasto ai flussi paralleli, fino a una carente rete impiantistica, fanno sì che migliaia di tonnellate di materie prime critiche e strategiche non vengano valorizzate in Italia, dirottando altrove benefici economici, occupazionali e ambientali. Erion si sta impegnando con determinazione per cambiare questa situazione, anche attraverso investimenti ingenti in comunicazione e sensibilizzazione degli stakeholder, ma chiediamo un maggior supporto da parte delle istituzioni per accelerare sul percorso virtuoso del riciclo dei rifiuti tecnologici».

L’importanza del recupero di queste materiali è stato sottolineato recentemente anche dall’ultimo report della Commissione europea, intitolato Study on the Critical Raw Materials for the Eu, che ha ampliato la lista delle materie prime critiche, includendone 34 di fondamentale importanza. Come il gallio, il manganese, il berillio, il nichel, il rame e altre, che sono indispensabili per l’innovazione tecnologica e la transizione elettrica, ma le cui quantità esistenti a livello planetario sono scarse o di difficile reperimento.

Se il nostro Paese dovesse riuscire nei prossimi anni a raggiungere il target europeo del 65% dei Raee prodotti annualmente, secondo lo studio di Ambrosetti-Erion sarebbe possibile recuperare recuperare 17.000 tonnellate di materiale, pari al 25% di quello che è stato importato dalla Cina nel 2021, per un beneficio di 487 milioni di euro.

L’incremento del riciclo non avrebbe solo un impatto industriale-economico positivo, ma potrebbe contribuire a diminuire l’inquinamento causato dall’estrazione e dall’uso di queste materie. L’abbandono dei prodotti elettronici nell’ecosistema è responsabile del rilascio di metalli pesanti, diossine e molteplici composti chimici che finiscono per danneggiare la salute umana.

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